In merito alle accuse di aver collaborato con la dittatura argentina“La campagna contro Bergoglio è nota e risale a diversi anni fa” ed è nota anche “la matrice anticlericale”, per questo “le accuse sono da respingere con decisione, perché non attendibili”. Lo ha affermato padre Federico Lombardi, portavoce della S. Sede, incontrando questo venerdì i giornalisti, in riferimento alle accuse rivolte a papa Francesco di aver collaborato con la dittatura argentina quando ricopriva l'incarico di superiore provinciale della Compagnia di Gesù.
Le accuse muovono da un articolo scritto nel 2010 per il quotidiano Página12 dal giornalista argentino Horacio Verbitsky, autore dei libri “L'isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” e “Doppio gioco. L'Argentina cattolica e militare”, che ha accusato Bergoglio di voler ripulire la sua immagine dall'accusa di aver consegnato ai militari i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics.
Yorio e Jalics vennero sequestrati per cinque mese a partire dal maggio del 1976, dopo un'operazione dell'esercito che arrestò anche quattro catechiste e i mariti di due di loro, che non furono mai più ritrovati.
Padre Lombardi ha affermato che esistono “moltissime dichiarazioni su quanto l'attuale papa fece per proteggere le persone durante la dittatura” ed “è noto quanto ha fatto perché la Chiesa chiedesse perdono per non aver agito abbastanza durante quel periodo”. Proprio venerdì mattina, inoltre il sacerdote ungherese tedesco che è quello sopravvissuto dei due sequestrati della vicenda, “ha dichiarato in Germania che dopo la liberazione i due avevano incontrato Bergoglio e avevano concelebrato insieme con pubblica e piena dichiarazione di comunione”.
Il portavoce vaticano ha poi confermato che il nunzio apostolico in Argentina Emil Paul Tscherring ha ricevuto una telefonata da papa Francesco la sera dell'elezione con la quale invitava gli argentini a non affrontare un viaggio lungo e costoso per venire a Roma per la Messa di inaugurazione del pontificato e di fare piuttosto un'offerta ai poveri.
“E' un invito a sentirsi liberi – ha specificato con un sorriso padre Federico Lombardi, portavoce della S. Sede, incontrando questo venerdì i giornalisti – non una proibizione: non sono da considerare cattivi gli argentini che decideranno di venire!”. Il nunzio ha anche raccontato a Lombardi che “si respira a Buenos Aires e in Argentina un clima di gioia e di preghiera, molta gente va a Messa e nella parrocchia dove di solito celebrava Bergoglio, il parroco ha riferito di aver confessato tutto il giorno dopo l'annuncio dell'elezione, anche persone che non si confessavano da 15-20 anni”.
La naturalezza del modo di comportarsi del pontefice sta colpendo tutti e incuriosisce i giornalisti ai quali il portavoce ha riportato le confidenze del direttore di S. Marta che ha raccontato come il papa, arrivando a tavola per i pasti quando diversi cardinali era già seduti, andava a cercare un posto libero, senza avere un posto riservato.
Allo stesso modo, ha riportato che quando Francesco è passato a ritirare i suoi bagagli alla Casa del Clero ha salutato tutti i dipendenti chiedendo informazioni sui loro familiari, con una familiarità che ha fatto spuntare le lacrime a tutti i presenti. “Gesti semplici che non vanno sopravvalutati – ha sottolineato Lombardi rispondendo a un'altra domanda – ma che il popolo recepisce facilmente e con gioia” e sono il segno di “uno stile di povertà evangelica, molto libero e bello per tutti”.
Il calendario dei primi impegni del pontefice è stato già reso noto: “probabilmente – ha aggiunto il portavoce vaticano – la presa di possesso della basilica di S. Giovanni, molto importante per il papa che è vescovo di Roma, ci sarà dopo Pasqua”. Di conseguenza “la Messa del giovedì santo è presumibile abbia luogo a S. Pietro e non a S. Giovanni com'è uso perché è difficile organizzare la presa di possesso in tempi così a ridosso dell'elezione”.
Un'ultima curiosità dei giornalisti: come si regola il papa gesuita con il quarto voto richiesto ai gesuiti di obbedienza al pontefice? “Il 4° voto dei gesuiti – ha spiegato Lombardi – riguarda l'obbedienza al S. Padre per missioni che il papa voglia affidare per il servizio della Chiesa. L'elezione a papa, dispensa Bergoglio da questo voto ma gli altri gesuiti continueranno ad osservarlo nei suoi confronti”.