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I sette vizi capitali dei social network

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Vinonuovo.it - published on 21/06/13
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Da un blog della rivista francese «La Vie» una rilettura 2.0 di un tema classico dell’etica cristiana per aiutare il popolo della rete a guardarsi allo specchio

La rete è un ambiente in cui viviamo ormai parecchio tempo delle nostre giornate. E – anche senza accorgercene – dentro vi portiamo tanti nostri atteggiamenti. In maniera simpatica Pierre Durieux – direttore del Servizio della comunicazione della diocesi di Lione – aiuta in questo articolo a guardarsi un po’ allo specchio, rileggendo in questa chiave il tema dei sette vizi capitali. L’articolo è stato pubblicato qualche giorno fa nel blog che Durieux tiene sul sito del settimanale cattolico francese La Vie e lo proponiamo qui in una nostra traduzione (clicca qui per leggere l’originale in francese).

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Qualche tempo fa era chic parlare dei social network solamente in termini di rischi e minacce. Bastava uno scandalo mediatico a dare credito a una tesi abbastanza inconsistente che mascherava in maniera molto maldestra l’ignoranza riguardo a questi mezzi e la mancanza di voglia di "metterci la testa".

Più recentemente, quasi come un controbilanciamento – movimento per di più benedetto da papa Benedetto XVI – è diventato chiaro che Facebook e Twitter sono mezzi "in-di-spen-sa-bi-li" per la nuova evangelizzazione e cruciali per essere all’ascolto delle "gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi" del nostro paese e del mondo.

In effetti, tra queste due prospettive – una troppo fosca e l’altra troppo ottimista – e dato che queste reti ci sono diventate sempre più familiari, occorre dire grazie per tutto il bene che ci hanno fatto, a cominciare dal fatto che hanno avvicinato un po’ di più le persone tra loro, senza nascondersi le tentazioni che comportano e i sette peccatori capitali che vi imperversano.

Il superbo. Non legge i messaggi degli altri ma rilegge i propri. Un filo esibizionista borderline, valuta costantemente la propria influenza e gratifica almeno il suo entourage con le proprie riflessioni narcisistiche. Gli piace sottolineare i propri pseudo-incontri con i grandi di questo mondo: "Ehi, @MelGibson non è che hai dimenticato i tuoi occhiali?". Non è un membro della rete, è la testa della rete. Tiene la contabilità delle proprie interazioni su Twitter e disegna le curve dei "likes" e dei propri status su Facebook. Il massimo della soddisfazione è vedere che le proprie informazioni sono riprese, condivise e commentate. In un epoca di dittatura del relativismo è bene che vi siano dei nuovi magisteri. E in tutta franchezza è meglio che sia lui il maestro del momento, visto l’alto numero di cretini in circolazione. Inoltre, è assolutamente necessario che cambi la foto del proprio profilo circa ogni 48 ore. Quella del proprio ombelico.

L’avaro. Lui al contrario non condivide le proprie informazioni: lucra quelle degli altri. Consuma lo schermo a furia di guardare. Sotto pseudonimo, vede ma non si fa vedere. Voyeur imbucato s’immischia segretamente nel quotidiano del suo giro, se la ride nel suo angolino o s’intristisce, ma si guarda bene dal commentare o dall’interagire. Ritiene che gli altri manchino di pudore e non comprende come si possa buttare al vento le proprie informazioni in quel modo. In generale l’avaro si smaschera con un’osservazione assassina in occasione di un incontro nel mondo reale: "Va meglio col tuo capo, per quel che capisco dal tuo status del 12 settembre scorso delle 19,06, che è piaciuto a Teresa e Sofia".

L’invidioso. Si domanda se non dovrebbe smetterla con i social network. È troppo dura vedere tutta questa gente che sprizza felicità. La continua autopromozione dei propri amici lo fa impazzire. Commenta in modo compulsivo con messaggi gutturali, del tipo: "Hmm, boh, già visto, blurp". Autoerotismo e stop. Quando lui pubblicherà qualcosa, vedranno gli altri di che cosa è capace! Per il momento s’accontenta delle peripezie che legge qua e là, ma non può fare a meno di rattristarsi per l’erba più verde di questo festino interattivo nel quale lui fa la parte del Lazzaro.

L’iracondo. Se la prende con tutto e tutti. Ce l’ha con il "matrimonio per tutti" ma anche con la "manifestazione per tutti", pubblica in funzione delle proprie emozioni negative. Attacca tutti come novello Cyrano dei tempi moderni: i falsi nobili, i falsi devoti, i falsi coraggiosi. Ha proposto a Facebook di lanciare il bottone "non mi piace per niente", senza risposta al momento, cosa che costituisce un altro scandalo. Ama la polemica, il "tweet clash" e raggiunge per primo il livello "Godwin" dando sistematicamente al proprio avversario del nazista, tanto per iniziare la conversazione. Il collerico è fondamentale per rilanciare le voci più incerte: "La SNCF (corrispettivo francese di Trenitalia; ndr) avrebbe soppresso la carta igienica dai treni per obbligare gli utenti a mettere le mani nella cacca. Per protestare mettetene un rotolo alla vostra finestra alle 18. Fate girare!!!". Quando gli salta la mosca al naso, gli piace sfogarsi sul proprio schermo. Non è gran che come spettacolo.

Il lussurioso. Gli piace dare un’occhiata ai profili delle amiche prima di accettarle e si lascia portare volentieri dai link pubblicitari i più improbabili dove "Natasha canadese di 22 anni s’annoia tremendamente questa sera" e clicca troppo spesso sui video-trappola di Facebook che lo obbligano a condividere il link con la sua rete prima di poterlo guardare. Il che rende questo cacciatore d’immagini un pentito abitudinario: "Ho cliccato per errore su un video che proprio non m’interessava, davvero, lo giuro…". Studia i comportamenti di Femen e vuole comprendere il senso profondo dei loro gesti. Queste donne meritano d’essere ascoltate. O quanto meno, guardate.

L’accidioso. I social network sono il suo relax. Vegeta liberamente parecchie ore al giorno, mezzo ipnotizzato dai propri pensieri evanescenti e dallo schermo piatto. Vorrebbe che il flusso delle informazioni arrivasse a lui senza dover cliccare: aspetta la versione Mac degli "occhiali e-social" con scorrimento delle informazioni comandato dalla pupilla. Non è che gli ripugni mettere i "like" o ritwittare quella o quell’altra informazione, è che non ha "davvero davvero" l’energia per pubblicare una notizia. La sua accidia giustifica la sua presenza nei social network e i social network giustificano la sua accidia. È in ritardo ogni giorno e spiega che la giornata è sempre più piena: "un sacco di informazioni, capisci? E poi le email, sto diventando pazzo".

Il goloso. Facebook ha le sue delizie e Twitter le sue ebrezze. Gli piace divorare le informazioni e prova un senso di fame dopo un’ora di riunione e di sete dopo che sta sette minuti senza il suo telefono. Ultra-relazionale, risale la sua LT (linea temporale) o la sua colonna del registro delle attività fino a quelle che ha già letto. Il suo motto: venuto, visto. Mette tra i preferiti le info del giorno per riguardarle di notte. S’addormenta meravigliato pensando all’informazione che condividerà domani e al gioco di parole che nella giornata lo ha fatto progredire molto. In città spiega: " Abbiamo veramente compiuto una svolta con questo tipo di rete. E dire che prima la gente viveva sola in campagna, e al freddo, e poi c’era la guerra. No, con i miei 453 amici e 352 followers non sarò più solo".

Sì le tentazioni sulla rete sono molte. Le più pericolose non sono sempre quelle che crediamo, né quelle di cui ci parlano i media. Se incontriamo uno di questi sette vizi o se ci riconosciamo in uno di questi profili, non dobbiamo avere paura.

I peccatori sono la passione di nostro Signore. Anche se a volte costa essere nel gruppo dei suoi amici o dei suoi follower.

Un internauta avvertito ne vale due (punto zero). Se il tuo mouse ti porta a peccare, disconnettilo (cf. Mt 18,8). Riconnettilo solo quando sei determinato a un po’ di umiltà, di generosità, di benevolenza, di pace di purezza, di lavoro e di misura.

Amen!

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