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Non piangere per me, Justin Bieber

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Aleteia - published on 17/02/14
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Perché ci sentiamo così bene quando le persone famose sbandano?di Jason Jones e John Zmirak

Perché le cose cattive succedono anche alle persone famose? E perché non accadono più spesso? Parlando seriamente, c’è niente di più soddisfacente che leggere i dettagli cruenti dell’ultimo fallimento delle celebrità? In primo luogo si è scioccati per il fatto che qualcuno tanto ricco abbia potuto essere tanto stupido, o che una persona così prestigiosa si sia lasciata fotografare in quelle condizioni, o ancora che la fama di una star cinematografica si frantumi in dozzine di pezzi, e dietro la maschera si arrivi a vedere il vero volto di un rottame che ha barattato il suo vestito di Armani per un tuta arancione sformata. Oh, i potenti sono caduti! Così impareranno ad essere così mondani, così perfetti, così… arroganti.

Quando leggiamo storie di questo tipo, all’inizio siamo semplicemente curiosi, forse anche leggermente scioccati. Potremmo anche provare vera rabbia per ciò che ha fatto questa star. Ma non ci dispiace che lo abbia fatto, e sicuramente non riusciamo a smettere di leggere il resoconto. Mentre lo facciamo, un caldo senso di soddisfazione penetra nella nostra anima. Quanto più è grave il fatto, meglio ci sentiamo. Milioni di americani che hanno visto O. J. Simpson fuggire dalla polizia sulle autostrade californiane sono rimaste profondamente deluse quando si è arreso, anziché saltare giù da una scarpata in un alone di gloria (Thelma e Louise) o facendosi sparare dagli agenti (Butch Cassidy e Sundance Kid). E hanno assaporato il suo processo giorno dopo giorno, per poi rimanere amareggiati dalla sua assoluzione – solo per veder soddisfatto il proprio senso di giustizia quando è stato mandato in prigione per aver rubato i suoi memorabilia sportivi. Più di recente, abbiamo letto i dettagli delle seguenti disfunzioni ad alto livello:

Justin Bieber arrestato per aver partecipato a una gara illegale senza patente in stato di ebbrezza in un quartiere residenziale.

Alec Baldwin che pronuncia parole oscene nei confronti di un reporter che lo stava infastidendo.

Miley Cyrus che si esibisce in azioni di vario tipo ai VH-1 Music Awards.

Charlie Sheen vittima di un crollo psicotico prolungato.

Lindsay Lohan che lascia la casa.

Scandali meno recenti che hanno dato sollievo ai nostri cuori di pietra includono gli insulti di Mel Gibson contro i poliziotti ebrei e gli arrampicatori russi, il matrimonio di Woody Allen con una ragazza che ha cresciuto come figlia e le imprese a base di alcool o droga di innumerevoli attori nel corso dei decenni – riportate dettagliatamente sulle riviste popolari, negli show televisivi di gossip o nei libri-rivelazione con titoli come Hollywood Babylon.

Ovviamente, il piacere è più intenso quando pensiamo a qualche ragione legittima per provare antipatia per una data celebrità. Forse non ci piace la sua politica, o disapproviamo il contenuto morale dei film che ha contribuito a realizzare. Forse ha anche lanciato qualche moda orribile che i nostri figli hanno adottato (uno degli autori ha sentito sua madre reagire alla morte di John Lennon dicendo “Bene. Dopo tutti quei ragazzini che ha aiutato a diventare drogati. Sono contenta che sia morto”).

C’è una parola per il piacere che proviamo per le sorti avverse di altre persone, e non stupisce che sia una parola tedesca: Schadenfreude. La lingua che ci ha donato le opere di Lutero, Hitler e Kafka ha il merito di definirlo, ma quella gioia amara di cui godiamo è senza tempo e universale. Milton ci dice che Satana ha preso di mira Adamo ed Eva in parte perché li invidiava, e la Genesi afferma che Caino ha ucciso Abele perché era geloso del fatto che Dio sembrasse più compiaciuto di suo fratello. Ascoltiamo storie di santi che sono stati perseguitati perfino nei conventi o nei monasteri da fratelli che invidiavano le loro estasi. Se qualcuno che possiede doni naturali più grandi di noi è irritante (guardate Amadeus), allora una persona scelta a livello soprannaturale per avere delle benedizioni è semplicemente intollerabile.

Non cercheremo di curarvi in un unico articolo dal peccato mortale che l’Aquinate definiva il più letale di tutti perché non cerca nemmeno un piacere illecito, ma si limita a sperare di crogiolarsi nel dolore altrui. Vorremmo però offrire il seme di un antidoto per piantare nella mente del lettore qualche riflessione che lo aiuterà a resistere alla tentazione la prossima volta che qualcuno di famoso farà qualcosa di inglorioso. È una piccola cosa, e facile da lasciarsi sfuggire, ma speriamo che aiuti.

Queste persone sono esseri umani. Peccatori. Stupidi come tutti noi. E ancora di più, sono stupidi che sono riusciti – lavorando disperatamente sodo, e con un po’ di fortuna – a raggiungere un livello di vita in cui sono incessantemente tentati. Assediati dai reporter. Presi di mira da stalker e sociopatici (a Los Angeles ci sono incontri degli Alcolisti Anonimi frequentati da attori in via di recupero e a cui partecipano bambolone e gigolò a caccia di star che fingono di essere alcolizzati per raggiungere meglio i ricchi e famosi). Immaginatevi al loro posto: immaginate di potervi permettere qualsiasi droga vogliate e di essere circondati da persone che sanno come procurarvela in pochi minuti. Immaginate di entrare in un nightclub e di mandare in visibilio estranei attraenti con la certezza virtuale di potervene portare uno a casa con voi quella sera o in una qualsiasi altra; di avere un accesso apparentemente illimitato al denaro, ed enormi linee di credito. Se si avesse bisogno di uscire da una brutta situazione, si potrebbe saltare su un aereo privato e volare ovunque, con denaro sufficiente per restare lì fino a che le cose non si calmano.

Quanti di noi si comporterebbero veramente bene, costretti da una tale terribile mancanza di costrizioni? Sesso prematrimoniale, droghe “ricreative”, uso irresponsabile di un’automobile – non sono cose abituali per i giovani americani di oggi? Ciascuno degli autori si è reso colpevole di ognuna di queste cose, e ha fatto anche di peggio. C’è qualcuno la cui famiglia non includa qualcuno che ha una dipendenza o un problema mentale? E allora perché è tanto scioccante che i ricchi e famosi, quando soggetti a continua analisi, provino di avere la loro dose di magagne?

Non è scioccante, ma “titillante”, e pensiamo che visto che abbiamo pagato per vedere i film di queste persone, possiamo avanzare una rivendicazione per guardare anche le loro spirali della morte. Per noi non sono più o meno reali di Scooby Doo; sono cartoni animati che guardiamo sullo schermo.

Ma vogliamo vedere veramente le nostre persone di maggior talento e che lavorano più sodo a terra e distrutte? Vedere Justin Bieber piangere rende la nostra vita più felice?

L’invidia, cari amici, è un peccato mortale, quindi difendete il vostro cuore e cambiate canale. E ricordatevi di dire una preghiera per quella persona tentata tanto più accanitamente di quanto voi sarete mai. È un soldato in prima linea nella guerra del bene e del male. Quando viene ferito, il nostro istinto dovrebbe essere quello di medicarlo – non di riderne dal comfort del nostro divano.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Jason Jones è un produttore di Hollywood. Tra i suoi film, Bella, Eyes to See e Crescendo. Per ulteriori informazioni sulle sue iniziative per i diritti umani, www.iamwholelife.com.

John Zmirak è autore di The Bad Catholic’s Guide to the Catechism. I suoi articoli sono archiviati presso la The Bad Catholics Bingo Hall.
 

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