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Il suicidio cosiddetto “altruistico” è giustificato?

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 07/04/14
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La distruzione di se stessi è un atto palesemente ingiusto nei confronti di Dio e anche della società

Quesito

Caro Padre Angelo,
vorrei sapere la posizione della morale cattolica sul cd. suicidio altruistico. Con questo termine non mi riferisco a chi sacrifica la vita per un ideale o per salvare quella altrui (per es. in guerra). In questo senso persino il martirio di alcuni santi come M. Kolbe sarebbe un suicidio! Mi riferisco al caso di persone malate o anziane a carico di familiari anch’essi malandati o in difficoltà economiche, che vogliono liberare i loro congiunti da un peso spesso intollerabile e che espone loro al rischio di suicidio. Non si tratta di vera e propria eutanasia, che nella comune accezione è dovuta alla perdita di senso della propria vita, ed ha quindi connotati egoistici. Purtroppo lo stato miserevole della sanità, la crisi economica e l’invecchiamento della popolazione hanno creato tante coppie di anziani senza figli (o con figli a carico!) dove la tragedia è in agguato. Grazie per la risposta, da cui non mi aspetto certo un nulla osta per certi atti, che non esisterebbero in una società veramente cristiana.
Piero


Risposta del sacerdote

Caro Piero,
Per suicidio s’intende la diretta uccisione di se stessi. Pertanto esporrsi al pericolo di vita perché ci si sacrifica per un ideale, come può essere ad esempio l’esercizio della carità o per salvare la patria  non è un suicidio. Quello di San Massimiliano Kolbe non è stato un suicidio altruistico, perché non ha compiuto un’azione direttamente lesiva della sua vita. Ha compiuto invece un atto di carità tutelando per quanto era possibile il bene di una famiglia che sarebbe rimasta priva di padre. La sua morte è stata un morte violenta. San Massimiliano Kolbe è morto per mano omicida, e a quella mano non ha dato alcun consenso. Quanti in passato hanno servito e curati gli appestati, sapendo che con i loro servizi si esponevano ad essere contagiati, come è successo ad esempio con san Luigi Gonzaga. Ma il suo non può essere considerato un suicidio, perché non ha avuto alcuna intenzione di attentare alla propria vita né ha attuato un’azione direttamente lesiva della sua vita.

2. Partendo dalla testimonianza di questi eroi della carità, tu fai un salto abbastanza grande e chiedi se si possa paragonare ad un atto di carità la soppressione della propria vita per motivi di carità. Potrei dire con una frase molto semplice, e tuttavia già di per sé molto significativa, che il fine non giustifica i mezzi. Ora la distruzione di se stessi è un atto palesemente ingiusto nei confronti di Dio e anche della società, di cui si è membri,

3. È ingiusto nei confronti di Dio perché la vita è sua, non è nostra. Se fosse nostra, se dipendesse dal nostro arbitrio, potremmo tenercela per sempre, ma non è così. La vita è un bene che ci è stato imprestato. E ci è stato imprestato non solo per il bene nostro, ma anche per il bene altrui. Ora, tra il bene altrui che dobbiamo promuovere, non  vi è solo il bene economico, ma tutta una serie di beni morali e affettivi che sono preziosissimi. La sofferenza serve a sprigionare amore in chi soffre e in chi si dedica, ha detto Giovanni Paolo II in Salvifici doloris (n. 30). Nessuno dei nostri parenti sarebbe contento se ci togliessimo la vita per non essere di peso. Sarebbero disposti a tutto pur di tenerci con loro, anche se di peso materiale.

4. E poi dal momento che una persona ha speso la propria vita e il proprio lavoro  per la società, è giusto che la società si interessi e si prenda carico di queste persone. Queste persone, che materialmente costano alla società, di fatto contribuiscono al suo benessere morale e spirituale. Non soltanto perché offrono il loro amore e la loro ristrettezza a Dio e al prossimo, ma anche perché sollecitano il prossimo a sprigionare amore e dedizione. In tal modo si instaura nella società un clima vivibile, degno di persone umane.

5. Senza dire delle conseguenze cui si potrebbe andare incontro se si avvallasse l’ipotesi del suicidio altruistico. Perché allora ci si potrebbe domandare: perché non sarebbe valido l’omicidio altruistico, e cioè a fin di bene?

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

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