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Dom Hélder Câmara, il vescovo rosso verso gli altari

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Alver Metalli - Terre D'America - published on 28/05/14
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La richiesta per l’apertura del suo processo di canonizzazione pronta per essere avviata a Roma
Sta per partire per Roma, alla volta della competente Congregazione per le cause dei santi, la lettera ufficiale con cui la Chiesa brasiliana chiede l’avvio del processo di canonizzazione di una delle sue figure più significative, l’arcivescovo di Recife dom Hélder Câmara. La missiva porta la firma del suo ultimo successore, l’arcivescovo di Olinda e Recife dom Fernando Saburido, che ne ha dato notizia affermando di attendere solo l’avallo della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile per farla partire.

Una prima “spinta” per l’avvio del processo diocesano volto ad acquisire materiale su dom Câmara venne formulata già nel 2008 con un documento elaborato nel corso dell’Incontro nazionale dei presbiteri, in Brasile. La petizione attuale, anticipata dal Jornal do Brasil, gode dell’appoggio dell’intero episcopato nazionale e di un “clima” certamente più favorevole con un Papa argentino che proprio al Brasile ha dedicato il suo primo viaggio da Pontefice.

Se la risposta della Congregazione per le cause dei santi fosse positiva dom Saburido, presidente della Regione Nordeste 2 della Conferenza episcopale brasiliana sino a maggio del 2015, potrà aprire formalmente la fase diocesana del processo e installare il tribunale ecclesiastico che dovrà a sua volta istituire una commissione storica di specialisti per procedere alla raccolta e analisi degli scritti di e su dom Hélder Câmara. Si sa che del materiale è reperibile negli archivi della Commissione per la verità costituita nel novembre del 2011 per indagare sulle violazioni dei diritti umani compiute in vari periodi della storia del Paese, compreso il regime degli anni 1964-85 che perseguitò la stessa presidente Rousseff. Altro materiale è già disponibile nel Centro di documentazione che porta il nome di dom Hélder Câmara creato con l’arcivescovo ancora vivente e sulla soglia dei 90 anni. Il Centro, con sede a Recife, riunisce un insieme di 7.547 meditazioni, 22 libri pubblicati in 15 lingue e centinaia di lettere scritte durante i suoi 67 anni di sacerdozio.

Dom Hélder Câmara è nato il 7 febbraio del 1909 a Fortaleza ed è morto all’età di 90 nella sua casa di Recife. I cenni biografici allegati alla lettera che sta per essere inviata a Roma ricordano che fu lui a fondare, nel 1950, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) con l’approvazione di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, allora sottosegretario vaticano. Dom Hélder Câmara ne fu anche il primo segretario generale, e in questa veste collaborò alla nascita del CELAM, a Rio de Janeiro, nel luglio del 1955.

L’allegato alla lettera ricorda ampiamente il lavoro sociale di dom Hélder Câmara – nei “movimenti studenteschi e operai, leghe comunitarie contro la fame e la miseria” – che gli costò l’ostracismo del governo militare brasiliano. Fino a diventare uno dei religiosi più invisi dai militari, che lo chiamavano dispregiativamente “il vescovo rosso”.

Dom Hélder Câmara denunciò, a Parigi negli anni 70, l’uso sistematico della tortura contro i dissidenti politici in Brasile. I militari proibirono la pubblicazione di qualunque sua intervista nei mezzi di comunicazione dell’epoca. Nel 1970 Sunday Times lo definì “l’uomo più influente dell’America Latina dopo Fidel Castro”.

Dom Hélder Câmara fu uno dei pochi vescovi latinoamericani a partecipare al Concilio Vaticano II dove si fece portavoce di una Chiesa maggiormente preoccupata del “sociale”. Di lui si ricorda un accenno al celibato sacerdotale in questi termini. “Va bene discutere del celibato, senza però trascurare argomenti più essenziali come fame e libertà”.

«Lo infastidivano la “pompa eccessiva” e il progressivo distanziamento della Chiesa dalle questioni sociali» ricorda l’allegato alla lettera destinata alla Congregazione per le cause dei santi. «Disse una volta: “Quando do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando dico che i poveri non hanno da mangiare, tutti mi danno del comunista». Il testo fa notare la coincidenza con Papa Francisco che proprio di recente è stato tacciato di marxista dalla stampa statunitense.

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