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Il modello nordico potrebbe arginare la prostituzione in Italia?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - published on 26/09/14
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La Comunità Giovanni XXIII spinge per un piano nazionale anti-tratta. In Italia numeri allarmanti: oltre 100mila vittime
La Comunità Giovanni XXIII, da anni in prima linea per difendere le vittime della tratta, bacchetta il Comune di Roma che punta ad istituire zone di "azione" per le prostitute e rilancia il modello "nordico" per debellare il fenomeno. Potrebbe essere una soluzione per l’Italia l’utilizzo del sistema vigente nei Paesi scandinavi e nato in Svezia nel gennaio 1999? Secondo gli esperti della comunità lo è. Intanto andiamo a scoprire quali sono, attualmente, i numeri della prostituzione in Italia. 

120.000 VITTIME IN ITALIA
Secondo le stime elaborate dal Servizio Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII il numero totale delle donne vittime di sfruttamento della prostituzione e tratta nel 2013 è di oltre 120.000 donne, di cui il 37% quando arrivano in Italia sono minorenni. Il 65% si prostituisce in strada, il 35% si prostituisce nei locali (alberghi, appartamenti, nightclub e privé, locali privati).

NIGERIANE E RUMENE IN CIMA
Nel corso del 2013 le vittime di tratta inserite in programmi di protezione sociale e accolte, anche provenienti dalla Comunità Europea, sono state oltre 400, mentre in strada sono state contattate 10.400 donne. Le vittime di questo mercato contattate dalla Comunità provengono da Nigeria (36%), Romania (22%), Albania (10,5%), Bulgaria (9%), Moldavia (7%), Ucraina (6%), Cina (5%), altri Paesi dell’Est 4,5%.

1 SU 3 E’ MINORENNE
L’età delle vittime è per il 52% tra i 18 e 30 anni. Ancora più allarmante il dato sulle minorenni: il 37% delle prostitute è infatti di età compresa tra i 13 e 17 anni. "Solo" l’11% ha più di 30 anni. Un altro dato che fa impressione è che queste donne, prima di optare per la strada, sono state vittima in qualche modo di "violenze": Il 56% violenze sessuali, 32% violenze fisiche, 12% violenze psichiche. 

IN STRADA ANCHE RAGAZZINI
Tra i minori, le vittime sono per lo più ragazze, sfruttate principalmente nella prostituzione e provenienti dall’Est Europa o dalla Nigeria, ma cominciano ad affiorare evidenze anche di sfruttamento nel lavoro di ragazzi (egiziani, cinesi) mentre fenomeni di tratta e grave sfruttamento riguardano anche minori provenienti per lo più dalla Romania e in particolare di origine Rom, coinvolti in circuiti di prostituzione, accattonaggio, attività illegali.
 
CLIENTI DI MEZZA ETA’
Secondo l’ultimo studio sul fenomeno diramato dal Dipartimento delle Pari Opportunità nel 2007 sono circa 9 milioni gli italiani che frequentano, con cadenze differenti, le prostitute. La maggior parte, il 43%, ha tra 40 e 55 anni. Il 5% è formato da minori. Il giro d’affari, secondo la Commission Affari Sociali della Camera, si aggira sui 5 miliardi di euro. 

UN MERCATO PER BENESTANTI
Solo il 30% dei clienti scegli il rapporto protetto, principalmente la frequenza è di un rapporto ogni due settimane e nel 6% dei casi, la prestazione sessuale è "macchiata" da un maltrattamento della donna. Si certifica ulteriormente che è il ceto medio-alto il cliente principale delle prostitute: ben il 56%, mentre il 21% rientra in una sfera sociale "alta".

COME IN SVEZIA
In questo contesto la battaglia della Comunità Giovanni XXIII è quella di riempire il vuoto normativo esistente nel Belpaese imitando quello che è accaduto in Svezia 15 anni fa. Nel Paese scandinavo la legge proibisce «l’acquisto» di atti sessuali.  Prevede una multa o fino ad un anno di carcere per chi «acquista» servizi sessuali, cioè i clienti delle prostitute. Allo stesso tempo, le persone che si prostituiscono sono de-criminalizzate, non sono punibili, perché esse sono riconosciute come delle vittime e ad esse viene fornito un supporto per uscire dalla prostituzione.

DONNE CON PROBLEMI
Max Waltman, ricercatore dell’Università di Stoccolma, contattato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, ha spiegato che gli studi fatti durante la discussione della legge hanno mostrato che le donne che si prostituiscono hanno avuto un’infanzia e un’adolescenza complicate, in cui hanno subito abusi, o provenivano da situazioni di povertà. I compratori di sesso, i clienti, sfruttano questa situazione di marginalità sociale. Così come lo fanno i trafficanti. 

DISORDINI DA STRESS
Nell’ambito di uno studio internazionale, il 47% delle prostitute ha dichiarato di aver iniziato da minorenne. Inoltre ha mostrato che le donne che si prostituiscono soffrono degli stessi disturbi psicologici dei veterani di guerra. Il 68% delle prostitute in nove diversi Paesi ha riscontrato una diagnosi di PTSD (disordine da stress post traumatico). La percentuale non cambia sia tra coloro che sono nei bordelli, sia sulle strade. Non cambia neanche tra i paesi in cui la prostituzione è legalizzata e dove è proibita.

LEGGE DETERRENTE
Da quando è entrata in vigore la legge, il numero delle persone che si prostituiscono è drasticamente calato in Svezia. Si è visto anche che il numero delle prostitute pro-capite in Svezia è circa dieci volte più basso di quello dei Paesi vicini. La legge ha avuto un "effetto deterrente", cioè manda un messaggio chiaro a tutti: alle prostitute, ai trafficanti, ai clienti, che corrono rischi legali. 

NESSUN EFFETTO CASA-CHIUSA
Alcuni sostengono che in realtà la prostituzione si sposterebbe semplicemente al chiuso, rendendo ancor più difficile l’emersione del fenomeno. Ma questo non è vero, perché la prostituzione deve essere visibile al fine di incontrare la domanda. Esistono avvisi sui giornali, annunci su internet, night club, mentre non esiste una prostituzione nascosta. 

SUBITO UN PIANO ANTI-TRATTA
La Comunità Papa Giovanni XXIII, attraverso il responsabile generale Giovanni Ramonda, da un lato è soddisfatta perché il governo Renzi ha recepito la Direttiva europea n.36 del 2011 sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime. «Ora chiediamo che venga varato un Piano antitratta coerente con le disposizioni europee, che preveda anche misure che “scoraggino o riducano la domanda”, come previsto nella Direttiva, “fonte di tutte le forme di sfruttamento”». 

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