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Credete che la pillola sia sicura? Gli scienziati invitano a ripensarci

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Michael Cook - MercatorNet - published on 23/03/15
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Gli studi mostrano che la pillola per il controllo delle nascite è pericolosa quanto gli steroidi anabolici per aumentare le prestazioniSe c'è una richiesta dei pazienti che tutti i medici rifiutano con disprezzo senza alcuna paura di essere definiti paternalistici, è quella dei ragazzi dai muscoli eccessivamente sviluppati che chiedono steroidi per aumentare le proprie prestazioni. Un'ampia ricerca conferma che gli steroidi anabolici danneggiano il fegato e il cuore, oltre a provocare altri problemi.

Se quindi l'uso diffuso di steroidi è scoraggiato per gli uomini, perché non sono stati studiati in modo altrettanto approfondito gli effetti neurologici sulle donne della pillola contraccettiva a base di steroidi? Dopo tutto, la pillola è il principale mezzo artificiale per controllare la popolazione, e attualmente è usata ogni anno da 100 milioni di donne, includendo molte ragazze appena entrate nella pubertà. Il suo affetto cumulativo potrebbe avere un impatto significativo sulla società.

Finora la ricerca si è concentrata solo sull'impatto degli steroidi sugli uomini perché le fluttuazioni ormonali durante il ciclo mestruale influivano sui risultati quando le donne venivano incluse nelle prove. Ci sono quindi meno dati sull'effetto degli steroidi sulle donne.

In un articolo provocatorio sulla rivista open source Frontiers in Neuroscience, tre ricercatori austriaci sostengono che a 50 anni dalla sua introduzione è ora di valutare quali sono gli effetti della chimica della pillola sul cervello femminile.

Il loro studio sulla letteratura suggerisce che gli effetti della pillola variano considerevolmente con l'età e la fisiologia individuale. Servono ricerche più approfondite per individuare gli effetti precisi degli steroidi sull'aspetto cognitivo e sulle emozioni e per stabilire se il loro effetto è “femminilizzante”o “mascolinizzante”.

Ad esempio, è ampiamente accettato il fatto che la pillola influenzi l'umore femminile. Nella maggior parte delle donne il suo uso sembra benefico, ma a volte è associato a maggiori tassi di depressione, ansia, affaticamento, sintomi nevrotici, compulsione e rabbia. Questi studi possono anche essere troppo positivi, perché le donne depresse possono aver abbandonato le prove. La maggior parte degli studi si è concentrata solo sulla depressione, mentre altre dimensioni, come la rabbia o l'empatia, sono state studiate a malapena. La ricerca sugli effetti della pillola per quanto riguarda emozioni è dunque ben lungi dall'essere adeguata.

Un'area di preoccupazione particolare riguarda gli effetti della pillola sulle adolescenti. La corteccia prefrontale del cervello sembra uno degli obiettivi dei cambiamenti strutturali nelle donne che usano la pillola, ma si tratta di un'area del cervello che non è pienamente sviluppata fino a che una donna non arriva ai vent'anni. Quale impatto avrà l'uso precoce dei contraccettivi sulle adolescenti? Non c'è una risposta chiara.

Gli autori non sono allarmisti. Non sembrano avere neanche alcuna obiezione etica all'uso della pillola. Si limitano a esporre lo stato della ricerca attuale e a sottolineare che ci sono significativi “buchi” nella nostra conoscenza.

“Il numero di donne che usano contraccettivi orali è in costante crescita, mentre l'età del primo utilizzo della contraccezione decresce costantemente fino a periodi neuroplastici sensibili durante la pubertà, e i cambiamenti associati nella personalità e nel comportamento sociale implicano conseguenze significative per la società”, scrivono.

E non sono i primi a dare voce a preoccupazioni di questo tipo.

Un noto articolo pubblicato nel 2010 su Trends in Ecology & Evolution ha evidenziato come le donne che usano la pillola siano attratte da tipi diversi di uomini e che la loro stessa attrattività nei confronti di potenziali partner è disturbata. La teoria evolutiva fornisce una prospettiva ben poco romantica sul corteggiamento e il matrimonio, ma ha un senso. Se la loro fisiologia agisce normalmente, le donne sono preparate a partner compatibili con i quali avranno dei figli, ma, afferma l'articolo, “qualsiasi farmaco volto a eliminare l'ovulazione e i cambiamenti psicologici e fisici associati avrà effetti collaterali disadattivi. Questo potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla capacità delle coppie di riprodursi e sulla capacità riproduttiva della prole”.

Gli autori dell'articolo notano tuttavia che “i potenziali effetti collaterali su una serie di attributi psicologici e di comportamenti femminili non sono mai stati studiati dalla Food and Drug Administration o dalle case farmaceutiche”. Se queste ultime e i legislatori avessero davvero a cuore il benessere delle donne e delle madri, hanno affermato gli autori, avrebbero eseguito prove cliniche per indagare sugli aspetti della pillola a livello di scelta del partner, attrattività, soddisfazione nelle relazioni, probabilità di divorzio e benessere dei figli.

Oltre ad altri sospetti che l'utilizzo della pillola sia legato a vari tumori e a malattie cardiovascolari, questi suggerimenti dovrebbero allarmare. Implicano che la pillola – che è liberamente prescritta a donne sempre più giovani, sposate o meno – non è mai stata testata in modo approfondito dalle case farmaceutiche ed è stata scarsamente regolamentata dalle autorità governative. Le donne sono state lasciate all'oscuro. Nessuno discute questi argomenti.

Perché no?

La risposta non è ovvia? La pillola ha permesso alle donne di essere sessualmente attive senza paura di rimanere incinta. Possono scegliere quando avere figli e quanti averne. Questo ha aperto loro nuove possibilità di carriera e nuovi stili di vita.

C'è stato, quindi, un compromesso silenzioso tra la libertà riproduttiva e il consenso informato. Se fossero state poste più domande, se gli effetti psicologici e sociali della pillola fossero stati analizzati in modo approfondito, forse non sarebbe mai diventata così ampiamente disponibile, soprattutto per le adolescenti e le donne single. I legislatori avrebbero imposto più condizioni e le donne avrebbero avuto molta più consapevolezza dei possibili effetti collaterali.

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Michael Cook è editore di MercatorNet, dove è stato pubblicato questo articolo.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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