Masullo (Greenaccord): “Non basta un aggiustamento di rotta: occorre un cambiamento radicale di politica, economia, stili di vita”“Mai un’enciclica ha suscitato una tale aspettativa” ha sottolineato padre Federico Lombardi, responsabile della sala stampa della Santa Sede, in occasione della presentazione il 18 giugno in Vaticano del testo di “Laudato si'", l’enciclica “green” di papa Francesco sulla “cura della casa comune”. In 192 pagine e sei capitoli, Bergoglio affronta i problemi più rilevanti che affliggono l’ambiente – dall’inquinamento, ai rifiuti, allo sfruttamento intensivo della terra, all’accaparramento dell’acqua – sottolineando come il degrado ambientale e la spoliazione delle risorse vadano di pari passo con il deterioramento della qualità della vita umana e sociale. Una situazione che chiama in causa la responsabilità di ogni abitante del pianeta, a tutti i livelli, e un’urgente conversione di mentalità e stili di vita in nome della destinazione comune dei beni della terra da salvaguardare anche per le future generazioni. Un testo denso che “piacerà agli ambientalisti – sottolinea Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Grenaccord, – ma che pone la preoccupazione ecologica su un livello superiore rispetto a come è stata considerata fino ad oggi: un problema di tutta l’umanità che deve ritrovare in fretta un orientamento etico del suo rapporto con il Creato”.
Qual è l’aspetto più innovativo dell’enciclica?
Masullo: Per i gravi problemi ambientali che abbiamo di fronte non basta un “aggiustamento” di rotta: occorre un “cambiamento” radicale. E’ questa la novità. Non basta nemmeno la tecnologia: troppo spesso crediamo che, grazie alle risorse tecnologiche, possiamo risolvere qualsiasi problema che siamo in grado di creare. Oggi siamo di fronte a delle situazioni più grandi di noi. Papa Francesco dice molto bene che la scienza empirica che ha costruito questo sistema ha anche messo da parte o trattato con sufficienza, la filosofia, la religione e gli altri strumenti di conoscenza, altrettanto importanti e degni di essere presi in considerazione. La conoscenza è diventata così frammentaria e non è più in grado di capire la realtà nel suo insieme, pur avendo strumenti senza precedenti. Abbiamo acquisito una grande potenza, ma ci siamo dimenticati di crescere nella saggezza necessaria a indirizzarla alla finalità del benessere di ogni essere vivente. Per i credenti questo significa, come dice in maniera commovente il papa, assumere il compito primario di ricondurre la Creazione al Creatore.
C’è una forte denuncia del pontefice del tentativo di negare la realtà del pericolo e la constatazione del sostanziale fallimento dei summit internazionali…
Masullo: Siamo al 21° incontro sui cambiamenti climatici e ciò che è stato fatto fino ad adesso è irrilevante. Le emissioni sono state ridotte in misura impercettibile rispetto al fenomeno. Papa Francesco sottolinea anche la criticità di strumenti contraddittori come gli emission credit – criticati anche dagli ambientalisti – che pur essendo una concretizzazione del principio che occorre lavorare alla riduzione delle emissioni, tuttavia introducono anche in questo campo un principio di “mercato” che sembra un diversivo per non affrontare ancora il problema. Invece gli scienziati ci dicono che non c’è tempo da perdere e non si tratta più di ridurre le emissioni del 10-12% o del 5% su scala mondiale: bisogna ridurre del’80% e in fretta.
Il papa introduce anche il concetto di “ecologia integrale”…
Masullo: Dopo una prima parte di analisi, nella quale Bergoglio mette in luce l’evidenza scientifica della gravità della situazione, chiedendo come mai si voglia continuare a negare la realtà, nella seconda parte il papa cerca la radice di questo atteggiamento verso l’ambiente. Introduce il concetto del peccato della rovina del creato che è un tradimento, un rifiuto del dono, un’offesa diretta al Creatore. Alla radice di questo male il papa trova un atteggiamento egoistico di sopraffazione che distrugge non solo le reti ecologiche, ma anche quelle sociali e l’uomo diventa strumento della produzione, del consumismo, diventa un oggetto che in questa “religione delle scienze empiriche” ha una funzione esclusivamente utilitaristica. C’è quindi una congiunzione tra ecologia della natura ed ecologia umana, tra l’attentato all’ambiente e l’attentato all’uomo. La critica diventa profonda e rivoluzionaria perché chiede un cambiamento radicale della politica, della finanza, dell’economia per rimettere al centro l’uomo e il creato, l’uomo che fa parte del creato. Francesco indica la necessità di una “ricollocazione”: siamo abituati, anche nel nostro mondo cattolico, a metterci al di sopra e quindi al di fuori del creato, mentre il papa sottolinea con insistenza la connessione tra tutte le cose, uomini, animali, piante, fino all’ultimo granello di polvere del nostro pianeta. Noi abbiamo una grande responsabilità che non ci deve mettere al di “sopra”, per disporre di tutto come si vuole, ma “dentro” con il privilegio di essere “a sua immagine”.
Se tutto è connesso, la conversione ecologica riguarda anche i comportamenti individuali: è così?
Masullo: Il papa ci dà un modello: san Francesco e il suo stupore verso il creato. Noi credenti sappiamo che Dio ha comunicato e comunica con noi attraverso suo Figlio, i profeti, le Scritture, ma comunica continuamente attraverso la Creazione. Mettersi davanti alla Creazione guardandone la bellezza con stupore e meraviglia ci porta anche a un atteggiamento di umiltà perché ci vediamo legati al “tutto” che è l’impronta diretta del Creatore. Non possiamo non commuoverci davanti alla sofferenza degli altri nostri simili, degli altri uomini, ma anche davanti alla sofferenza di ogni essere vivente e alle ferite che provochiamo al Creato. Questo ci richiama ad una conversione anche individuale per una vita più sobria e rispettosa della vita in generale.
Saremo in grado di farlo? Papa Francesco afferma che "l'umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune".
Masullo: C'è un compito importante che le religioni, anche con il contributo di questa enciclica, devono assumere: esercitare la leadership morale che i governi non hanno saputo offrire fino ad adesso. I governi fanno i conti con mandati di breve termine: solo le religioni possono ragionare con tempi e visioni ampi e scenari che riguardano il futuro. La politica arriva a guardare solo al domani o all’anno prossimo: qui occorre ragionare in termini di secoli. Soltanto le religioni possono avere esercitare la spinta etica necessaria affinché nelle trattative sull’ambiente la politica faccia sul serio e prenda – anche contro il proprio interesse – le decisioni che servono al pianeta.