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Brillanti idee per comunicare la mia parrocchia o la mia istituzione

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Esteban Pittaro - Aleteia - pubblicato il 24/07/15
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Avere vari mezzi di comunicazione, commuovere, andare al di là del linguaggio ecclesiale e dell’informazione unidirezionale, raccontare storie
La scarsità di risorse sembra essere la risposta immediata che racchiude qualsiasi progetto di comunicazione in parrocchie e istituzioni della Chiesa, ma un’impresa sociale fondata nel 2011 da due argentine aiuta ad aggirare questa barriera e offre alcune piste per una comunicazione sostenibile e di qualità che possa perfino generare risorse che sostengano altri progetti pastorali.

Golondrina è un’impresa sociale fondata da Flor Tapia Gómez, laureata in Comunicazione Sociale,e Magui Alonso, laureata in Disegno Grafico e Comunicazione Visiva. Per loro la comunicazione delle parrocchie deve diventare attraente partendo dal disegno e dal contenuto, per trasformarsi in uno strumento che aiuti ad aumentare il benessere umano, il tutto in modo sostenibile.

Come generare una comunicazione sostenibile nelle varie istituzioni ecclesiali?

Ci sono molte vie. Si può pensare di creare azioni sostenibili indipendenti, ma noi raccomandiamo sempre di pensare a un modo più fattibile. Per questo quando ci chiamano in qualche parrocchia progettiamo rapidamente la creazione di un Piano di Comunicazione: ciò che è sostenibile deve essere indirizzato verso un obiettivo chiaro.

Riteniamo fondamentale creare équipes di comunicazione con volontari per questo settore specifico. In questo modo sviluppiamo fondi per sostenere l’avvio di tutto il progetto.

Come affrontare, ad esempio, la creazione di canali?

Cerchiamo anche di far sì che ogni azione sia sostenibile di per sé: che gli annunci pubblicitari abbiano degli sponsor, che le riviste abbiano adesioni e che per certe azioni specifiche si ottengano dei donatori.

Ad esempio, nella parrocchia Purísima di Pacheco (diocesi di San Isidro, Argentina) sono stati ottenuti capitali per l’implementazione del piano di comunicazione nel suo insieme, ma a sua volta l’équipe della rivista è riuscita a sostenere tutto con pubblicità locale e di grandi aderenti. Si è lavorato a un progetto annuale, e si cerca di far sì che le azioni continuative siano sostenute dalla pubblicità.

Perché investire nella comunicazione?

Investire nella comunicazione è investire nelle necessità prioritarie dell’istituzione: crediamo che la comunicazione possa essere dal canale per ottenere donazioni alla via per far conoscere le iniziative o convocare volontari.

È bene pensare a realizzare riviste quando tutti dicono che la carta stampata è ormai fuori moda?

I fatti parlano da sé, e un chiaro esempio del fatto che pensarla così è sbagliato è la rivista Encuentro, che realizziamo insieme alla comunità della parrocchia Purísima Concepción di Pacheco, Buenos Aires.

Ha una diffusione enorme: arriva in ospedale, nelle mani di molte persone che sono sole o isolate. Non serve solo come strumento di missione, ma a volte fa anche da compagnia e da mezzo di riflessione per chi non ha accesso ad altre risorse.

La rivista arriva anche a club, farmacie e panifici di tutto il quartiere, luoghi di grande circolazione, di passaggio e a volte di attesa. È un mezzo ancora vivo e arriva in molti luoghi di difficile penetrazione, dove altri mezzi di comunicazione non arrivano.

Può arrivare nelle case, è una cosa concreta e materiale. Si possono vedere molte immagini, si può lasciare la rivista da qualche parte, condividerla con qualcuno. Arriva anche alle persone anziane, che hanno minore presenza nelle reti sociali e nel mondo virtuale.

Quali strumenti deve avere il piano di comunicazione per arrivare a tutti?

In primo luogo dobbiamo capire chi sono questi “tutti” per l’istituzione. Pensiamo ad esempio a una cappella di un quartiere con scarse risorse. Per comunicare nella comunità, si possono usare volantini e il passaparola. Se ci si pone tuttavia come obiettivo ottenere donazioni o che la gente si affili, questa istituzione dovrà mettere a disposizione dei mezzi per comunicare ciò che fa alle persone che possono offrire un sostegno finanziario.

Si pensa al progetto, lo si avvia e via…

No. Tra le altre cose, è importante tener conto del fatto che i mezzi di comunicazione cambiano costantemente, e che il luogo in cui oggi si trova un determinato pubblico può cambiare a breve termine.

5 anni fa, ad esempio, i giovani erano presenti soprattutto su Facebook, ma al giorno d’oggi se si vogliono raggiungere è molto più probabile trovarli su Instagram.

Il progetto deve pensare a tutti i pubblici, segmentando e comprendendo la logica dei media che cambia costantemente.

Dobbiamo valutare le nostre azioni comunicative, vedere in che modo agiscono e quali risultati otteniamo con ogni strumento. Bisogna inoltre tener conto del fatto che ogni mezzo di comunicazione ha il proprio linguaggio, che gli è autentico e proprio.

A quale pubblico deve pensare una parrocchia?

Con le parole di papa Francesco, sia una parrocchia che la Chiesa in generale devono arrivare alla periferia. Noi a Golondrina proponiamo una comunicazione che risulti attraente a tutti: non solo a chi va a Messa la domenica, ma anche e quasi fondamentalmente ai non credenti.

Oltre alla pianificazione e a pensare alla sostenibilità, che consigli dareste a un’istituzione della Chiesa?

In primo luogo di avere vari mezzi di comunicazione, pensando ad essi come a luoghi di incontro nella diversità.

In secondo luogo che le parrocchie, i movimenti, le congregazioni e le altre istituzioni cattoliche si propongano di trasmettere e di arrivare ai cuori, di commuovere.

In terzo luogo, di non fermarsi al linguaggio ecclesiale e a uno sguardo “all’ombelico”: i canali non possono continuare ad essere utilizzati in modo unidirezionale e in tono informativo.

Infine, aspetto fondamentale, di pensare ai media per raccontare storie, le migliaia di storie custodite dalle comunità e che sono testimonianza di fede viva e di amore.

Perché scegliere di chiamarsi Golondrina [in italiano rondine, n.d.t.]

Quando abbiamo pensato a fare comunicazione esclusivamente per cause sociali, ci siamo chieste come fare perché fosse sostenibile per le istituzioni.

In questo senso, a Golondrina ci basiamo su una metodologia completamente diversa da quella di qualsiasi agenzia di comunicazione: la metodologia migratoria.

Anche se svolgiamo servizi puntuali di comunicazione (ad esempio creazione di pagine web, identità, riviste), forniamo gli strumenti necessari perché ogni parrocchia possa continuare a crescere per conto proprio.

Fondamentalmente formiamo équipes di comunicazione con volontari, e li accompagniamo per ottenere fondi per questo settore. Una volta che in un’istituzione si costituisce un’équipe di comunicazione e le iniziative sono già avviate, voliamo verso altri progetti.

Alcune organizzazioni preferiscono continuare a lavorare con noi ancora per un po’, soprattutto allo sviluppo di alcune iniziative specifiche. Altre, però, dopo la consulenza decidono di implementare il piano proposto per conto proprio.

Golondrina Comunicación

Per saperne di più, si può visitare il sito www.golondrinacomunicacion.com, scrivere a info@golondrinacomunicacion.com o seguire gli account su Facebook, Twitter e Instagram con il nome GolondrinaCom.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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