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Conosci il fenomeno mistico del “tocco divino”?

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Àncora Editrice - pubblicato il 14/08/15
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Sono deliziosi «sentimenti» spirituali impressi nella volontà da un particolare contatto divinoSono deliziosi «sentimenti» spirituali impressi nella volontà da un particolare contatto divino, di solito accompagnati da una luce intellettuale. Se ne annoverano due forme: tocchi divini ordinari e tocchi divini sostanziali. Questi ultimi, pur avvenendo nella volontà, sono così profondi da sembrare si producano nella sostanza stessa dell’anima. In realtà questi contatti mistici di Dio vengono percepiti nella parte più intima della volontà e dell’intelletto, facoltà che ineriscono nella «sostanza» dell’anima. «Poiché è Dio stesso che concede tali comunicazioni, esse sono del tutto divine; sono tocchi sostanziali di unione divina tra l’anima e Dio. Siccome si è di fronte al più alto grado di orazione, basta un solo tocco a comunicare all’anima più beni che tutto il resto»[1].

Esempi. Sant’Angela da Foligno nel suo Memoriale racconta di aver fatto esperienza di questi tocchi divini. Negli Esercizi spirituali, sant’Ignazio di Loyola parla implicitamente di «mozioni» da Dio causate per dare vera letizia e gioia spirituale, rimuovendo ogni tristezza e turbamento che il nemico insinua. Una descrizione molto particolareggiata del fenomeno viene tratteggiata nelle Relazioni spirituali di Maria dell’Incarnazione. Anche san Pio da Pietrelcina racconta di questo fenomeno in una lettera indirizzata a padre Benedetto il 1° novembre del 1913. Ma è Giovanni della Croce che descrive in dettaglio il dono del tocco [2].

Interpretazione del fenomeno. Si tratta di una sorta di impressione soprannaturale quasi immediata, che provoca nel soggetto la sensazione di essere stato toccato da Dio stesso. Particolarmente saporosi e più o meno duraturi, i tocchi divini vengono da Dio concessi a chi vuole e per il fine che vuole. Hanno una tale efficacia che uno solo di essi, in un solo momento, può purificare la persona da tutte le imperfezioni, concedendole una profondissima e saporitissima percezione di Dio. La persona può riceverli in gradi molto diversi d’intensità. I più sublimi sono quelli che san Giovanni della Croce – e i mistici tedeschi prima di lui – chiamano «tocchi sostanziali», che non avvengono, tuttavia, tra sostanza e sostanza, ma attraverso le potenze; però si producono in una maniera tanto delicata e sottile che all’anima sembrano essere stati tra sostanza e sostanza. In realtà si esercitano nel più profondo dell’intelletto e della volontà, là dove queste facoltà si radicano nella sostanza dell’anima, da cui emanano. Questo fondo dell’anima – di cui i mistici amano parlare – è chiamato anche cima dello spirito, dove non giunge mai lo strepito delle cose esterne.

Essendo grazie transitorie, Dio le concede quando vuole e a volte quando l’anima è più distratta o negligente. San Giovanni della Croce raccomanda di non cercare né di respingere queste grazie divine per non dare adito ai capricci dell’immaginazione o alle falsificazioni del demonio, ma restarsene rassegnati, umili e passivi rispetto ad esse. «Poiché tali conoscenze sono offerte all’anima all’improvviso e senza il concorso della sua volontà, essa non deve far nulla per cercarle o respingerle. Deve solo restare umile e rassegnata nei loro confronti; Dio compirà la sua opera come e quando vorrà» [3]. Occorre dunque non ricercare tali comunicazioni, ma consegnarsi passivamente nelle mani di Dio.

L. Borriello

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1) Giovanni della Croce, Notte oscura, II, 23, 11.
2) Cf Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, II, 26, 7-9; II, 32,3.
3) Ibid., II, 26, 9. 

[Tratto da Luigi Borriello e Raffaele Di Muro, "Dizionario dei fenomeni mistici cristiani", Ancora Editrice]

 

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