In libreria dalla prossima settimana il saggio di Nello Scavo «I nemici di Francesco»C’è «chi vuole screditare il Papa», chi «vuol farlo tacere» e non manca «chi lo vuole morto». Così si legge nel sottotitolo del nuovo libro di Nello Scavo, cronista di razza per il quotidiano «Avvenire» e autore di altri due volumi dedicati al passato di Jorge Mario Bergoglio che grazie ad accurate inchieste giornalistiche e alla raccolta di testimonianze e documenti inediti hanno contribuito a far luce sul suo ruolo durante gli anni della dittatura in Argentina e sulle tante persone che ha salvato. Il nuovo libro, «I nemici di Francesco», in uscita in questi giorni (Piemme, pagine 312, euro 19) si apre con il racconto del progetto di attentato contro Francesco nelle Filippine, da parte del Fronte di liberazione islamica moro, un’emanazione della Jemaah Islamiyah, affiliata al network di Al-Qaeda. Ma la parte più corposa del libro è dedicata agli ambienti che osteggiano il Papa a motivo del suo magistero sociale, delle sue parole sulla povertà, sull’ambiente, sul traffico di esseri umani e di armi, sull’attuale modello di sviluppo.
L’elenco dei «poteri forti» che dall’esterno e anche dall’interno della Curia si muovono per arginare Francesco è lungo. In un capitolo Scavo individua alcune «banche d’affari» e «think tank conservatori frequentati da personaggi controversi». Un esempio citato nel libro è «L’American Enterprise Institute (Aei)», una «gloriosa istituzione conservatrice» che ha lo scopo di «promuovere il progresso attraverso il capitalismo» e «discetta di tutto. Dalla teologia all’astrofisica, passando per le politiche sociali e le strategie militari. È da qui che, davanti alle tesi economiche di Bergoglio, il blogger americano James Pethokoukis scrive una lunga analisi nella quale non risparmia le perplessità», con un intervento «rilanciato da ambienti vicini al Partito repubblicano e alla destra populista del Tea Party».
«A sostenere le battaglie dei “neocon” – scrive ancora Scavo – ci sono uomini come Dick Cheney e capitali come quelli messi a disposizione dalla Halliburton. Bastano questi due nomi per farsi un’idea precisa degli ambienti “antipapisti” a stelle e strisce da cui partono alcuni degli attacchi a Papa Bergoglio su vari fronti: economia, teologia, visione geopolitica». Cheney «è l’uomo ombra dell’American Enterprise Institute, di cui e stato vicepresidente e nel quale mantiene incarichi direttivi sua moglie Lynne, già consigliere d’amministrazione di Lockheed Martin, il principale produttore mondiale di sistemi di Difesa: dai velivoli caccia ai missili a testata nucleare, dai radar ai blindati per il trasporto delle truppe. Tra i principali finanziatori dell’Aei, manco a dirlo, figura la Halliburton», cioè la multinazionale specializzata nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, coinvolta nella più gigantesca fuoriuscita di petrolio della storia, cinque milioni di barili di greggio che si sono riversati nel Golfo del Messico inquinando circa 180.000 chilometri quadrati.
Nel libro ampio spazio è dedicato alla controffensiva per cercare di contenere gli effetti dell’enciclica «Laudato si’» sulla salvaguardia del creato, che mette in relazione povertà, guerre e lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali che inquina l’ambiente. Per «screditare Bergoglio», scrive l’autore, «sono necessarie opinioni travestite da autorevolezza scientifica. Presagendo i contraccolpi dell’enciclica alcuni centri studi ricevono l’ordine di scendere in trincea e combattere una guerra preventiva. Tra i primi a farsi sotto c’e l’Heartland Institute di Chicago. Joseph Bast, presidente della nota istituzione filantropica, è stato categorico: “Gli esseri umani non sono la causa di una crisi climatica sul pianeta”, l’uomo sta semplicemente adempiendo “al dovere biblico di proteggere la terra e di usarla per il bene dell’umanità. Sebbene il Papa sia mosso da buone intenzioni nell’appoggiare le posizioni non scientifiche dell’Onu sui cambiamenti climatici, Francesco non sta facendo un buon servizio al suo gregge”. Poi l’apocalittica conclusione con cui si mette preventivamente in guardia dalle probabili ricadute della “dottrina Bergoglio”: “Se l’accesso all’energia, che è il motore della prosperità e di una vita migliore, diventerà sempre più costoso e sempre meno affidabile a causa di norme imposte dall’alto, i poveri ne soffriranno terribilmente”».
Scavo dimostra come l’Heartland Institute sia mantenuto dai contributi di alcune multinazionali, come giganti del petrolio Chevron ed ExxonMobil, che «hanno versato quasi un milione di dollari solo negli ultimi anni. Altri finanziamenti, in quantità non dichiarata, sono stati elargiti dai fratelli Koch, diventati ricchi con gli idrocarburi, oltre che da Philip Morris – scrive l’autore – la compagnia leader mondiale nel commercio di sigarette. Questi benemeriti finanziatori sprecherebbero il proprio denaro per sentirsi dire d’essere tra i responsabili dei guasti al pianeta? Quando l’enciclica è finalmente stata divulgata, Jim Lakely, altro nome importante dell’Heartland Institute, ha spiegato che Bergoglio “non è ben consigliato dall’Onu”, e che i cattolici dovrebbero rassegnarsi all’idea che “il Santo Padre è una autorità spirituale, non scientifica”. Un’affermazione piuttosto velenosa, perché suggerisce che Francesco si farebbe sobillare dalle Nazioni Unite, come se l’Onu fosse un pericoloso ricettacolo di sovversivi».
Per non parlare della «guerra preventiva» all’enciclica sociale di Francesco. «Senza neanche attendere l’uscita della Laudato si’ – rileva Nello Scavo – l’analista politico Steve Moore ha scritto il 1° maggio su “Forbes”, la prestigiosa rivista economica di New York, che “alla base di molte affermazioni del Papa non c’è l’intenzione di risollevare il povero, semmai di condannarlo a più povertà e meno libertà”, avendo sposato sulle questioni ambientali “l’ordine del giorno dei fanatici”. Alludendo ai gruppi della sinistra radicale e anticlericale, l’opinionista Doug McKelway ha sostenuto davanti alle telecamere di Fox News che, intervenendo sul cambiamento climatico, “Papa Francesco si e allineato sulle posizioni di alcuni nemici della Chiesa”. Mentre il cattolico Bob George, docente a Princeton, ha voluto essere dissacrante: “Il papa non sa se, e in che misura, i cambiamenti climatici degli ultimi decenni sono di origine antropica. E Dio non ha intenzione di dirglielo”.
Per dirla con l’American Petroleum Institute, la lobby che riunisce i padroni americani dell’oro nero, le “fonti fossili restano vitali per risollevare i popoli dalla povertà e questo è il nostro impegno”. Che in molte delle regioni africane trivellate dalle “sette sorelle” del greggio gli indici di sviluppo umano rimangano in fondo alle statistiche mondiali dev’essere solo una sfortunata coincidenza».
Infine, un altro retroscena interessante citato nel volume riguarda il mancato messaggio di auguri bipartisan a Francesco dopo l’elezione. Un testo rimasto bloccato da oltre due anni. «Il mancato messaggio di auguri a Bergoglio per la sua elezione resta un grande giallo politico – scrive l’autore – Il testo, che avrebbe dovuto ottenere la firma congiunta di tutti i partiti del Congresso, è stato depositato l’11 dicembre 2013 dal deputato democratico John Larson, esponente della corrente “New Democrat Coalition”, l’ala moderata e dialogante del Partito progressista. Ma, sui 280 parlamentari repubblicani, ben 221 hanno votato contro la mozione. Nonostante vari altri tentativi, la risoluzione non è mai stata approvata. E approvarla adesso, dopo oltre due anni di pontificato, sarebbe ridicolo. A Washington perfino ottenere la bozza non è facile, perché fino a quando non verrà approvato, il documento è passibile di modifiche. Immaginavo che il testo contenesse qualcosa di non negoziabile per i repubblicani, magari dei riferimenti economici o ideali che la destra conservatrice non avrebbe mai potuto accettare. Quando finalmente ne ottengo una copia, tutto mi diventa molto più chiaro. Sotto un titolo piuttosto formale, Congratulazioni a papa Francesco, il messaggio è scontato solo in apparenza:
“Considerato che il 13 marzo 2013 l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio di Buenos Aires, Argentina, è stato eletto Sommo Pontefice della Chiesa cattolica; che la sua elezione ha costituito per la prima volta la scelta di un papa dalle Americhe; che egli è il primo gesuita a diventare Sommo Pontefice della Chiesa cattolica; che ha preso il nome di Francesco, diventando il primo papa a scegliere il nome di san Francesco d’Assisi, conosciuto per l’umiltà e la devozione ai poveri; che egli ha dimostrato la sua umiltà scegliendo di vivere non nel sontuoso Palazzo apostolico, ma con il clero e i laici in una pensione del Vaticano; che il 28 marzo 2013 ha rivoluzionato la tradizionale celebrazione del Giovedì Santo, lavando i piedi di 12 carcerati, tra cui due donne, e diventando così il primo papa a includere le donne nel rito; che il 6 novembre ha mostrato la sua carità accarezzando un uomo gravemente sfigurato, con un gesto paragonabile a quelli del suo omonimo, san Francesco, che baciando un lebbroso cambiò per sempre la propria vita e consolidò il suo impegno per i più poveri tra noi; che, quando gli è stato chiesto di descrivere se stesso nel corso di un’intervista a una rivista dei gesuiti, ha risposto: “Io sono un peccatore”; che la sua insistenza sugli sforzi umanitari per alleviare la sofferenza è fonte di ispirazione per il Congresso e per tutti gli americani; che la sua umiltà, il suo impegno per la giustizia economica e per il miglioramento della vita dei poveri, e la sua apertura verso persone provenienti da tutti i ceti sociali sono stati universalmente lodati e sono esempi viventi del messaggio di Gesù Cristo; che il suo appello per eliminare le disuguaglianze ha echeggiato in tutto il mondo e unito milioni di persone nella solidarietà; per tutte queste ragioni la Camera dei Rappresentanti si congratula con papa Francesco e apprezza le sue ispirate dichiarazioni e azioni».