Papa Francesco ha scelto di aprire una delle porte sante di Roma nell’Ostello della Caritas accanto alla stazione Termini. Storie di povertà e di rinascitaC’è un popolo che ogni sera a Roma cerca riparo per dormire. Tra il proprio corpo e il marciapiedi, la soglia di un negozio o il portico di una chiesa, per i circa 8 mila senza tetto della città, solo una coperta e tanti fogli di giornale. Dal 1987, accanto alla stazione Termini, il centro nevralgico del traffico ferroviario della capitale, per alcune decine di loro ogni sera si apre la porta dell’Ostello della Caritas “Don Luigi Di Liegro”. E’ questa la porta che papa Francesco ha eletto simbolicamente a Porta Caritatis della città in occasione del Giubileo della misericordia, scegliendo di aprirla il 18 dicembre, subito dopo l’apertura di tre delle basiliche maggiori. Una porta che non introduce in un luogo di culto, ma richiama al dovere della solidarietà e dell’accoglienza.
“Una città in cui un solo uomo soffre meno è una città migliore”, ripeteva don Luigi Di Liegro, il fondatore della Caritas romana e dell’Ostello che oggi porta il suo nome, mentre la mensa serale è dedicata a san Giovanni Paolo II. A completare il complesso dell’accoglienza di via Marsala, nei locali messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato italiane, ci sono il Centro di ascolto e il Poliambulatorio.
“Da noi arrivano – spiega Roberta Molina, responsabile dell’area Ascolto e accoglienza della Caritas di Roma – persone che sono sulla strada da tanti anni ma anche, soprattutto negli ultimi tempi, persone giovani che hanno perso il lavoro o hanno avuto una crisi familiare”. Persone che non hanno un tessuto familiare o reti amicali che possa sostenerli e si rivolgono ai servizi Caritas come ultima possibilità.
Nel complesso per l’accoglienza della Caritas, trovano: “Non solo un posto letto e un pasto caldo, ma un progetto di accompagnamento per aiutare le persone ad uscire dal percorso della povertà”. Tante persone, infatti, hanno molte possibilità di condurre una vita normale ma “sono prive di speranza, fiaccate dalla vita. La Caritas cerca di accompagnarli in un percorso di rinascita”.
E’ d’accordo Attilio, che all’estero faceva l’operatore turistico e tornato in Italia “per amore”, si è trovato in una serie di circostanze che lo hanno portato a chiedere l’ospitalità dell’Ostello. Scrittore e anche filmaker, Attilio guarda all’Ostello come a un luogo in cui si viene aiutati ad acquisire o a potenziare delle capacità che possano essere spese nella vita ordinaria. “Il rischio di chi vive nella marginalità – spiega – è di adagiarsi. Invece occorre creare delle basi per vivere fuori di qui”.
L’ostello e la mensa, dopo lavori di ristrutturazione durati cinque anni, sono stati inaugurati nuovamente il 10 dicembre alla presenza del cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e del segretario generale della Conferenza episcopale italiana monsignor Nunzio Galantino. Alla ristrutturazione costata 4 milioni di euro hanno contribuito molti enti e istituzioni insieme a comunità parrocchiali, istituti religiosi e tantissimi privati cittadini, anche con piccole o piccolissime offerte. Il contributo più illustre è quello di papa Francesco che ha autografato e “girato” alla Caritas la Harley-Davidson regalatagli in occasione dei 110 anni dalla fondazione della famosa casa motociclistica statunitense e che è stata successivamente venduta all’asta.
A disposizione degli ospiti ci sono oggi 34 camere da letto con 6 posti e un self service che permette di offrire ogni sera 600 pasti, in quattro turni da 150, a partire dalle 17.30. Gli ambienti sono confortevoli e i colori allegri: blu nelle stanze, giallo nelle cucine, rosso in mensa dove si incontra il sorriso di don Luigi in una foto appena sopra la targa che ricorda la visita di Benedetto XVI il 14 febbraio 2010, nell’anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Accanto alla mensa c’è un laboratorio informatico con 10 postazioni e un’area per la formazione artigianale, corsi di lingua o di informatica.
Un luogo che può diventare “casa” per un po’, grazie alla disponibilità degli operatori e dei numerosi volontari. “Siamo qui per dare una mano e un sorriso – sintetizza Maria Teresa Berardelli che ha cominciato il servizio da volontaria già negli anni ’90 – e, come diceva don Di Liegro, per dare voce a chi non ce l’ha”. Così può riaccendersi la speranza di poter trovare una propria casa e una famiglia. “L’importante è trovare un lavoro – afferma Angelo, ospite dell’Ostello dal 2012, che ha appena terminato un corso professionale per la stampa in 3D – perché questo è l’anello che permette alla catena della casa e della famiglia di srotolarsi. Se le aziende che hanno consentito di fare il tirocinio durante il corso ci permettessero anche di lavorare, potremmo riprendere in mano la nostra vita e viverla con dignità”.
Si rammarica monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, pensando alle molte persone che non hanno accesso ai servizi della Caritas: “Noi possiamo accoglierne alcune e ci sono altri servizi in città, ma tanti restano fuori, per strada. Il rammarico è non riuscire a rispondere a tutti i bisogni che ci sono. Papa Francesco, con l’apertura di questa porta, sormontata dal bellissimo mosaico dell’artista gesuita Marko Rupnik, ci ricorda che Cristo è presente nei poveri e chi vuole incontrarlo deve farlo attraverso le persone”.