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Perché confessarsi prima di Natale?

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Joseph Vallançon - pubblicato il 24/12/15
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Il Natale è un buon momento per riavvicinarsi a DioÈ necessario trovarsi in stato di grazia prima del Natale? L’ordo liturgico afferma che una celebrazione comunitaria della penitenza può risultare assai fruttuosa per i fedeli in questi giorni d’Avvento, in particolare nella settimana che precede il Natale. Cosa significa questo invito? È una direttiva del Vaticano trasmessa dalle Conferenze Episcopali degli altri Paesi?

“La Tradizione più antica della Chiesa!”

“No – risponde padre Alexis Leproux, sacerdote della parrocchia di Saint Jean Baptiste de La Salle di Parigi –. È la Tradizione più antica della Chiesa!” Come molti suoi “colleghi”, sia a Parigi che nella provincia, il giovane sacerdote ha confessato, insieme a una mezza dozzina di altri presbiteri, giovedì 17 dicembre dalle 13.00 alle 22.30, come esercizio del suo incarico pastorale in questa grande parrocchia del XV arrondissement parigino.

Molti, sia fedeli che passanti, sono andati ad alleviare la propria anima da quello che li angosciava in occasione di questa “Giornata del Perdono”. “La santità di ciascuno non è una questione di solitudine, è in relazione agli altri – avvisa padre Leproux –. Ovviamente è un atto personale, ma di importanza comunitaria”.

Da ciò deriva la proposta di varie celebrazioni di atti penitenziali nelle parrocchie in vista del Natale. La conversione di un fedele aumenta la grandezza della sua parrocchia e quella della Chiesa, ancor più se si tratta della conversione di molti. La conversione non è un atto brusco, repentino, né spettacolare. È un percorso, un’evoluzione.

L’origine della conversione non è nel sacramento del perdono; il perdono è piuttosto il cammino che bisogna percorrere. È l’incontro tra una persona e l’Amore infinito di Cristo che le offre la sua Misericordia. Come dice papa Francesco, il Signore “mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono”.

“Un cammino di verità e di felicità”

Albane, di passaggio per la parrocchia di padre Leproux, ne è convinto: “Non possiamo vivere con un peso sulla coscienza. Arriva un momento in cui bisogna alleggerirlo. Più siamo vicini a Cristo, più ci sentiamo felici. È una cosa che sento profondamente: è un cammino di verità e di felicità!” La confessione, che oggi chiamiamo Sacramento del Perdono, ci spoglia di quello che ci allontana da Dio e da Cristo. Riunendoci con un sacerdote per ricevere il perdono di Dio, ci stiamo avvicinando a Lui, a Gesù e a tutti gli uomini.

Anche Marc, un padre di famiglia che tornava a casa dal lavoro nel quartiere degli affari de La Défense, ha deciso di affidarsi alla Misericordia: “Avevo voglia di confessarmi prima di Natale. È un momento molto intenso. Mi permette di avvicinarmi di più a Dio. Voglio presentarmi a Dio più pulito prima di questa celebrazione del Natale”, ha dichiarato.

Nella chiesa tutto invita “alla calma”, come consiglia padre Leproux “per evitare le distrazioni”. Il Santissimo Sacramento, esposto per l’occasione, invita ad adorare Colui che verrà con i tratti di un bambino il 25 dicembre.

Cos’è il peccato?

“Se abbiamo difficoltà con la confessione, forse è perché non sappiamo molto bene cosa sia il peccato”, ha spiegato Christine Gilbert, dell’Istituto Cattolico di Parigi. “Spesso confondiamo l’errore, la colpa e il peccato. Il peccato è quello che riguarda Dio, e quindi gli altri e se stessi. Non si tratta di sperimentare un senso di colpa, che è un’espressione che ci riporta a noi stessi, ma dobbiamo considerare il nostro rapporto con Dio di fronte alla domanda su come ci poniamo riguardo all’Alleanza che ci propone. Il peccato è quindi la rottura dell’Alleanza con Dio”.

È a questo che dobbiamo guardare: siamo fedeli o infedeli all’Alleanza? Nessuno è obbligato a confessarsi, ma tutti possono compiere un esame di coscienza per uscire dall’isolamento e tornare finalmente tra le braccia del Padre.

 

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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