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Piccole mani d’artista per costruire una Porta Santa molto particolare

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 24/12/15
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All’Ospedale pediatrico Bambino Gesù i bambini hanno realizzato una Porta della Speranza ad imitazione di quella di san Pietro

Non tutti sanno che la Porta Santa di san Pietro ha una “gemella” all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Non è stata realizzata dal maestro toscano Vico Conforti come quella aperta da papa Francesco per il Giubileo della Misericordia e non è andata in mondovisione l’8 dicembre 2015, ma sulla formella in basso sono scritti i nomi di tutti i piccoli artisti che con entusiasmo e applicazione hanno prestato la propria opera.

I pazienti dell’ospedale del papa sul Gianicolo la Porta della Speranza l’hanno costruita con le proprie mani sotto la guida degli insegnanti della scuola in ospedale, gestita dall’Istituto comprensivo Virgilio. Per diversi giorni gli spazi della scuola si sono trasformati in laboratori creativi dove i bambini ricoverati in oncoematologia e negli altri reparti hanno sbalzato il rame delle formelle che riproducono scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Gli insegnanti hanno realizzato la struttura che le racchiude e che adesso cattura riflessi di luce accanto all’entrata della cappella dell’ospedale.

“La scuola dell’ospedale – spiega Alberto Antinori, da 28 anni docente al Bambino Gesù – è diversa dalle altre. Solo raramente i ragazzi possono essere riuniti in piccoli gruppi, ma di regola sono gli insegnanti a recarsi dagli alunni nelle loro stanze per delle lezioni individuali”. La funzione più importante della scuola non è tanto di recuperare le ore di studio perdute per la cure ospedaliere ma di “ritrovare quella rete di relazioni interrotta bruscamente dall’ingresso in ospedale, di recuperare un tessuto relazionale di vita e di speranza. Il senso della Porta della Speranza è dare una visione del futuro che contribuendo al benessere psico-fisico generale aiuta anche l’aspetto terapeutico”.

Genitori e bambini che percorrono il corridoio fino alla cappella si fermano ad ammirare la Porta della Speranza, sfiorando con la mano i rilievi delle formelle. In molti lasciano un pensiero nel Libro delle preghiere. Piccoli e grandi chiedono al Bambino Gesù salute e serenità, ringraziano per i progressi nella guarigione, intercedono per i bambini in condizioni critiche. “Gesù fa che questo Natale mi porti un bel regalo” scrive Arianna che non chiede bambole o costruzioni con le principesse ma: “Fai guarire Francesco. Ti voglio bene“. Le scritte “Many thanks” e “Gracias por mi chichito Samuele” ricordano che l’ospedale Bambino Gesù è un ospedale di eccellenza internazionale in cui viene offerto un servizio di mediazione culturale in oltre 35 lingue.

L’auspicio quasi sussurrato: “Caro Bambino Gesù, ti prego che questa sia la volta buona perché il piccolo è stanco di soffrire e io non riesco a sopportare di vederlo così”, riporta a tutte quelle situazioni di sofferenza che a volte, nonostante gli sforzi dei medici, hanno un esito tragico che solo la forza di un’invocazione può aiutare a sopportare.

“La Porta della Speranza ha un significato simbolico – afferma p. Mario Puppo, cappellano dell’ospedale pediatrico da 13 anni – perchè non essendoci la possibilità di entrare, di passare, è un rimando a ciò che la porta rappresenta: qualcosa che si può aprire e si può chiudere. Questa porta ci dà la possibilità di aspettare qualcosa che sta al di là dei battenti socchiusi e che è la realtà del Natale con il messaggio di speranza di una vita nuova che è la presenza di Dio in mezzo al suo popolo”.

 

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