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Ma quello arcobaleno è un simbolo cristiano (cooptato poi dal mondo Lgbt)

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Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 10/02/16
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Ieri è andata in onda la prima serata del Festival di Sanremo, ci si aspettava il solito spot Lgbt (come accadduto l’anno scorso) ed invece le proteste preventive hanno funzionato. Ovviamente l’egemonia omosex che domina, questo ed altri Paesi occidentali, non poteva rinunciare completamente ad un’occasione così ghiotta per imporsi con prepotenza, sono così apparsi i nastri arcobaleno legati al microfono dei cantanti.

Una manifestazione, sicuramente puerile, ma comunque accettabile se pensiamo che il concreto rischio era la promozione plateale dell’utero in affitto da parte di Elton John, noto per aver egoisticamente privato due bambini dell’amore materno.

Eppure, pochi sanno che l’arcobaleno è da sempre un simbolo cristiano. Lo ha spiegato recentemente padre John Paul Wauck, professore dell’Università Santa Croce di Roma, commentando la scelta della Santa Sede di colorare con l’arcobaleno l’alberto di Natale in piazza San Pietro: i colori dell’arcobaleno hanno «un significato biblico: è il segno dell’alleanza di Dio con l’umanità e con tutto il creato». Soltanto negli anni ’90 venne cooptato dal mondo Lgbt, ma è sempre stato importante nel mondo giudaico-cristiano con collegamenti sopratutto per la festa di Natale: «Come segno celeste dell’amore di Dio per l’umanità, l’arcobaleno è un precursore della stella di Betlemme, che annuncia la nascita di Gesù Cristo, il Messia, che è venuto a portare la pace sulla terra. Dal tempo di Noè, Dio aveva preparato un’alleanza di pace e ogni arcobaleno era un promemoria continuo di essa, che si sarebbe compiuta e realizzata in Gesù».

E’ stato spiegato che il brano biblico più famoso in cui si fa riferimento all’arcobaleno è il capitolo 9 del libro della Genesi, a conclusione della narrazione del diluvio. A partire dal v. 8 si descrive la stipulazione di un’alleanza tra Dio, da una parte, e Noè, i suoi figli, i loro discendenti (quindi l’umanità intera nella prospettiva del racconto biblico) e tutti gli animali, dall’altra: «Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne (cioè ogni essere vivente, uomo o animale) dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra» (Gen 9,11). Nei successivi vv. 12-16 si insiste sul «segno» di quest’alleanza che è l’«arco sulle nubi», ovvero l’arcobaleno. E’ possibile, comunque, che la descrizione dell’arcobaleno come «segno dell’alleanza» riprenda tradizioni o racconti o convinzioni popolari al riguardo.

Un simbolo di pace e di promessa per la cultura cristiana, cooptato prima dai movimenti pacifisti degli anni ’60 e poi dal movimento gay. Non è la prima volta che accade, anche il tema dell’ecologia è un antico valore prettamente cristiano, sensibilità nata nel Medioevo e poi ideologizzata da radicali, malthusiani e neo-ambientalisti.

Così come quello della povertà, valore prettamente cristiano poi “saccheggiato” dal marxismo, che sopra vi ha costruito una demagogica e mortifera ideologia. Lo ha spiegato Papa Francesco: «Ho sentito, due mesi fa, che una persona ha detto, per questo parlare dei poveri, per questa preferenza: “Questo Papa è comunista”. No! Questa è una bandiera del Vangelo, non del comunismo: del Vangelo! Ma la povertà senza ideologia, la povertà». E ancora: «Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani».

 

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