Il film premio Oscar ricostruisce lo scandalo pedofilia nella diocesi di Boston. La “tolleranza zero” di Benedetto XVI e Francesco“Questo film lo devono vedere tutti i vescovi e i cardinali, soprattutto i responsabili delle anime, perché devono capire che è la denuncia che salverà la Chiesa, non l’omertà”. Ancor prima che a “Il caso Spotlight” fossero assegnati nella notte degli Oscar il premio per il miglior film dell’anno e per la migliore sceneggiatura originale, mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e pm della Congregazione per la Dottrina della Fede negli anni in cui è emerso con maggiore intensità lo scandalo degli abusi sessuali contro minori compiuti da sacerdoti, ha sottolineato l’importanza della pellicola firmata da Tom McCarthy.
Il film ricostruisce l’indagine avviata nel 2001 da un gruppo di giornalisti del Boston Globe – il team Spotlight del quotidiano, addetto a fare luce sulle vicende più scottanti di cronaca – in merito al caso di un sacerdote della diocesi di Boston accusato di abusi sessuali su minori. L’indagine portò alla luce un “sistema” che aveva coinvolto nel corso degli anni diverse decine di sacerdoti e che era stato coperto dal silenzio dei responsabili delle istituzioni ecclesiali, a cominciare dall’arcivescovo di Boston, il cardinale Law.
“Il film mostra – ha evidenziato mons. Scicluna nell’intervista al quotidiano La Repubblica (17 febbraio 2016) come l’istinto che era purtroppo presente nella Chiesa, di proteggere la buona fama, fosse del tutto sbagliato. Non c’è misericordia senza giustizia”.
UN TRAUMA PER I CATTOLICI
L’inchiesta pubblicata dal Boston Globe traumatizzò tutta la città ma in particolare i cattolici, come racconta in un’intervista a Tv2000, Walter Robinson, il reporter che guidava il team di Spotlight e che vinse in seguito il Premio Pulitzer. “La Chiesa è e resta una parte importante delle nostre vite – afferma Robinson che è cattolico – e quello che è successo, anche se ha riguardato un numero limitato di sacerdoti, è stato comunque un tradimento della fiducia di chi credeva in loro”.
Lo stesso sconcerto manifesta l’attore premio Oscar Michael Keaton, che nel film dà il volto a Robinson, pure cattolico: “Siamo tutti colpevoli da un certo punto di vista – dice nella stessa intervista a Fabio Falzone di Tv2000 -. Abbiamo sottovalutato l’accaduto. Non abbiamo messo insieme i pezzi”.
Nel ritirare la statuetta sul palco degli Academy Awards, il produttore de “Il caso Spotlight”, Michael Sugar, ha detto che il film è dedicato ai sopravvissuti degli abusi sperando che l’eco dell’Oscar arrivi fino al Vaticano: “Papa Francesco, è ora di proteggere i bambini e restaurare la fede”.
“Un segnale di fiducia verso l’istituzione e verso il papa”, definisce questo appello L’Osservatore romano (29 febbraio-1 marzo), per il quale “Il caso Spotlight” “non è un film anticattolico, come anche è stato scritto, perché riesce a dare voce allo sgomento e al dolore profondo dei fedeli davanti alla scoperta di queste orribili realtà”.
BENEDETTO XVI E FRANCESCO: MAI PIU’ OMERTA’
Si deve a papa Benedetto XVI aver intrapreso un percorso di “tolleranza zero” nei confronti del fenomeno della pedofilia nella Chiesa già quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Questa, nel 2011, inviò una circolare a tutte le Conferenze episcopali del mondo per delineare linee guida contro gli abusi sui minori compiuti da religiosi e sacerdoti. Dal 2014 opera una Commissione pontificia per la tutela dei minori, un organismo autonomo composto da religiosi e laici, psicologi, psichiatri, moralisti, teologi, esperti di diritto, educatori, istituito da papa Francesco per la prevenzione della pedofilia e la tutela delle vittime di abuso.
Proprio nelle ore in cui si svolgeva la cerimonia di assegnazione degli Oscar, il cardinale George Pell prefetto degli Affari economici in Vaticano e già arcivescovo di Melbourne e poi di Sidney ha deposto – in videoconferenza da Roma – di fronte alla Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori riunita a Sidney, in merito a vicende accadute negli anni 1970 e 1980.
“La Chiesa in Australia – ha affermato Pell – ha commesso enormi errori, ma sta lavorando per rimediare. Ha causato gravi danni in molti luoghi, ha deluso i fedeli. “In quei giorni – ha sottolineato anche Pell – la Chiesa era fortemente propensa ad accettare smentite degli abusi da parte di chi ne era accusato. L’istinto allora era più di proteggere dalla vergogna l’istituzione, la comunità della Chiesa”.
Un atteggiamento che oggi non può più trovare cittadinanza nella Chiesa: “Le famiglie – ha affermato papa Bergoglio istituendo la Commissione contro la pedofilia – devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno il diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura”. Pertanto: “Non potrà venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori”.