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E’ ufficiale! La GMG 2019 a Panamá: la periferia al centro!

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Miguel Cuartero Samperi - Aleteia - pubblicato il 31/07/16
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Una notizia bellissima per il piccolo paese centroamericanoLa notizia ha già infiammato i cuori nel paese centroamericano che ora accende i motori per preparare il grande evento…
A conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, è arrivato il tanto atteso annuncio: la prossima GMG del 2019 verrà celebrata a Panamá.

Così ha deciso Papa Francesco e lo ha annunciato alla fine della Santa Messa con i giovani al Campus Misericordiae di Cracovia davanti al presidente del paese centroamericano e di alcuni vescovi panamensi, guidati dal arcivescovo della capitale e Presidente della Conferencia Episcopal de Panamá, il vescovo agostiniano Mons. José Domingo Ulloa Mendieta.

La notizia era nell’aria, ma mancava l’ufficialità, per questo un’intera nazione ha atteso con ansia il momento di questo sorprendente annuncio. L’indiscrezione era stata pubblicata il 31 maggio dall’agenzia Ansa-Latina che affermava di aver avuto accesso a informazioni riservate proveniente da fonti vaticane. In Panamá la notizia si era diffusa rapidamente, tra la sorpresa e lo stupore generale, rimbalzando immediatamente sui più importanti giornali nazionali. Un’ondata di entusiasmo ha infiammato i fedeli locali ma anche il palazzo presidenziale. A giugno l’ufficio del Presidente delle Repubblica, Juan Carlos Varela, ha pubblicato un comunicato dai toni più entusiastici: “Per il Panamá e per il Centro America sarebbe una grande benedizione essere scelti come sede della Giornata Mondiale della Gioventù del 2019. Questo evento porta gli stessi messaggi di pace, rispetto e convivenza del nostro popolo”. “Aspettiamo l’annuncio del Santo Padre… Panamá ha le porte aperte per ricevere le migliaia di giovani che arriveranno nel nostro paese nel caso che il Vaticano così lo decida”.

A tentare di gettare acqua sul fuoco, però, è stato il Nunzio Apostolico di Sua Santità, mons. Andrés Carrascosa, che ha chiesto di avere pazienza ed aspettare la “decisione del Papa a luglio”.

Si potrebbe trattare dell’arrivo – concentrato in una settimana – di uno o due milioni di persone provenienti da tutto il mondo. Un afflusso vertiginoso per una città che conta poco più di un milione di cittadini e che vedrebbe quindi duplicare o triplicare in pochi giorni la sua popolazione. La mancanza di infrastrutture adatte ad ospitare una così grande quantità di pellegrini rappresenta il vero problema da affrontare, ma tutto ciò non sembra spaventare più di tanto né la Chiesa locale né il governo, disposti a lavorare sodo nei prossimi tre anni per attrezzare il paese.

Due mesi fa, in un’intervista fatta dalla tv nazionale Telemetro, il sacerdote Francisco Verar ha mantenuto estrema prudenza sulla notizia ma ha ammesso che il problema dello “spazio dove alloggiare i pellegrini” potrebbe rappresentare un serio problema: “In questo momento Panamá non ha le condizioni per accogliere così tanti pellegrini”. Ma il fatto che la GMG del 2019 si celebri a gennaio, e non durante la nostra estate, non faciliterà l’arrivo di grandi numeri dall’Europa.

In questi anni, la Chiesa panamense – una realtà piccola ma estremamente vivace – ha effettuato dei grandi passi in avanti in concomitanza e grazie all’arrivo di Papa Francesco che ha voluto mettere al centro proprio le cosiddette “periferie” del mondo. Il Pontefice lo ha dimostrato all’inizio del Giubileo, aprendo la prima Porta Santa nella città di Bangui, in Centroafrica. Così, grazie alla buona collaborazione tra il Governo e la Conferenza Episcopale e all’ottimo lavoro diplomatico delle due ambasciatrici che si sono avvicendate in questi anni in Vaticano, i rapporti con la Santa Sede si sono intensificati sempre di più.

Nell’ottobre del 2013 l’allora presidente di Panamá Riccardo Martinelli (di origini italiane), durante la sua visita in Vaticano donò a Papa Francesco una statua di Santa Maria La Antigua, patrona della nazione. La statua, in marmo bianco alta un metro e 90, è stata benedetta e sistemata all’interno dei Giardini Vaticani. In quell’occasione ci fu già un invito da parte del Governo panamense a visitare la prima diocesi d’America in “terra ferma”.

Il nuovo presidente Juan Carlos Varela si è recato in visita in Vaticano a settembre del 2014 ed ha invitato nuovamente il Santo Padre a visitare Panamá non appena si fosse recato in America Latina.

Proprio al presidente Varela si è rivolto Francesco in una lettera in occasione del VII Vertice delle Americhe firmata il 10 aprile del 2015. Nel messaggio il Papa ha fatto un chiaro riferimento al ruolo strategico di Panamá per la costruzione di un mondo di pace e solidarietà: “La situazione geografica di Panamá, nel centro del continente Americano, che la rende punto di incontro tra nord e sud, tra gli Oceani Pacifico e Atlantico, è sicuramente una chiamata, pro mundi beneficio, a generare un nuovo ordine di pace e di giustizia e a promuovere la solidarietà e la collaborazione rispettando la giusta autonomia di ogni nazione“.

Nel 2015 arrivò la straordinaria notizia della nomina cardinalizia per mons. José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo agostiniano spagnolo (nato a Pamplona nel 1944) che dal 1999 è a capo della diocesi di David a Ovest del paese (464 mila abitanti). A partire dal Concistoro del febbraio 2015 dunque, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa di Panamá potrà contare tra i suoi pastori anche un cardinale di Santa Romana Chiesa. La decisione di Papa Francesco, oltre ad essere un immenso regalo per il Panama, ha rappresentato un eloquente gesto di attenzione e di vicinanza alla giovane chiesa panamense. Una scelta dal significato dirompente che lascia da parte tradizioni e gerarchie che hanno da sempre guidato le nomine dei porporati. Se infatti l’archidiocesi della Capitale non è sede cardinalizia, tanto meno lo è la piccola città di David (il nome vi ricorda qualcosa?). A quanto pare, e il Papa lo sa, da Panamá può venire qualcosa di buono. Presenti in Vaticano per la storica consegna del cappello cardinalizio, i vescovi panamensi hanno rinnovato l’invito al Papa suggerendo anche la possibilità di ospitare una Giornata Mondiale della Gioventù.

Questi sono alcuni degli eventi che hanno segnato l’”ascesa” della Chiesa panamense che da periferia diventerà nel 2019 il centro spirituale della Chiesa Cattolica Universale.

Un “prestigio” inimmaginabile pochi anni fa, per una Chiesa che non può vantare né grandi numeri, né santi tra i suoi connazionali (una poco accertata tradizione dice che la madre “indigena” di San Martin de Porres fosse panamense, ma nulla di più), né santuari mariani degni di questo nome (la devozione all’Antigua è pressoché inesistente tra il popolo, più vicino alla Vergine di Guadalupe, del Carmelo e della Mercede), né una cattedrale che vanti alcun valore artistico, storico o architettonico. L’antica Ciudad de Panamá fu infatti vittima di un feroce attacco da parte del pirata Henry Morgan nel 1671, ridotta a cenere (oggi non restano che una torre e qualche altro rudere) la città fu ricostruita nuovamente a qualche chilometro di distanza e fortificata.

La chiesa di Panamá vanta però l’essere la prima diocesi del continente americano in terra ferma (dopo le diocesi fondate nelle Antille): fu fondata da papa Leone X – con la bolla “Pastoralis Offici” del 28 de agosto 1513 – col nome di Santa Maria de la Antigua del Darién. Ora tutto Panamá attende con gioia l’arrivo del Santo Padre per festeggiare i primi 500 anni di vita ecclesiale, da poco compiuti.

Senza dubbio a sostenere le relazioni con la chiesa centroamericana c’è stato il prezioso contributo del Cardinale honduregno Oscar Maradiaga grande “elettore” e stretto collaboratore di papa Francesco (fa parte del cosiddetto “C9”) che all’inizio di quest’anno, in un’intervista alla tv locale, annunciò una “probabile visita” di Francesco a Panamá, senza aggiungere altri dettagli. Sarà la seconda volta che un Sommo Pontefice visita l’istmo centroamericano dopo la visita di Giovanni Paolo II nel 1983. E ora il paese centroamericano prepara la festa!

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