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La lettera di un sacerdote a una pornostar: “Comprendo la tua sofferenza”

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El Blog de Mr. Potato y la Cabra - published on 03/10/16
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Lettera all’attrice porno Amarna MillerGentile Amarna,

mi presento. Mi chiamo Patxi Bronchalo, e sono un sacerdote. Un prete di villaggio. Uno di quelli che chiami “guardiani della morale” (sembriamo tratti da Dungeons & Dragons). Un altro.

Nei miei quattro anni di sacerdozio ho avuto di tutto: moltissime gioie, ma anche momenti difficili, e non posso fare altro che rendere grazie per quello che sono. Non mi sono pentito neanche un solo giorno di aver seguito Dio.

Vorrei scriverti sulla scia dell’annuncio del Salone Erotico di Barcellona diventato virale su Twitter [Nota dell’editor: Nel video, Amarna definisce la società spagnola ipocrita e presenta scene e accuse particolarmente forti contro la Chiesa per i casi di abusi sessuali su minori. Alcune possono costituire blasfemia nei confronti della Vergine Maria]. Sembra una tema strano sul quale intervenire. Non ho mai cercato i video che giri, voglio solo commentare l’annuncio. So che mi espongo a ogni tipo di scherno essendo un sacerdote, ma le reti sociali comportano questo.

Come te, sono preoccupato per la situazione del nostro Paese. Al di là di quello che viene diffuso nelle notizie, ho a che fare ogni giorno con la sofferenza delle persone. Puoi immaginarlo. Famiglie che hanno perso la casa, giovani e anziani che hanno perso il lavoro, emigrati che qui nessuno sembra volere, persone di ogni tipo spezzate per i problemi familiari più diversi. Sembra duro perfino dirlo: non c’è quasi un solo giorno in cui non veda una persona piangere.


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Sono d’accordo con te sul fatto che viviamo circondati da ipocrisia. È vero. Non è un problema spagnolo, è un problema dell’umanità. Tendiamo a pensare una cosa e a dirne altre. Non è una cosa nuova che scopriamo adesso.

Noi cristiani ci basiamo sul Vangelo di Gesù Cristo, e più della metà delle sue pagine ci dicono che dobbiamo fare attenzione a non essere “farisei”. Sono un appello al coraggio, all’autenticità e alla coerenza.

Noi sacerdoti veniamo accusati spesso di dire a tutti quello che devono fare, come devono vivere, cos’è sbagliato… come se fossimo migliori degli altri. Abbiamo questa fama, anche se la maggior parte delle persone si sorprende moltissimo quando conosce uno di noi personalmente. Non siamo bestie rare. Piacciamo addirittura.

Dietro questa accusa che ci viene rivolta c’è una grande verità che non dobbiamo mai dimenticare: prima di parlare dobbiamo metterci nei panni dell’altro.

Solo facendo questo si può vedere che la sofferenza e il dolore sono le grida dell’anima che affoga. Come ti ho detto, noi sacerdoti constatiamo spesso questo grido. Non ci possiamo ingannare.

Non siamo solo carne. Quello che scegliamo con la nostra libertà fisica, quello che ci fanno gli altri con la loro, ha conseguenze sull’anima, sulla vita stessa.

Gran parte del dolore che mi trovo davanti è quello delle donne. Ho conosciuto prostitute con ferite profondissime, segnate ormai per tutta la vita per il fatto di essere state trattate giorno dopo giorno come un oggetto anziché come persone. Nessuno di quelli che le hanno usate si è messo nei loro panni.

Ho conosciuto madri con sofferenze atroci dopo un aborto (di questo in genere nessuno parla), anche molti anni dopo che si era verificato. Nessuno di quelli che ha consigliato loro di abortire si è messo nei loro panni, e pochi sanno ora cosa fare perché tornino a stare bene.

Ho conosciuto persone spezzate dalla pornografia. Da entrambe le parti. Conosco molti uomini che ne sono dipendenti, che per questa dipendenza hanno perso moglie e figli.

Il porno funziona come una droga. Chiede sempre più contenuti e sempre più forti per saziare chi lo consuma. Credo che con gli anni le conseguenze saranno sempre più evidenti, e mi azzardo a dire qualcos’altro, anche se è politicamente scorretto: non inganniamoci, la pornografia e la pederastia hanno molto in comune.

Dal tuo lato dello schermo ho conosciuto la testimonianza di una ragazza. È tra le persone che ho visto soffrire di più nella mia vita. Le sue ferite familiari risalenti all’infanzia e alla giovinezza l’hanno portata in questo mondo. Pensava che fosse una specie di liberazione, che lavorando in quel modo veniva amata e valorizzata. Una grande bugia. Trattata come un pezzo di carne in un mercato senza amore. Lo diceva, solo l’amore può riempire l’anima. E io mi chiedo “Questo è femminismo? È così che si libera la donna?” C’è qualcosa che non va.


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Non voglio passare la vita dicendo a ciascuno cosa debba fare, ma ho conosciuto molto dolore e devo raccontarlo. Non ti conosco, non so se pensi male di tutti i sacerdoti, se ne hai conosciuto qualcuno.

Quello che so è che non ti odio e che capisco che puoi avere molte ferite che ti fanno soffrire. Prego per loro. Prego per te. E prego Dio per tutte le persone danneggiate dalla pornografia.

Cordiali saluti.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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