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Il Signore degli Anelli, modello di iniziazione alla fede

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Diocesi di Malaga - pubblicato il 21/10/16
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Intervista a Diego Blanco, autore di Desvelando la parábola del Señor de los AnillosDiego Blanco Albarova (Saragozza, 1976) è fin dall’adolescenza un appassionato dell’opera di Tolkien e ha appena pubblicato Un camino inesperado. Desvelando la parábola del Señor de los Anillos (Un cammino insaspettato. Svelando la parabola del Signore degli Anelli, Editorial Encuentro), in cui spiega lo sfondo cattolico della popolarissima opera.

Per Tolkien essere cattolico era un aspetto fondamentale…

Per lui, per la sua storia, era l’aspetto più importante della vita. Era nato in una famiglia battista, ma sua madre si era convertita al cattolicesimo. Questo rappresentò uno scandalo per tutta la famiglia, che le negò ogni aiuto quando rimase vedova. Tolkien pensò sempre che la madre fosse morta martire, quattro anni dopo la sua conversione, per via dell’estrema sofferenza che le era costata diventare cattolica.

Lei parla anche dell’influenza del cardinale Newman…

Nel suo testamento, sua madre dispose a favore di Francis Morgan, un sacerdote oratoniano che divenne il tutore legale di Tolkien. Padre Morgan era di origine andalusa (era nato a Puerto de Santa María) ed era nipote del fondatore delle cantine Osborne. Venne mandato a studiare in Inghilterra, dove si formò presso il cardinale Newman. La fede di Tolkien è la fede del cardinale Newman, e questo si nota nella sua opera.

Qual è l’obiettivo del suo libro?

Cerco di spiegare il segreto che nasconde il libro di Tolkien Il Signore degli Anelli, un’opera scritta per essere una parabola. Quando si legge la parabola del seminatore, non si sta leggendo dei problemi che ha l’agricoltore che spreca buona parte dei suoi semi, ma un’altra cosa, cioè che il seme è la Parola di Dio, ecc. Tolkien parla di elfi, di hobbit o di orchi con un linguaggio mitologico, ma non significa quello che dice, ma un’altra cosa.

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Nel suo libro sviluppa il parallelismo dei personaggi. Ad esempio…

In primo luogo il nemico, che è Sauron, il cattivissimo, e per Tolkien c’è solo un cattivo: il Signore Oscuro. Secondo la mitologia di Tolkien c’è un unico Dio, che è Eru, e intorno a Eru vive una serie di esseri angelici, i Valar. Uno di questi, il più bello, il più intelligente di tutti, si è ribellato contro questo unico Dio ed è stato gettato nelle tenebre. È esattamente quello che la tradizione ci insegna su Lucifero. Questo nemico ha forgiato un’arma sulla quale ha riversato la maggior parte del suo potere. Con quest’arma che è l’anello vuole asservire tutta la terra. Il personaggio di Frodo, che ha ereditato l’anello che ha il potere di sedurci, rappresenta ciascuno di noi, e Gandalf, il mago, è immagine della Chiesa che viene a sottrarci alla schiavitù di quell’anello mettendoci in cammino verso il luogo in cui si può distruggere, che è un lago di lava (un “Mar Rosso”), simbolo del Battesimo.

Perfino il papa raccomanda Tolkien…

Quando Francesco era arcivescovo di Buenos Aires, ha detto che la fede è un cammino e che un modo eccellente di comprendere in che senso è leggere Tolkien, perché il papa lo ama molto. Ogni cosa che succede agli hobbit è molto importante perché riflette una tappa di iniziazione nella fede cristiana.

Per leggere il suo libro bisogna leggere prima Tolkien?

Ci sono casi molto simpatici di persone che dopo aver letto il mio libro hanno detto: “Sento di aver già letto Il Signore degli Anelli e di essere un esperto di Tolkien”. Non serve leggerlo prima, perché spiego l’opera. Alla fine, questo sì, molti comprano i libri di Tolkien o il film che ne sono stati tratti.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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