Il cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia, ha accettato di essere interrogato dalla polizia australiana in Vaticano sulle accuse di abusi sessuali su minori.
Da tempo la polizia dello stato australiano di Victoria indaga sugli abusi su minori che Pell avrebbe compiuto all’epoca in cui era semplice prete a Ballarat, accusa che il porporato respinge con decisione.
Le accuse sono state formulate contro Pell da tre persone, oggi adulte, che sostengono di essere state molestate sessualmente da Pell nel 1978-79 e nel 1986 o 1987.
Ora la polizia di Victoria ha reso noto che Pell ha «partecipato volontariamente» ad un interrogatorio. Un portavoce del porporato, riferisce il Guardian, ha spiegato che «il cardinale ribadisce la sua precedente contestazione di ogni accusa di abuso sessuale e continuerà a cooperare con la polizia di Victoria fino al completamento dell’indagine». Nei mesi scorsi il portavoce aveva chiarito che «il cardinale non vuole creare disagio ad alcuna vittima di abuso, ma affermazioni che egli abbia abusato sessualmente qualcuno, in qualche luogo, in qualche momento della sua vita sono totalmente false e completamente sbagliate».
C’è poi, distinta, l’accusa di avere insabbiato le denunce di abusi compiuti da altri sacerdoti a Ballarat quando Pell era vescovo ausiliare. Sia per queste accuse che per quelle più recenti, il collaboratore di Papa Francesco ha deciso di non avvalersi della immunità diplomatica vaticana e rispondere alla giustizia civile, comparendo, a febbraio scorso, davanti alla Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse (Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori), in collegamento video da Roma, e, ora, davanti alla polizia di Victoria in trasferta a Roma.
Quando, a luglio scorso, emersero notizie sul fatto che la polizia di Victoria stava considerando la possibilità di interrogare il porporato, di ritorno dal viaggio in Polonia, a fine luglio, Papa Francesco, interpellato dai giornalisti, si era espresso: «Le prime notizie arrivate erano confuse. Erano notizie di quarant’anni fa e neppure la polizia ci aveva fatto caso in un primo momento. Una cosa confusa. Poi tutte le denunce sono state presentate alla giustizia e in questo momento sono nelle mani della giustizia. Non si deve giudicare prima che la giustizia giudichi. Se io dessi un giudizio a favore o contro il Cardinale Pell, non sarebbe buono, perché giudicherei prima. E’ vero, c’è il dubbio. E c’è quel principio chiaro del diritto: in dubio pro reo. Dobbiamo aspettare la giustizia e non fare prima un giudizio mediatico, perché questo non aiuta. Il giudizio delle chiacchiere, e poi? Non si sa come risulterà. Stare attenti a quello che deciderà la giustizia. Una volta che la giustizia ha parlato, parlerò io».