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Sai qual è lo spazio che fa riposare di più?

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Esteban Pittaro - pubblicato il 28/12/16
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Mi piace stare con Dio senza cercare nulla, senza ottenere nulla, senza dover compiere nullaLa preghiera… magari la vivessimo davvero come luogo di incontro con Gesù, come luogo di riposo in famiglia.

Leggiamo in Giacomo 5,13: “Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi”.

Penso alla preghiera come a quello spazio in cui riposo in Dio nel momento in cui mi trovo. Se sono triste prego, piango davanti a Dio, gli offro la mia pena. Se sono felice canto salmi, lodo, mi rallegro per quel Dio, gli rendo grazie.

La mia preghiera è la fonte dalla quale bevo per poter amare di più Gesù. Ricorro alla preghiera per sapermi più amato da Lui.

Giorni fa ho battezzato una bambina di due anni. Il primo contatto con l’acqua è stato violento per lei, e si è allontanata. Era già grandicella. Ma poi lei stessa metteva la mano dentro e fuori l’acqua, e con la mano si toccava il viso. Le è piaciuto il tocco di Gesù. Quel tocco dolce nell’acqua.

Guardava l’acqua affascinata. Mi ha commosso la dolcezza con cui muoveva la mano nell’acqua e la tenerezza con cui si accarezzava. Andava dal viso all’acqua, dall’acqua al viso. Vorrei riposare sempre così in Gesù. Come quella bambina che giocava con l’acqua senza pensare ad altro.

Mi piace stare con Lui senza cercare nulla, senza ottenere nulla, senza dover compiere nulla. Entrambi in silenzio. Lui ed io. Senza che ci importi lo scorrere lento del tempo. Contemplando la vita che scorre davanti ai nostri occhi. Sì, lì riposo.

Mi rallegra stare con Gesù tutti i giorni e “perdere tempo” accanto a Lui. Solo questo basta per recuperare la pace perduta.

Accarezzando il tempo con le mie mani goffe. Rallegrandomi della vita che mi offre come un dono e che lascio scorrere tra le mie dita. Senza chiedere nulla in cambio della mia dedizione.

Credo che la famiglia abbia bisogno di un posto in casa in cui riposare. Un luogo di preghiera, un santuario, un luogo in cui Maria regali le sue grazie. La preghiera è fonte di felicità. Il cuore si calma. Recuperiamo forze per la vita.

Giorni fa leggevo una descrizione della preghiera di Sant’Ignazio: “Le cose di Dio durano in un altro modo, restano, ti riempiono di consolazione. Il resto è artificio, una chimera ingannevole, un miraggio, un cattivo spirito burlone e imbroglione. Questa comprensione lo lascia stranamente sereno. Contento. Tranquillo. Guarda lontano, dalla finestra. E si raccoglie in una preghiera silenziosa, con la sensazione di chi ha scoperto un mondo” [1].

Quando Sant’Ignazio scopre il Dio della consolazione, il suo cuore si calma. Mi piacerebbe che anche per me fosse sempre così. Allora pregare non sarebbe un imperativo, ma una necessità per avere pace.

Una persona diceva in poesia: “La preghiera mi sostiene. Quel canto silenzioso che sboccia dalla mia anima. E sorrido. Lo comprendo appena. So solo che le lacrime lavano la mia anima inquieta. Calmano la mia voce stanca. Sollevano la mia nostalgia. Mi riempiono di speranza. Non so cos’abbia la mia anima, che anela all’infinito”.

Una preghiera che mi solleva. Che mi riempie di speranza. Ho bisogno di vivere così ogni giorno. Anelo all’unione con Dio. È un dono che chiedo: “I nostri sforzi più infruttuosi per raggiungere l’unione con Dio nella preghiera sono tuttavia uno sforzo per rispondere all’ispirazione e alla grazia che ci invitano a pregare; sono quindi sforzi per conformare la nostra volontà alla sua e per compiere i suoi mandati” [2].

La preghiera sboccia dal desiderio di conformare la mia volontà alla sua. È tutto un compito. È un sogno difficile che supplico ogni giorno.

Diceva padre Josef Kentenich: “Che fare per superare le carenze nel campo del contatto e dell’unione continua con Dio? Da un lato riprendere seriamente i nostri sforzi in questo senso, dall’altro pregare di più Maria perché ci invii lo Spirito Santo. Così gusteremo la dolcezza dell’amore di Dio e lo avremo in noi e con noi” [3].

Riprendere gli sforzi per raggiungere un’intensa vita di preghiera. In modo personale. E anche come coppia. Spesso vediamo che con i figli piccoli manca il tempo per pregare. Siamo stanchi. È vero. Cambiano le circostanze e tutto è più difficile.

Per essere allegro non devo solo curare la preghiera personale. È importante anche curare la preghiera in famiglia. La preghiera matrimoniale. Pregare insieme. Ringraziare insieme per la presenza di Dio nella nostra vita. Ripercorrere la giornata insieme rendendo grazie.

Leggere la Parola di Dio insieme e cercare di capire come questa Parola come spada a doppio filo ci mostri il suo volere nella nostra vita e ci suggerisca qualcosa. Nel rosario ripercorrere i misteri della nostra vita matrimoniale. Tutto quello che ci succede.

Fare silenzio insieme. Nella forza dello Spirito recuperare quell’allegria che a volte la vita, con le sue tensioni e la sua fretta, con i tanti sforzi, ci toglie.

[1] José María Rodríguez Olaizola, Ignacio de Loyola, nunca solo
[2] Walter Ciszek, Caminando por valles oscuros
[3] Josef Kentenich, Vivir con alegría

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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