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Chi era la donna profondamente amata da Sant’Agostino?

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Zoe Romanowsky - Aleteia - pubblicato il 13/01/17
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La scrittrice Suzanne Wolfe parla con Aleteia del suo romanzo The Confessions of XNelle sue Confessioni, Agostino di Ippona – uno dei più importanti Padri della Chiesa del cristianesimo occidentale – si riferisce alla donna con cui visse, la sua concubina, come all’“unica”. Non sappiamo nulla di questa donna, che Agostino non nomina mai, ma un nuovo romanzo di Suzanne M. Wolfe le dà ora una voce.

Il romanzo della Wolfe, The Confessions of X, dà vita alla concubina che Agostino ha amato profondamente e ha poi allontanato. La storia di “X” tracciata dalla Wolfe non solo ci aiuta a immaginare chi possa essere stata questa donna misteriosa, ma illumina anche il mondo in cui Agostino ha vissuto, e riporta in vita alcune delle persone che hanno influenzato maggiormente il suo carattere e la sua conversione. La Wolfe ha parlato a Zoe Romanowsky di Aleteia del suo libro.

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Cosa l’ha ispirata a scrivere The Confessions of X?

Il seme è stato piantato 40 anni fa in una lezione di religione nella scuola religiosa che frequentavo quando avevo 12 anni. Ricordo di aver alzato la mano e di aver chiesto chi fosse la donna misteriosa di cui Agostino parla nelle Confessioni. Suor Bernadette replicò: “Nessuno lo sa. Per la storia è sconosciuta”. Quest’ultima definizione mi è rimasta dentro.

Nel corso degli anni ho pensato spesso a tutte le grandi donne della storia la cui vita è stata eclissata dagli uomini che amavano. Volevo dar loro una voce, e visto che le mie passioni sono sia la letteratura che la storia ho pensato: “Quale modo migliore per farlo di un romanzo?”

E allora ho deciso di cercare la concubina per poterne raccontare la storia. Visto che non si conosce nulla di lei – neanche il nome –, il mio unico modo per farlo era effettuare delle ricerche su Agostino e sulle sue opere per poi elaborare una “fotografia” di quest’uomo. Lo spazio vuoto nella foto era la concubina.

Può spiegare cosa fosse all’epoca una concubina, e come la Chiesa considerava questa situazione?

Per noi oggi “concubina” è sinonimo di “amante”, o perfino di “prostituta”, ma nel mondo antico non era così. La ragione per cui assimilo una concubina a una convivente more uxorio è che il concubinato implicava un rapporto sessuale monogamico quando l’uomo e la donna non erano, o non potevano essere, sposati per motivi di classe sociale o di rango. Era quasi sempre dovuto al fatto che un uomo di uno status sociale più elevato si innamorava di una donna di uno status più basso.

Uno degli esempi più famosi è Caenis, la liberta e concubina dell’imperatore Vespasiano. Spesso il concubinato era volontario da parte della donna e della sua famiglia, visto che implicava un mezzo attraverso il quale la donna poteva ottenere la sicurezza economica. Nell’antichità “concubina” non era un termine dispregiativo, ed era spesso inciso sulle pietre tombali per denotare lo status della defunta.

La posizione della Chiesa sulla questione si è evoluta nel tempo. Il cristianesimo stava modificando i costumi sociali dell’Impero romano, ma non è avvenuto dal giorno alla notte. Sant’Ambrogio, che era un moralista rigoroso, assune una posizione sorprendentemente indulgente sul concubinato, permettendo alle coppie che vivevano una relazione monogamica ma che non implicava il matrimonio di ricevere la Comunione. Ciò indica che queste unioni nel mondo antico erano ritenute irregolari ma non immorali di per sé.

La reputazione di Agostino prima della sua conversione è quella di uno spericolato e sessualmente promiscuo, ma incontrò X quando aveva 18 (o 19?) anni, e a quanto si dice le fu fedele per tutti gli anni che trascorsero insieme, e al di là di una breve relazione con una domestica dopo che si erano separati rimase casto. Da dove deriva, allora, questa reputazione di “ragazzaccio” che aveva prima di diventare cristiano?

Da una combinazione di fattori. Parte del problema è il modo in cui Agostino confessa i suoi peccati. Agostino sarà sempre noto per le sue parole: “Signore, rendimi casto ma non subito”. Combinate questo con il modo in cui Agostino è stato ritratto come un uomo promiscuo che poi è diventato un moralista repressivo. È triste, perché i suoi scritti – le memorie, le lettere, i sermoni, i libri – rivelano che era un uomo dotato di senso dell’umorismo, intelligente e appassionato che era anche brutalmente onesto sui suoi errori.

Nel suo romanzo, Agostino sembra molto buono e il suo rapporto con X idilliaco – egualitario, rispettoso, gentile, appassionato, pieno di comprensione –, cosa molto insolita per l’epoca. Pensa davvero che Agostino sia stato così virtuoso prima di diventare cristiano e sacerdote? Quali erano i suoi difetti?

Visto che non sappiamo nulla del rapporto quotidiano di Agostino con la sua concubina, ho dovuto estrapolare quello che sapevo delle amicizie di Agostino e applicarlo al suo rapporto con X. L’amicizia era incredibilmente importante per Agostino, che aveva un dono naturale al riguardo, come si vede dalle tante lettere scritte a una vasta gamma di persone.

In una lettera dice: “Soprattutto quando sono consumato dalle irritazioni del mondo, mi getto senza riserve sull’amore di coloro che mi sono particolarmente vicini”. Anche se scritte dopo la sua conversione, è chiaro che queste parole esprimono quello che pensava dell’amicizia. Visto che amava tanto profondamente la sua concubina, come si vede dal tremendo dolore che ha provato quando lei è stata allontanata, ho ritratto il loro rapporto come un’amicizia profonda ed erotica.

Quanto ai difetti di Agostino, lo ritraggo come continuamente irrequieto e insoddisfatto. Questo dev’essere stato molto duro per X. Era anche incline ad attacchi di depressione. Aggiungete a questo il fatto che mentì a sua madre e partì per l’Italia lasciandola indietro! E ovviamente alla fine permette a X di tornare in Africa, separandola non solo da se stesso, ma anche dal suo unico figlio. È stata una cosa incredibilmente debole da parte di Agostino. È una serie abbastanza grave di azioni che sarebbe difficile definire positive.

E tuttavia le sue virtù si discernono chiaramente nelle Confessioni e nelle sue lettere. La scena in cui X ha testimoniato come Agostino abbia rimesso teneramente un uccellino appena nato nel suo nido è basata su una poesia che ha scritto. Nelle Confessioni ha affermato che a teatro avrebbe pianto di commozione.

Non penso affatto che con la conversione sia diventato perfetto. Penso che non succeda a nessuno. La cosa meravigliosa di Agostino è che è rimasto un uomo. È rimasto se stesso. Anche i santi sono peccatori, ed è questo, penso, che li rende così attraenti ai nostri occhi. Alla fine del romanzo, la concubina dà ad Agostino una specie di necrologio, descrivendolo come “Il corpo che ho amato, e la grandezza del suo spirito che ho amato ancor di più”. Credo che Agostino sia stato all’altezza della sua nomea.

Ha fatto un lavoro talmente buono basando i modi di Monica sul suo amore materno che non sono riuscita a trovarle alcun difetto, cosa che non mi aspettavo. È stato intenzionale?

Monica era il personaggio più difficile da descrivere proprio per via dello stereotipo della suocera, e non c’è dubbio che sia stata completamente inflessibile nelle Confessioni. Ammiro la perseveranza inflessibile, e la considero un punto di forza in più, e non in meno.

Penso anche che la maternità sia una vocazione sottovalutata nella nostra cultura contemporanea, e che le madri siano spesso ritratte come seccatrici per paura che tutto ciò che dicono sia vero. Lo si coglie benissimo nelle Confessioni di Agostino, ed è il motivo per il quale ha seminato, com’è noto, la madre al porto di Cartagine salpando alla volta di Roma. Non voleva sentire la verità.

Per me è stato importante capire che tutto ciò che Monica ha fatto e detto è stato per amore nei confronti del figlio. E allora ho reso l’amore, l’amore materno, la base del suo personaggio. E lei lo mostra ad Agostino, ad X, ai suoi domestici… a tutti.

La scena in cui lei e Agostino discutono è fondamentale, credo. Mostra il conflitto tra loro, ma anche il fatto che Monica continua a lottare per il bene del figlio. Quando la incontriamo per la prima volta, è una donna di mezza età e non più la ragazza che beveva troppo (come riferisce Agostino nelle Confessioni) o la giovane moglie il cui marito la tradiva continuamente. In un certo senso, quindi, otteniamo un personaggio pienamente formato grazie alle lotte personali di Monica. La vediamo solo come madre.

Come le è venuto in mente il personaggio di Nebridio? Mi sembra di capire che abbia potuto essere anche lui innamorato di X ma abbia sacrificato i suoi sentimenti. Perché non si è mai sposato?

Nebridio era amico di Agostino, e gioca un ruolo fondamentale nelle sue Confessioni. Non ci viene detto perché Nebridio non si sia mai sposato. Abbiamo solo un paio di epistole scritte da lui ad Agostino. Abbiamo più lettere scritte da Agostino a lui. È chiaro che sono molto vicini, come fratelli. Ed è chiaro che Nebridio ammirava Agostino e lo prendeva ad esempio.

L’amicizia d’infanzia tra Nebridio e X è pura finzione. La grande difficoltà nello scrivere di persone che circondano un personaggio storico molto famoso è che sono oscurate da questa figura e finiscono per essere meri satelliti che orbitano intorno a questa. Volevo evitarlo a tutti i costi. È per questo che mi è sembrato così importante stabilire un rapporto precedente tra X e Nebridio, un rapporto che non dipendesse da Agostino ma potesse esistere di per sé.

E questo è anche uno dei motivi per i quali alludo all’amore più che fraterno di Nebridio per lei. Il suo amore sia per X che per Agostino è così grande che è disposto a sacrificare i propri desideri. In un certo modo, Nebridio è quello che soffre di più perché il suo sacrificio passa ampiamente inosservato. Potrebbe essere la figura più santa, e più tragica, del romanzo.

X, per come la ritrae, è una donna forte, saggia e amorevole. Qual è stato il suo processo creativo per sviluppare il suo personaggio?

Mi sono chiesta che tipo di donna si sarebbe innamorata di un uomo di quel tipo, e mi è sembrato che X dovesse essere bellissima (Agostino aveva uno spiccato senso estetico), appassionata (Agostino era un uomo profondamente sensuale), fantasiosa (Agostino era un grande amante delle arti) e molto intelligente (Agostino è stato probabilmente l’uomo più intelligente della sua epoca e si sarebbe annoiato rapidamente di qualcuno molto meno intelligente). Sono tutte estrapolazioni che ho fatto prima di iniziare a scrivere.

Una volta che ho iniziato, tuttavia, una volta che ho stabilito la “voce” di X nel Capitolo 1, ha preso vita da sé. Mi sembra che sia stato il personaggio di X – la sua forza, la sua caparbietà – a rivelarsi a me più che il contrario.

Lei ha appena vinto il premio Libro dell’Anno di Christianity Today per la sezione romanzi. Ha ricevuto molta attenzione dai cattolici, e se no perché?

Non ho ricevuto molta attenzione dai media cattolici. In parte è dovuto al fatto che il mio romanzo è stato pubblicato da una divisione della Harper Collins basata sul mercato evangelico. Sono molto grata al mio publisher, ma la verità è che ci sono delle nicchie di mercato in cui è molto difficile entrare.

Aggiungete il fatto che scrivere della concubina di Agostino potrebbe sembrare ai lettori cattolici un approccio sovversivo a un grande santo della Chiesa. Spero che i lettori cattolici riconosceranno la visione sacramentale più profonda del romanzo.

X, pur rimanendo una pagana, attraverso la sua esperienza di moglie, madre e pensatrice indipendente aiuta a far scendere Agostino dalle nuvole astratte della sua eresia manichea. Attraverso l’influenza umanizzatrice di X, Agostino riesce ad avvicinarsi maggiormente alla comprensione del mistero dell’Incarnazione, il che prepara il terreno per la sua conversione. X lo aiuta nel suo percorso per diventare santo.

 

The Confessions of X di Suzanne Wolfe si può trovare su Amazon.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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