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Francesco: non ridurre la fede a culture di ghetto e esclusione

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Vatican Insider - pubblicato il 01/03/17
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Il «soffio della vita» di Dio salva dalla «asfissia soffocante» generata da «meschine ambizioni e silenziose indifferenze». Lo ha detto il Papa nell’omelia per il Mercoledì delle Ceneri, sul colle romano dell’Aventino, sottolineando che il rituale dell’imposizione delle ceneri sul capo dei penitenti ricorda che l’uomo è fatto di polvere, «ma polvere nelle mani amorose di Dio che soffiò il suo spirito di vita sopra ognuno di noi». E per questo la Quaresima che inizia oggi è «tempo di dire no all’asfissia di una preghiera che ci tranquillizzi la coscienza, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto» e no a «quelle spiritualità che riducono la fede a culture di ghetto e di esclusione»

La Quaresima, ha detto Jorge Mario Bergoglio, «è una via: ci conduce alla vittoria della misericordia su tutto ciò che cerca di schiacciarci o ridurci a qualche cosa che non sia secondo la dignità di figli di Dio. La Quaresima è la strada dalla schiavitù alla libertà, dalla sofferenza alla gioia, dalla morte alla vita. Il gesto delle Ceneri, con cui ci mettiamo in cammino, ci ricorda la nostra condizione originaria: siamo stati tratti dalla terra, siamo fatti di polvere. Sì, ma polvere nelle mani amorose di Dio che soffiò il suo spirito di vita sopra ognuno di noi e vuole continuare a farlo, vuole continuare a darci quel soffio di vita che ci salva da altri tipi di soffio: l’asfissia soffocante provocata dai nostri egoismi, asfissia soffocante generata da meschine ambizioni e silenziose indifferenze, asfissia che soffoca lo spirito, restringe l’orizzonte e anestetizza il palpito del cuore. Il soffio della vita di Dio ci salva da questa asfissia che spegne la nostra fede, raffredda la nostra carità e cancella la nostra speranza. Vivere la Quaresima è anelare a questo soffio di vita che il nostro Padre non cessa di offrirci nel fango della nostra storia».  

«Il soffio della vita di Dio – ha detto ancora il Papa – ci libera da quella asfissia di cui tante volte non siamo consapevoli e che, perfino, ci siamo abituati a “normalizzare”, anche se i suoi effetti si fanno sentire. Ci sembra normale perché ci siamo abituati a respirare un’aria in cui è rarefatta la speranza, aria di tristezza e di rassegnazione, aria soffocante di panico e di ostilità. Quaresima è il tempo per dire no. No all’asfissia dello spirito per l’inquinamento causato dall’indifferenza, dalla trascuratezza di pensare che la vita dell’altro non mi riguarda; per ogni tentativo di banalizzare la vita, specialmente quella di coloro che portano nella propria carne il peso di tanta superficialità. La Quaresima vuole dire no all’inquinamento intossicante delle parole vuote e senza senso, della critica rozza e veloce, delle analisi semplicistiche che non riescono ad abbracciare la complessità dei problemi umani, specialmente i problemi di quanti maggiormente soffrono. La Quaresima è il tempo di dire no: no all’asfissia di una preghiera che ci tranquillizzi la coscienza, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto. Quaresima è il tempo di dire no all’asfissia che nasce da intimismi che escludono, che vogliono arrivare a Dio scansando le piaghe di Cristo presenti nelle piaghe dei suoi fratelli: quelle spiritualità che riducono la fede a culture di ghetto e di esclusione».  

Per Papa Francesco, ancora, Quaresima è «tempo di memoria», «tempo per domandarci: dove saremmo senza l’aiuto di tanti volti silenziosi che in mille modi ci hanno teso la mano e con azioni molto concrete ci hanno ridato speranza e ci hanno aiutato a ricominciare? Quaresima è il tempo per tornare a respirare, è il tempo per aprire il cuore al soffio dell’Unico capace di trasformare la nostra polvere in umanità. Non è il tempo di stracciarsi le vesti davanti al male che ci circonda, ma piuttosto di fare spazio nella nostra vita a tutto il bene che possiamo operare, spogliandoci di ciò che ci isola, ci chiude e ci paralizza». Quaresima, ha concluso il Papa citando il salmo 51, «è il tempo della compassione» affinché «con la nostra vita proclamiamo la tua lode, e la nostra polvere – per la forza del tuo soffio di vita – si trasformi in “polvere innamorata”». 

Il Papa, come vuole la tradizione, ha iniziato la cerimonia del Mercoledì delle Ceneri guidando una processione penitenziale dalla chiesa di Sant’Anselmo alla basilica di Santa Sabina, sempre sull’Aventino, dove ha poi presieduto messa. Nel corso della celebrazione ha avuto luogo il rito di imposizione delle Ceneri. Il primo a ricevere le ceneri sul capo è stato lo stesso Francesco per mano del cardinale Jozef Tomko, titolare della basilica

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