Nei Vangeli vediamo come Cristo anche quando compie miracoli è attento alla persona specifica. Non è un distributore automatico di cose, ma sono mille le diverse sfumature nel rapportarsi con ogni diverso soggetto. E notiamo come una chiave del suo atteggiamento sta nella delicatezza a misura verso ciascuno. Gesù non dona solo cose, le cose non sono neutre. Gesù dunque anche nei vari miracoli dona lo Spirito e ogni bene in questo, a misura, con discrezione, attenzione, verso ognuno.
Può far riflettere osservare che i tre Vangeli sinottici e quello di Giovanni, così diversi in tanti aspetti, riportano tutti il particolare dello Spirito che, nel suo battesimo, scende su Gesù come colomba. Se pensiamo alla precedente predicazione di Giovanni intuiamo come il Battista e anche i discepoli di Gesù vengono profondamente stupiti da questo Spirito che scende delicatamente, a misura, come un dono non spiritualistico ma spirituale e umano. Si può scoprire la gioia, il gusto, di accogliere sempre più lo Spirito con i suoi doni così sapienti, delicati, liberanti.
Il moralismo, con le sue risposte meccaniche, può appesantire la vita, far sperimentare poco, meno, l’essere amati e l’amare. Lo Spirito invece sempre più, venendo con discrezione, illumina, dà forza, distingue, consola, ristora, riscalda… Mille sfumature di amore e di doni, di ogni bene, a misura. Il moralismo porta il peso dello schema, del pregiudizio, lo Spirito tocca il cuore con amore, delicatezza. Per questo quando si parla dello Spirito viene naturalmente da usare, non di rado, parole poetiche. Come non essere sempre più affascinati, assetati di questa sorgente fresca, inesauribile, di vita nuova? Stiamo forse tendenzialmente entrando in modo nuovo, più pieno, nel dono del cuore divino e umano di Cristo. Chiave di ogni cosa.
Il rinnovamento vivo stimolato in questa direzione da Francesco può smuovere nella Chiesa, nella società, strutturazioni statiche a tutto campo. Siamo in una crisi generalizzata che in vario modo segnala l’esaurirsi di un’epoca durata secoli. Le soluzioni cercate all’interno della vecchia mentalità – già mostrandosi anche buone, utili, ma asfittiche – mostrano la mancata comprensione del fatto di essere esse in vario modo parte di un mondo che va rinnovato. Siamo, per certi versi, agli esordi dell’apertura profonda di nuovi orizzonti che potranno sviluppare sguardi e piste più adeguate a tutto campo.
Le conseguenze di una mentalità, di un razionalismo, sempre più svuotati e svuotanti possono mostrare nel concreto tante sfumature paradossali. Per esempio l’assenza di contenuti reali più vivi e profondi potrebbe (nemmeno così facilmente) mascherare la pura lotta di potere in politica. Il che può, però, rendere più difficile operare scelte in tal senso.
Su queste scie è interessante osservare che la condivisione concreta può comportare rinnovamenti più profondi persino nelle dottrine. Infatti si possono maturare, per esempio, insieme le vie di una spiritualità, di un discernimento, sempre più sereni, profondi ed equilibrati, che aiuteranno poi a vedere ogni cosa in modo sempre rinnovato. La via del discernimento è dunque feconda di possibili aperture di nuovi orizzonti a tutto campo. Spiritualità meno attente al discernere divino e umano di Cristo possono, in varia misura, scindere il camminare ecumenico in un incontrarsi per fare il bene ed in un dialogo più intellettualista, teologico. Si può, per queste vie, essere dunque meno sensibili alla vissuta ricerca di una spiritualità tendenzialmente sempre più divina e umana, che rinnova ogni sguardo, anche circa la dottrina.
Anche dove queste vecchie spiritualità cominciano ad essere in qualche modo più attente ai riflessi teologici della vita, della condivisione, può non essere ancora maturata da parte loro una profonda attenzione alla ricerca di una spiritualità divina e umana. Possono ancora manifestare per esempio intellettualismi, spiritualismi… Potrà essere un cammino graduale una rinnovata formazione delle guide, la sempre rinnovata intuizione, per grazia, della ricerca della via semplice, profonda ed equilibrata, piena di buonsenso, di sana gradualità, del cuore nella luce di Cristo, Dio e uomo.
Per tali motivi, pure lo scrivere può rivelarsi anche e soprattutto un seme che potrà venire, da parte per esempio di chi guida, più profondamente, diffusamente, accolto, recepito, in futuro. Una uomo di cultura, razionalista, se non comprende subito potrebbe ritenere un dialogo dal vivo, uno scritto, poco interessante. O fermarsi a ciò che coglie immediatamente. Ci avviamo forse invece verso più profonde ed equilibrate forme di comunicazione. Quando, per esempio, si può intuire il manifestarsi di qualche possibile feconda via di rinnovamento si potrà magari essere più consapevoli del bisogno, tra l’altro, di un approfondimento attento, meditato, vissuto, di un confronto in tal senso dal vivo…
Tra la gente non pochi, in questa società che si va spegnendo, non vengono aiutati, stimolati, alla lettura di approfondimento. Ma nella vita concreta la gente può spesso risultare più pronta a cogliere con semplicità e gioia una spiritualità più umana, secondo l’autentico cuore di Gesù. E anche l’essenziale di dottrine rinnovate. Ma tra la gente, tra le persone non troppo strutturate, chi cerca letture sostanziose può cominciare ad accogliere percorsi nuovi che poi comunque necessitano, in un graduale, personalissimo, cammino di permanente crescita, formazione, personale, comunitaria, dal vivo. Il cammino del discernimento comporta dunque anche vie, sguardi, vissutamente rinnovati circa la varia comunicazione.
Si potrebbe, per esempio, scrivere approfonditamente di possibili contributi per una vita, una cultura, rinnovate a tutto campo. Si potrebbe scrivere in altri casi più agilmente di semplici germogli di queste nuove vie, che potrebbero venire prontamente accolti con gioia specie da persone non troppo staticamente strutturate, come potrebbe invece essere qualche guida intellettuale. La prima qui segnalata delle molte possibili vie comunicative non è inutile. Può, sì, venire forse recepita in tutto o in parte da un minor numero di persone. Ma può contribuire attraverso poche persone allo svilupparsi profondo di sguardi rinnovati a tutto campo. Inoltre, consentirebbe di mandare meno al vento un mare di intuizioni, di scoperte, che possono sperimentare la difficoltà di essere troppo in anticipo sui tempi. Anche in questo un segno di rinnovamento, in un’epoca dell’usa e getta immediato.
Un discernimento sempre più profondo ed equilibrato può mostrare meglio la meravigliosa opera di Dio. Per esempio questa tendenzialmente sempre più profonda ricerca di un’adeguata conciliarità, sinodalità, può mostrare più chiaramente i possibili limiti, in tanti sensi, di qualche Concilio passato. Eppure, nello stabilire alcuni dogmi la Chiesa ha potuto ugualmente riscontrare in vario modo l’aiuto potente di Dio.