di Benedetta Frigerio
E’ una delle più grandi sante che la Chiesa abbia mai ricevuto in dono, eppure è quasi sconosciuta. Politicamente scorretta, non tanto perché ricorda il valore della sofferenza e della penitenza o perché chiama Maria “corredentrice” e nemmeno perché Dio le mostra l’inferno pieno di anime e di ecclesiastici che tradendo la vera dottrina della Chiesa hanno contribuito alla dannazione di numerose persone; ma perché dimostra la potenza dell’amore incarnato.
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Santa Veronica Giuliani (1660-1727), nata a Mercatello sul Metauro (PU), definita da papa Pio IX “un gigante della fede”, va infatti controcorrente soprattutto perché testimonia l’abisso infinito dell’amore di Dio per gli uomini. Un amore che sceglie la Croce volontariamente e che pur di salvare i peccatori cerca persone disposte a offrire la vita per loro. Un amore così folle da spingere santa Veronica a desiderare di stare con il suo amato sempre, anche sul Calvario e a costo di sofferenze indicibili, ricevendole senza sosta per tutta la vita insieme al dono delle stigmate.
Questo e molto altro è raccontato dal film “Il risveglio di un gigante” (distribuito nelle sale su richiesta) sulla vita di una santa che non ha nulla da invidiare a Caterina da Siena, Teresa D’Avila o Giovanna d’Arco e a cui Dio concesse grazie uniche, tanto da far dire a papa Leone XIII che “solo la madre di Dio ne fu più onorata (di grazie, ndr)”. A lei che parlò, toccò e visse tutta la vita faccia a faccia con Gesù e Maria, il Signore infatti rivelò: “Ho aspettato la tua nascita da tutta l’eternità”.
Perché tanta attesa e brama? Basti pensare che fin da neonata la santa rifiutò il latte materno nei giorni di digiuno e penitenza stabiliti dalla Chiesa; addirittura a cinque mesi, nel giorno della festa della Santissima Trinità, si alzò in piedi e, a braccia aperte, andò incontro ad un quadro di casa che rappresentava la Trinità. Già a 7 anni, sofferente per la morte della madre, cominciò a desiderare di patire insieme a Cristo per la salvezza dei peccatori, tanto da inventarsi penitenze incredibili e umanamente insopportabili senza la grazia divina.
Questa santa, che poi sarà obbligata dal vescovo a scrivere i dettagli di tutta la sua vita, un’esperienza mistica continua contenuta in un diario di oltre 22 mila pagine (pur incapace di scrivere del tutto correttamente Veronica arrivò a profondità teologico-filosofiche impressionanti), fa comprendere bene che cosa sia l’Eucarestia. Già da bambina la desiderava avvertendo un profumo soave uscire dalla bocca di quanti ricevevano la Comunione. E quando a dieci anni prese in bocca l’Ostia, provò la potenza dell’amore di Cristo che si sprigionava in tutto il suo corpo.
Dal docu-film, in cui vengono intervistati i massimi esperti viventi della vita di questa santa misteriosamente sconosciuta, si comprende che la missione di Veronica nella Chiesa pare cominciare ora. Gesù le rivelò infatti che “questi scritti devono andare in tutto il mondo” e soprattutto che “questi scritti sono per la difesa della fede”. In effetti Veronica parla della centralità di Maria per la salvezza della Chiesa, dell’amore e il rispetto che si deve all’eucarestia, del valore del sacrificio per la salvezza delle anime e descrive l’inferno e il purgatorio come realtà esistenti e per nulla edulcorabili. Soprattutto Veronica, accettando patimenti, digiuni di anni e umiliazioni, ricorda ai cristiani quanto dice Gesù, sul fatto che “chi vuole essere mio discepolo prenda la sua Croce e mi segua”. Nella sua impostazione monacale poi la difesa della dottrina della Chiesa era così centrale che alle novizie prima di insegnare la spiritualità francescana faceva studiare il catechismo. Mentre nei suoi scritti vengono confutate le eresie e confermati i dogmi.
Ultima di sette figlie, dopo aver lottato per diventare monaca cappuccina, entrata in convento farà una battaglia spirituale incredibile, provando repulsione e sentendosi come in prigione, sebbene a sostenerla ci fosse sempre Cristo che non le fece mai mancare la sua presenza ricca di doni mistici e di un amore abissale. Per questo il diavolo la attaccò, sia spiritualmente sia fisicamente rompendole più volte il femore, riguarito ogni volta miracolosamente da Dio.
Dopo centinaia di esperienze estatiche che anche i più grandi santi hanno ricevuto solo poche volte nella vita, gli verranno donate anche le stigmate. E qui, creduta indemoniata, subirà ingiustizie tali da far piangere. Quando poi la Santa Sede riconobbe la veridicità della sua esperienza, venne eletta badessa, ma sentendosi ultima e incapace, consegnò le chiavi del monastero alla Madonna che le promise di fare lei da badessa. Le novizie testimonieranno che quando Veronica parlava a volte la sua voce mutava completamente: era quella di Maria. In monastero riuscì con la carità a governare e ottenere tutto, tanto che politici e alti prelati cercarono il suo consiglio.
Dopo aver già visto i suoi peccati nell’Aldilà, di cui “non posso spiegarvi la bruttezza”, la santa negli ultimi 12 anni della sua vita sperimentò un amore tale da dire: “Vedo che sono nulla…le ingratitudini…di un’ingrata creatura…oh amore poco conosciuto…da me in particolare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le ultime battute del suo diario dettate dalla Madonna: “Di tutte queste cose tu non conoscesti niente, eppure desti consentimento a tutte, secondo il volere di Dio”. Sì perché il sacrificio più grande, quello per cui era ferocemente odiata dal diavolo, non fu quello delle penitenze insopportabili o delle umiliazioni attraverso cui salverà un numero elevatissimo di anime, ma quello del rinnegamento totale della sua volontà umana per fare quella di Dio. Veronica era così obbediente, che persino per morire, in un’agonia straziante da 33 giorni, chiese il permesso al sacerdote al suo capezzale.
Solo dalla fine degli anni Ottanta intorno a lei sta crescendo una grande devozione e sequela al suo messaggio (rapita in estasi, vide nel Sacro Cuore di Gesù molte delle anime che avrebbero fatto conoscere la sua vita e i suoi scritti). Davvero la missione di Santa Veronica pare una riparazione ai peccati dentro e fuori la Chiesa dei nostri tempi, in un mondo in cui la fede cattolica vive una crisi profonda e in cui l’umanità vuole sostituirsi a Dio imponendo la propria volontà contro la dottrina o stabilendo l’inizio e la fine della vita.
Veronica invece accettò la chiamata a fare la Guerra con la Croce in mano, come le disse Gesù, proprio perché non confidò mai in se stessa, nelle sue capacità o nelle sue forze (non c’è traccia di moralismo o giansenismo in lei che alle novizie, che le rispondevano di stare svolgendo tutti i loro compiti, diceva: no, amate il Signore!), anzi non cercò mai la sua volontà, facendo solo la strada che Dio aveva preparato per lei. Perché “l’amore si è fatto trovare, questa è la causa del mio patire e del mio gioire. Ditelo a tutte”.