Gli scienziati hanno analizzato delle persone dall’adolescenza alla morte (lo studio è iniziato nel 1938!) e sono giunti a conclusioni sorprendentiLa psicologia positiva è l’area della psicologia che studia i fattori che fanno sì che le persone si sentano soddisfatte della propria vita. Visto che sono piuttosto scettica nei confronti dell’auto-aiuto, l’idea che ci sia un settore di studi serio che tratta strategie e abitudini che migliorano la nostra vita mi affascina.
Tempo fa ho assistito quasi per caso a un documentario splendido sulla felicità, “Happy”. Non è nuovo, è del 2011, ma era qui sul Netflix tedesco e mi è sembrato un’ottima cosa da guardare prima di dormire. Nel film vengono intervistati vari ricercatori di psicologia positiva e persone che si ritengono felici in generale, e la grande conclusione è che tutte le cose che la gente persegue freneticamente nel mondo occidentale (fama, denaro ecc.) non sono fattori importanti perché la gente si senta soddisfatta della vita.
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In base alle deposizioni raccolte, per la gente contano i rapporti, l’attività fisica, il contributo alla società e il coltivare un certo senso di fascino nei confronti della vita. Una delle testimonianze più belle è quella di una donna splendida che ha subìto un incidente automobilistico ed è rimasta sfigurata in viso. Il matrimonio è finito e non si è uccisa solo perché voleva aspettare che il figlio crescesse per potersi suicidare senza che le rimordesse troppo la coscienza. Ma poi ha conosciuto un uomo, si sono innamorati e lei è riuscita a ricostruirsi una vita. E alla fine della testimonianza dice che può sembrare una bugia ma è molto più felice ora e con questa relazione di quando era bella, prima dell’incidente, ed era sposata.
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Un’altra cosa splendida a cui ho assistito sulla felicità è stata una conferenza TED. Il conferenziere era il 4° direttore di uno studio di Harvard sulla felicità umana iniziato nel 1938. È probabilmente lo studio più lungo sul tema mai realizzato al mondo. I ricercatori hanno analizzato degli uomini nell’adolescenza e in età giovanile e li hanno seguiti per tutta la vita. Facevano esami medici, rispondevano a questionari sulla loro vita e su come si sentivano. Alcuni partecipanti oggi hanno quasi 90 anni.
Il direttore della ricerca ha spiegato che dopo aver seguito la vita della persona per decenni, la conclusione più certa è che non è la fama né il denaro a dare la felicità, ma i buoni rapporti, e questo non ha necessariamente a che vedere con la quantità di amici che si hanno o col fatto di essere sposati o meno. Alla fin fine, ci sono molte persone sposate che si sentono sole.
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Secondo i ricercatori, il cervello delle persone nella vecchiaia funziona meglio se sentono che ci sono persone nella loro vita su cui poter contare. E un’altra conclusione: la solitudine uccide! Sì, gli uomini che dicevano di sentirsi soli in media hanno vissuto meno!
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]