Carissima sconosciuta,
sono Paola. So che sei incinta e non vorresti.
Capisco la rabbia, il terrore, il rifiuto.
Succede, sappilo, anche a chi è sposato felicemente di provare un po’ di fastidio, di paura. A volte, per qualcuna, può essere vero e proprio panico. Posso immaginare quale grado di angoscia possa prendere te ora. So che sei sola e che la relazione dentro la quale è stato concepito questo bambino (o sarà una femmina?) ora è strappata. Forse irrimediabilmente? Non lo so. Non so nemmeno se lo sai tu.
Ma passa. Questo stadio si supera.
I primi tempi sono proprio quelli in cui si è più incerte, riluttanti e fragili e non ha senso prendere una decisione definitiva quando noi non lo siamo perché siamo attraversate da tempeste ormonali, cambiamenti enormi, pianti, paure, orizzonti che cambiano e difficoltà che sono o anche solo sembrano delle montagne.
Certo, lo so che c’è un limite legale di tempo entro il quale il nostro Stato ha legiferato che si possa interrompere la vita del bambino che sta maturando nel nostro utero. Lo so. Pensa che a me una ginecologa ha imposto di anticipare l’ecografia morfologica perché non era sicura che non avrei cambiato idea in caso di malattia.
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Ma noi non siamo donnette. Non ci appoggiamo solo a ciò che proviamo. Anzi, no. Di più Crediamo a ciò che proviamo davvero e non ai pensieri ondivaghi e febbrili che scorrazzano per le nostre menti. No. Siamo più vere di così. Intuiamo perché andiamo in fondo, dentro, fino in fondo a dove sentiamo davvero.
Aspetta. Aspetta. Concentrati sull’oggi. Se riesci piano piano pensa alla tua infanzia poi vai indietro ancora un po’ e pensati nella pancia di tua mamma. Sarà stata una madre meravigliosa oppure no, non lo so. Sarà stata sostenuta da subito da tuo padre? Chissà.
Ma tu, lì eri già tu. Sicura. Amata, nutrita. Protetta. Al caldo. Tutta un brulicare di cellule e tessuti che si sviluppano intorno ad un cuore che già dopo pochissimi giorni batte. E ti hanno lasciata crescere fino a che hai dovuto nascere. Hanno lasciato che tu ti facessi. Senza crearti loro, senza decidere come dovessi essere. Ti hanno permesso di essere nel mondo.
Certo che la vita è dura ma lo riconosci, sono sicura, nel tuo cuore, nei ricordi più puri della tua infanzia che la vita è un regalo tanto grande che neanche si riesce a pensare tutto insieme. Eppure sappiamo vivere. Impariamo già da embrioni dove andare ad impiantarci. C’è una forza in noi che ci guida.
Eri femmina già in utero. E questo ti ha regalato o inflitto questa capacità. Sei capace di dare spazio ad un’altra persona. Ti somiglierà, lo sai? Ad un certo punto all’improvviso farà un gesto che non può avere imparato ma che deve avere già dentro di sé.
La tua vita cambierà, ma lo farà in ogni caso. E se andrai a subire l’intervento di aspirazione del bambino dal tuo utero toglierai per sempre dal tuo utero e dal mondo quell’uomo o quella donna. E ti farà anche male fisicamente.
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Posso suggerirti, almeno, di aspettare un po’ e di provare a stare con qualcuno che ti vuole bene e non ti giudica?
L’aborto è una enorme menzogna. Ucciderebbe anche te. E non avresti, dopo, nemmeno il diritto di dirlo perché ci hanno convinte per anni che sia solo un diritto. E il tuo a nascere?
Io ho 4 figli. Ora che ci sono, ti assicuro, sembrano tutti irrinunciabili. Lo sono. E anche insopportabili e pesanti e a volte accidenti! E pensi che è proprio una grandissima fatica. Sì. Lo è. Ma i giorni durano tutti e sempre 24 ore. E la gioia enorme che proverai quando guarderai in faccia il tuo bambino ti guarirà da tutto. Da tante cose. Sarà un vero incontro. Sarà un cambiamento profondo. Non una magia. Non una favola. Non tutto rose e fiori. Anche spine. Ma attorno, a corona, di una presenza così esaltante che davvero ti chiederai come avresti potuto farne a meno.
Non farne a meno. Non farcene fare a meno.
Ti aiuteremo.
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