“Un missionario ha raccontato un fatto che mi ha colpito. Questa storia è rimasta per sempre incisa nel mio fragile cuore di neomamma”La foto di Dayna Mager che dorme accanto alla figlioletta Luella è diventata virale in Internet qualche anno fa, e di tanto in tanto salta fuori sulle reti sociali. Non è solo la foto a richiamare l’attenzione, ma il messaggio che Dayna scrisse per tutte le mamme del mondo:
Questa foto è stata scattata qualche settimana fa. Sì, sono entrata nel lettino per calmare mia figlia, che gridava col faccino inondato di lacrime per il dolore dei dentini che stanno iniziando a spuntare. Mio marito è arrivato a casa e ha scattato la foto. La sto pubblicando perché coglie l’essenza del mio cuore e della mia motivazione. Ero lì, al culmine di questa cosa bellissima e impegnativa chiamata maternità, quando ho fatto una promessa a mia figlia.
Una delle prime volte in cui mio marito ed io siamo usciti dopo la nascita di nostra figlia Luella siamo andati a una conferenza in cui un missionario ha raccontato un fatto che mi ha colpito.
Questa storia è rimasta per sempre incisa nel mio fragile cuore di neomamma, già tanto scosso dagli ormoni e che è diventato cento volte più fragile dopo aver ascoltato questa vicenda.
Il missionario ha raccontato che in uno dei suoi viaggi aveva visitato un orfanotrofio. Era già stato in molti orfanotrofi, ma questo era diverso. È entrato nella nursery, in cui c’erano più di cento culle allineate con i piccoli dentro. È rimasto colpito perché l’unico suono che si sentiva in quell’ambiente era quello del silenzio. Un suono estremamente raro in qualsiasi nursery, soprattutto se ospita più di cento bambini.
Allora si è voltato verso una delle assistenti e le ha chiesto perché fosse tutto così silenzioso. Non dimenticherò mai la risposta che l’assistente ha dato al missionario.
Questa risposta è il motivo per il quale in questa foto sono nel lettino di mia figlia.
L’assistente ha guardato il missionario e gli ha detto:
“Dopo essere stati nella nursery più o meno una settimana e aver pianto per ore e ore, smettono quando si rendono conto che nessuno andrà ad assisterli”.
I bambini smettono di piangere quando si rendono conto che nessuno andrà ad assisterli.
Quando capiscono che nessuno verrà nell’arco di dieci minuti, né in quattro ore, e forse mai.
Sono rimasta sconvolta.
Avrei potuto letteralmente raccogliere i pezzi del mio cuore dal pavimento di quell’auditorium, ma anziché far questo si è risvegliato in me un desiderio… una promessa nel mio spirito.
Siamo arrivati a casa, e mentre cullavo la mia piccola Luella, il suo corpicino contro il mio, le ho fatto una promessa. Le ho promesso che sarei sempre corsa da lei. Sempre. Alle due del mattino, quando avessi sentito il suo pianto attraverso il monitor, sarei corsa da lei. Quando si farà male per la prima volta, la prima volta che le si spezzerà il cuore io sarò lì, al suo fianco.
Sarò lì per abbracciarla, per sentirla. Le mostreremo, con il nostro pianto e con le frustrazioni che proviamo di tanto in tanto, che possiamo piangere, sì, che possiamo sentire. Che saremo sempre un posto sicuro e che potrà sempre ricorrere a noi.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]