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Il dilagare della pornografia genera mostri

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Silvia Lucchetti - Aleteia Italia - published on 11/07/17
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200 ragazzine minorenni inglesi, tra i nove e i quindici anni, si sono sottoposte ad un intervento chirurgico per modificare la propria vaginaMi ricordo che da bambina il mio sogno era quello di avere una cucina grande come quella di mia madre. Quando lei mi comprò una mini-cucina giocattolo cominciai a piangere a dirotto perché era finta, di plastica e piccolissima. Una cucina altezza Barbie, con le finestre rosa, il forno che non si apriva, il lavandino disegnato su un adesivo. Da perfetta femmina capricciosa con le manie di grandezza desideravo la versione big! Allora mio nonno mi comprò le pentole, badate bene: le pentole, non le pentoline di plastica, con il piattino rosso e la forchettina arancione. No! Le pentole vere! Con i tegami e i coperchi! Io ne restai estasiata! Pensai che finalmente qualcuno mi aveva capita!

Chissà care lettrici quante storie buffe come la mia potreste raccontare anche voi!

Chi voleva il castello, chi l’aspirapolvere, chi un cavallo, chi la coda da sirena come Ariel!



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Ma non mi è mai capitato di sentire che una bambina desiderasse di avere una vagina diversa.

Quando ho letto l’articolo sul sito di Vanity Fair (8 Luglio 2017) sono rimasta scioccata!

Titolo: «Vorrei una vagina come quella di Barbie».

Sottotitolo: «In Inghilterra, 200 ragazze, minorenni e di età in molti casi non superiore ai 9 anni, in un anno si sono sottoposte a un intervento di chirurgia per modificare la propria vagina».

Sì, avete letto bene. Inghilterra. 9 anni. 200 ragazzine. DUECENTO.

Tra il 2015 e il 2016, ci informa Vanity Fair, almeno 200 ragazze minorenni, molte di soli nove (9!) anni, più della metà sotto i quindici, hanno fatto richiesta al Sistema Sanitario Inglese per un intervento chirurgico sulla loro vagina. In Inghilterra interventi di questo tipo sono eseguiti dal Sistema Sanitario Nazionale solo per ragioni mediche, non per esigenze estetiche.



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«Le ragazze sanno che otterranno l’operazione se diranno che la loro condizione ha conseguenze sul loro rapporto con lo sport, il sesso. Sanno che questo è il tasto su cui fare pressione». (Vanityfair.it 8 luglio 2017)

La trasmissione Victoria Derbyshire show, che ha rivelato questa tendenza, ha fornito i dati e invitato in studio la dottoressa Naomi Crouch, direttrice della Società di Pediatria e Ginecologia per adolescenti inglese, che ha espresso profonda preoccupazione per questa situazione.

«Le ragazze spesso dicono “la odio”, “non mi piace”, “vorrei non averla” e provare questo tipo di sentimento per una parte così intima del proprio corpo è molto doloroso». (Vanityfair.it 8 luglio 2017)

Alcuni esperti sottolineano che questa “dismorfofobia” sia causata dalla sovraesposizione di bambini e ragazzi a materiale pornografico ormai di facilissimo accesso (basta un cellulare con connessione ad internet), gratuito e consumabile in maniera anonima.

Forse non ci rendiamo conto di quanto la pornografia sia mortifera! Di quanto sia pervasiva e violenta! Soprattutto quando “inflitta” a bambini e giovanissimi! Il controllo dovrebbe essere maggiore, questi siti dovrebbero essere chiusi, i genitori dovrebbero sempre vigilare, bloccare sui tablet, pc e televisori di casa l’accesso ai portali pornografici. E anche se durante le altre attività della giornata i figli non sono sempre sotto il controllo familiare, bisognerebbe invitare la scuola ad una attenzione maggiore e così anche gli insegnanti di ginnastica, danza e calcio.



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Spesso la prima esperienza con il porno non è ricercata dal singolo ma imposta da un amico, da un compagno di scuola e rappresenta un trauma. Come spiega la sessuologa belga Thérèse Hargot nel libro “Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)” che sottolinea come per molti ragazzi l’incontro con il porno sia un’esperienza “inflitta da un altro, volontariamente o involontariamente. In questi casi sono immagini imposte a uno spirito che non ne formulava il desiderio. C’è una specie di stupro, uno stupro dell’immaginario”.

L’articolo di Vanity Fair prosegue con la testimonianza della dottoressa Paquita de Zulueta, ginecologa con oltre 30 anni di esperienza:

«Mi è capitato di incontrare bambine di 11, 12, 13 anni insoddisfatte della propria vulva. Pensano che sia della misura e forma sbagliata. A volte sembrano disgustate, vorrebbero che la loro vagina fosse invisibile come quella di Barbie».

Una vagina invisibile come quella di Barbie. Siamo alla follia!

Quale solitudine, quanta confusione e sessualità “avvelenata” anche dallo spavento di immagini distorte che possono indurre al rifiuto della propria femminilità, devono vivere bambine e ragazzine così giovani per arrivare a pronunciare frasi simili?


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Non è assurdo comunque che i genitori le accontentino? Invece di aiutarle o farle aiutare per affrontare le problematiche alla base delle loro assurde richieste?

Non è inconcepibile e insano che le autorizzino a sottoporsi ad un intervento chirurgico con tutti i rischi che comporta per rifarsi la vagina? Come se stessimo parlando di una maschera nuova per carnevale, di una passata di glitter sulle unghie?

Tutto questo avviene nella moderna Inghilterra!

Ha scritto bene Silvia Pardolesi, moglie di Mario Adinolfi, giornalista, scrittore, presidente del Popolo della Famiglia, sul suo profilo facebook commentando il pezzo di Vanity Fair:

“In Inghilterra deve esserci evidentemente qualcosa che non va. I genitori di Charlie non possono avere il diritto a scegliere di far vivere il loro bambino ma i genitori di bambine di 9 anni possono tranquillamente portarle a rifarsi la vagina (e mi viene da vomitare al solo pensiero…). Gli inglesi, a questo punto, mi fanno un po’ paura…”.

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