Il pretorio era la residenza del governatore romanoIl Museo della Torre di Davide, nella Città Vecchia di Gerusalemme, ha avviato dei tour guidati nel luogo in cui si ritiene fosse situato il palazzo di Erode il Grande.
Le rovine sono state trovate sotto una prigione di epoca ottomana, la Kishle, e sono state oggette di scavo tra il 1999 e il 2000. Il sito è rimasto chiuso al pubblico fino al 2015 per via dei fondi limitati.
I resti della struttura sottostante sono stati identificati come il pretorio, la residenza del governatore romano. Questo ha portato gli archeologi a credere che possa trattarsi del luogo in cui Ponzio Pilato condannò Gesù.
Bible History Daily spiega come siano riusciti a stabilire che si trattava del pretorio:
“Il palazzo di Erode non era un edificio, ma un complesso”, ha detto Shimon Gibson a Bible History Daily. “Il complesso era ideale per i governatori romani”.
In The World of Jesus, Gibson spiega perché è probabile che il pretorio fosse situato all’interno del complesso del palazzo di Erode:
“È indubbio che nelle occasioni in cui [Pilato] risiedeva a Gerusalemme, soprattutto nelle festività ebraiche, risiedesse nel vecchio palazzo di Erode, situato nella zona occidentale della città, noto anche come pretorio. Il termine pretorio si potrebbe riferire a un palazzo o a un sito militare giudiziario, ma è probabile che a Gerusalemme si riferisse all’intero complesso del palazzo, che a nord includeva gli edifici usati a scopi residenziali e a sud le caserme militari”.
Quando il Museo della Torre di Davide ha aperto il sito ai visitatori un anno fa, la direttrice Eilat Lieber ha espresso al Washington Post il suo desiderio di vederlo diventare parte della Via Crucis, il cammino percorso da Gesù mentre andava ad essere giustiziato.
La Via Crucis inizia alla Fortezza Antonia, a ovest della chiesa del Santo Sepolcro, ed è caratterizzata da 9 stazioni. Le altre 5 si trovano all’interno della chiesa del Santo Sepolcro. Il percorso attuale è stato stabilito nel XVIII secolo.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]