Chris Gard: “E’ tempo che vada e che stia con gli angeli”Connie e Chris Gard alla fine hanno annunciato la fine della battaglia legale tra loro e il Great Ormond Street Hospital di Londra, per applicare al piccolo Charlie le cure sperimentali negli States o altrove. E’ una batosta per questa famiglia inglese che ha combattuto per il diritto alla vita del loro piccolo figlioletto di pochi mesi ed affetto da una rarissima malattia neurodegenerativa. Al dramma della vicenda, che ha appassionato la stampa e il pubblico in tutto il mondo, facendo intervenire anche il Dipartimento di Stato americano che aveva garantito un permesso permanente al piccolo Charlie per permetterne le cure, si aggiunge ora la grottesca beffa di venire a conoscenza degli esiti dei nuovi esami disposti dal giudice direttamente in Aula di tribunale
Per il giudice e gli avvocati della famiglia Gard e dell’ospedale è stato un fine settimana di studio sulle risultanze dei tre esami clinici – un elettroencefalogramma, una risonanza magnetica al cervello e un’altra all’intero corpo del bambino – realizzati nella settimana appena conclusa su richiesta dell’équipe internazionale guidata dal neurologo americano Michio Hirano, cui si deve la terapia sperimentale invocata dai genitori di Charlie, e dallo specialista dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, Enrico Silvio Bertini.
La sommaria divulgazione del loro esito da parte dell’avvocato dell’ospedale londinese Katie Gollop durante l’udienza tecnica di venerdì pomeriggio davanti all’Alta Corte aveva suscitato la comprensibile reazione di Connie e Chris Gard, che ancora non sapevano nulla sulle risultanze delle analisi. Un altro segnale del clima di aspra contrapposizione tra la famiglia Gard e il Gosh, il cui legale è sembrato perseguire una strategia alquanto spregiudicata avendo come obiettivo la conferma delle quattro sentenze che autorizzano l’ospedale a lasciar morire il piccolo (Avvenire, 24 luglio).
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È nel rapporto vitale con i genitori che sta l’interesse vero di Charlie
Finisce così una lunga sfida legale, ma anche una battaglia non solo per il diritto alle cure ma per la determinazione del diritto dei genitori a fare tutto quanto in loro potere per salvare la vita di un figlio. Sono le 14.30 quando il legale dei genitori di Charlie Gard ha pronunciato in aula la parola fine. «È troppo tardi per tentare il trattamento sperimentale richiesto da mesi, è troppo tardi per Charlie». I genitori ritirano la richiesta di trasferirlo negli Stati Uniti per la terapia sperimentale, il processo si chiude senza verdetto. E l’avvocato della coppia, Grant Armstrong, ha fatto sapere che saranno i genitori a discutere con l’ospedale Great Ormond Street di Londra il modo con cui il figlio Charlie debba morire (Corriere della Sera, 24 luglio).
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La reazione del padre di Charlie, che ora con la compagna Connie dovranno parlare con l’Ospedale per le cure palliative che saranno necessarie per quello che sembra l’unico decorso possibile: la morte del bimbo.
“E’ tempo che vada e che stia con gli angeli”. Lo ha detto Chris il padre di Charlie Gard. Secondo il padre troppo tempo è stato perso nelle aule di tribunale per cercare cure sperimentali. “Non vivrà fino al suo primo compleanno”, che è tra due settimane, ha aggiunto Chris Gard in lacrime davanti all’Alta Corte. “Siamo così addolorati per non essere riusciti a salvarti”, ha concluso (Ansa, 24 luglio).
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Charlie Gard: fare la cosa giusta per i motivi corretti
“Papa Francesco sta pregando per Charlie e per i suoi genitori e si sente particolarmente vicino a loro in questo momento di immensa sofferenza”: a dichiararlo è stato il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke. “Il Santo Padre – ha proseguito il portavoce – chiede di unirci in preghiera perché possano trovare la consolazione e l’amore di Dio” (Agensir, 24 luglio)