Prima di conoscere la prova della separazione o del divorzio, volevano fondare un focolare domestico cristiano. Come fanno, malgrado il fallimento, Hermine, Claire, Caroline ed Eric ad andare avanti nel loro impegno di educare i bambini nella fede? Ce lo raccontano…
Domenica mattina, in una chiesa parigina suona la campana della sagrestia ed esce il prete per la messa. Hermine ci va coi suoi due figli. Dalla separazione dal marito, che è stata anche difficile, cerca di mantenere una relazione della sua famiglia con Dio, per quanto a singhiozzi. Nel timore di essere rigettata da un “ambiente borghese” e col sentimento di essere “marginalizzata”, Hermine confida di non essere più andata a messa per molto tempo per via degli stessi cattolici. «Ho sviluppato una grande diffidenza! Ne ho incontrati di meravigliosi, luminosi! Ma la mia storia mi ha marginalizzata», confida la giovane donna, distrutta dal non essere più “normale”.
«Un amico mi ha preso sotto le sue ali e mi ha riportata a messa», dice ancora.
Ci sono tornata principalmente per amicizia nei suoi confronti. Mi sento così in difficoltà. Avevo vissuto l’inferno, nel mio matrimonio: aggredita e violentata. La realtà dei ragazzi che incrociavo mi riportava all’orrore della mia storia e ai rimpianti di ciò che avrei dovuto vivere.
Riportata a suo agio nel proprio contesto, Hermine ha trovato ormai una parrocchia dove si sente bene: «La gente non sta lì né per giudicare né per mettersi in mostra. Ci sono persone di tutte le classi e di ogni etnia». Per quanto riguarda il catechismo, i bambini di Hermine sono iscritti in una scuola privata: «Questo facilita il tutto. Ho bisogno di passare la fiaccola per la trasmissione della fede», dice.
I bambini e la loro fede, il danno collaterale di un divorzio?
Caroline ha, anche lei, il sentimento di arrampicarsi sugli specchi:
Dalla nostra separazione il mio ex marito non va più a messa; già non ci andava da diversi anni. Ma adesso si oppone anche a che io dia un’educazione cristiana ai nostri bambini… Arriva perfino a dire loro che Dio non esiste e che io racconto loro delle bugie.
Per Claire è più complicato:
Tra gli orari incompatibili per una madre single che lavora e l’impressione che i miei bambini fossero fuori posto in mezzo a delle famiglie “classiche”, ho abbandonato. Li porto spesso a stare con delle suore. Vedono che lì ricevono Gesù all’ennesima potenza. La faranno lì, la prima comunione. Non avevo il coraggio di affrontare la mia solitudine in mezzo a una parrocchia.
E la fede di un genitore separato, in tutto ciò?
«Con tutto ciò che mi è capitato, ho perso la fede», dice Hermine.
Eric, al contrario, ha rinverdito il rapporto con Cristo, nella prova. Questo padre non era molto praticante, prima del divorzio.
All’indomani della separazione e delle seccature che me ne sono derivate ho ritrovato una pratica più intensa della mia fede, soprattutto nella preghiera quotidiana. In parte è quello che mi ha fatto tenere duro in questo periodo turbolento.
Per questi genitori, malgrado l’angoscia di fallire e l’incertezza quanto al loro proprio futuro, permane la speranza. Caroline si sbottona e dice:
Mi sento molto in colpa per non essere riuscita a dare ai miei bambini l’educazione cristiana che volevo per loro. È per me una grande sofferenza. Allora faccio quello che posso, e poi li affido nelle mani del buon Dio…
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]