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Santa Francesca Cabrini: «Io posso tutto in Colui che mi dà forza!»

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Silvia Lucchetti - Aleteia Italia - pubblicato il 21/09/17
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La storia di una donna semplice ma ricca di forza, desiderosa di far conoscere e amare Gesù Il 22 dicembre di quest’anno ricorreranno 100 anni dalla morte di santa Francesca Saverio Cabrini. In occasione di questo speciale anniversario fra Roberto Brunelli del Centro Missionario Francescano delle Marche ha realizzato un libro divulgativo sulla vita della santa: “Francesca Saverio Cabrini. La Santa dei due Mondi”.

Conoscere la vita dei santi è un’occasione per sentirli più vicini e meno impomatati di come li vediamo nelle immaginette. Non santini ma santi veri, uomini e donne compiuti, per riprendere le parole di don Luigi Maria Epicoco.

UN SEGNO DAL CIELO: UNA COLOMBA BIANCA IL GIORNO DELLA SUA NASCITA

Francesca nacque il 15 luglio 1850 a Sant’Angelo Lodigiano, penultima di undici fratelli, venne al mondo due mesi prima del tempo. Accadde un fatto straordinario la mattina del parto:

“Il 15 luglio del 1850, alle 11, nel cortile di casa Cabrini, venne a posarsi uno stuolo di candide colombe mai viste né prima, né dopo. Il capo di famiglia non vide di buon occhio quell’invasione che minacciava il frumento steso a seccare, e valendosi di uno scudiscio tentò più volte di cacciarle via, ma quelle ritornavano sempre; a un tratto una di esse rimase impigliata all’estremità della frusta; egli allora la trasse a sé, l’accarezzò e la portò in casa: poco dopo nasceva la piccola Francesca. Non è da meravigliarsi che i due avvenimenti restassero uniti nei ricordi di casa Cabrini, a cui parve di scorgere nel fatto un lieto presagio”.

IL GIORNO DELLA CRESIMA

A otto anni, il 1 agosto 1858, le venne amministrato il Sacramento della Cresima. Parlandone con le sue figlie, dirà:

“«Nel momento dell’unzione del Sacro Crisma ho sentito ciò che non potrò mai esprimere… mi pareva di non essere più sulla terra; avevo il cuore pieno di una gioia purissima. Non so dire quel che provassi, ma so che era lo Spirito Santo». E aggiungeva alle parole un gesto suo speciale, che pareva esprimere come lo Spirito l’avesse circondata del suo lume, quasi coprendola con un manto”.

LA VOCAZIONE ALL’APOSTOLATO DELLE NAZIONI

Scorrendo le pagine la cosa che più stupisce è il grandissimo desiderio, nutrito fin dalla gionivezza, di dedicarsi alle missioni. L’abitudine della sua famiglia di riunirsi la sera a leggere gli Annali della Propagazione della fede fu decisiva per Francesca che cominciò a nutrire la vocazione di dedicarsi alle missioni e ad offrire piccoli sacrifici per questa intenzione.

«In Cina non vi sono dolci», pensava nella sua mente di bambina «e io che tanto desidero di andare là a far conoscere e amare Gesù, dovrei farne senza: cominciamo dunque».

LA NASCITA DELL’ISTITUO MISSIONARIO E LA PROVVIDENZA

Il 10 novembre del 1880 madre Cabrini insieme alle suore entrò per la prima volta nell’istituo missionario da lei fondato: «Sull’altare delle nostre case va sempre messa l’immagine del Sacro Cuore di cui le Missionarie sono vittime volontarie, e alla cui vista devono ispirarsi al sacrificio ed alla vera santità». Desiderosa di fare la volontà del Signore non ebbe mai preoccupazioni per le cose materiali, confidando pienamente nella Provvidenza Divina.

«La fiducia in Gesù è la nostra vita; e perciò bisogna sperare in Gesù e nella bontà del suo Cuore contro ogni nostra speranza. Parrà che Egli dorma tante volte sopra i mali che soffriamo, ma no, Egli è desto, e vigila su di noi. Dio che veste di gigli le valli e di fiori i campi, tanto più si prende pensiero di noi che siamo la porzione eletta del suo Divin Cuore».



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“VERAMENTE IL SIGNORE CI COLMAVA DI BENEFICI”

Un giorno un fornitore si presentò per essere saldato di un suo credito. La buona Madre diede alla Suora incaricata la chiave del cassetto dove teneva i denari. Andò la Suora alla scrivania, rovistò accuratamente fra le carte, ma visto che non c’era nulla, tornò dalla Madre con volto mesto: «Non c’è niente, proprio niente». La Madre si concentrò un momento in se stessa, poi, con serena tranquillità, disse: «Non hai guardato bene, guarda ancora». Il cassetto fu aperto e… un pacchetto di biglietti di banca, nuovi fiammanti, era là… Si contano: proprio quanto occorreva per saldare il debito. La Madre mentre raccontava questo fatto, molti anni dopo, con gli occhi brillanti di riconoscenza e di amore, soggiungeva: «Di questi fatti quanti se ne potrebbero narrare! Veramente il Signore ci colmava di benefici».


MADRE CABRINI A NEK YORK

Il desiderio che la madre serbava sempre nel cuore era quello di partire in missione per l’Oriente ma venne incaricata di occuparsi di New York vista la massiccia emigrazione degli italiani negli Stati Uniti. Giunta in America si convinse che proprio lì ci fosse bisogno di una missione visto il degrado in cui vivevano i nostri connazionali. Con le sorelle cominciò ad occuparsi di orfane e di tantissime famiglie, trovando grazie alla Provvidenza il denaro necessario per sostenere i più poveri. Restituì a queste persone dignità, speranza, fede.

SCUOLE, ORFANOTROFI, OSPEDALI

Furono moltissimi i viaggi che fece, nonostante la sua paura dell’acqua, per dare inizio alle sue opere e portare Gesù in ogni luogo del mondo. Infatti partendo con il minimo necessario e affidandosi a Lui riuscì a costrutire asili, case religiose, scuole, orfanotrofi, ospedali gratuiti. In 37 anni fondò 67 istituti, percorrendo 43.000 miglia per mare e 16.000 via terra. Morì, “stremata di lavoro e di gioia” il 22 dicembre del 1917 nell’ospedale da lei fondato a Chigago. Venne canonizzata il 7 luglio 1946 da Pio XII che pochi anni dopo, l’8 settembre 1950 la proclamò Patrona Universale degli Emigranti.

«l’italiano Colombo aveva scoperto l’America, ma solo lei, Francesca, aveva scoperto gli italiani in America».

L’IMPORTANZA DELL’UMILTA’

«Impariamo, o figliuole, a divenire umili, ben sapendo che Gesù ama gli umili, i piccolini, mentre resiste ai superbi, e questi umilia sino alla polvere. Se noi ci innalzeremo per l’orgoglio, Dio si allontanerà da noi e ci farà cadere in tenebre dense e palpabili. Se invece saremo umili, Egli si avvicinerà a noi, ci consolerà, esaudirà le nostre preghiere e ci rimanderà giustificate. Il buon Gesù non si fa molto attendere dalle anime umili, va presto ad esse, corre, vola, cerca di soddisfare i loro santi desideri. Anzi spesso avviene che, di alcune grazie non è stato richiesto, ma pure benignamente le dona, sentendosi potentemente attratto dal cuore umile. Siate umili per carità figliuole mie! Guai se Gesù ci troverà superbe, orgogliose, piene di noi stesse! Le grazie stanno sospese: o noi siamo umili e della vera umiltà semplice e profonda, e le grazie cadranno sopra di noi; o noi siamo superbe, piene di noi stesse, attaccate al nostro orgoglioso io, e le grazie si allontaneranno».



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IL VALORE DELLE PICCOLE COSE

Da piccole cose derivano le grandi e una delle prime risoluzioni è quella di attenersi alle piccole cose, che sono appunto quelle che fecero i gran santi che ora veneriamo.

Una donna semplice ma ardente, coraggiosa, umile, instancabile, che cercò continuamente lo sguardo del Padre.  Appassionata nel dedicarsi alle piccole cose così come alle grandi, sempre pronta ad accettare la Sua volontà, ad offrire a Lui dispiaceri, dolori, umiliazioni. Fragile di salute ma con un temperamento da guerriera e con una fiducia incrollabile nella Provvidenza.

I parroci interessati a distribuire il libro nelle loro parrocchie possono contattare il Centro Missionario Francescano: laperlapreziosa@libero.it

 

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