Cameron Smith spiega che è possibile essere un artista cattolico professionista nel mondo di oggiVenerdì 13 ottobre, l’arcivescovo Samuel J. Aquila di Denver, insieme al vescovo ausiliare Jorge Rodriguez e a tutti i pastori del nord del Colorado (Stati Uniti), ha consacrato l’arcidiocesi al Cuore Immacolato di Maria nel 100° anniversario dell’ultima apparizione della Madonna ai tre pastorelli di Fatima.
Durante la presentazione dell’arcidiocesi per la consacrazione ha spiccato un dipinto del Cuore Immacolato di Maria realizzato da Cameron Smith, che rappresenta Maria in uno stile tradizionale e tuttavia al contempo totalmente moderno.
Il Denver Catholic ha parlato con l’autore del dipinto e delle sfide del sopravvivere e fiorire come artista cattolico al giorno d’oggi.
L’articolo originale, da cui è stato preso questo estratto, si può leggere qui.
Come ha iniziato la sua carriera artistica?
Mi sono interessato all’arte fin da bambino. Ricordo i libri da colorare e i lavoretti dell’asilo e di essere stato uno degli “artisti” durante tutto il periodo scolastico. Al liceo il mio youth minister mi ha suggerito di provare la School of Design della North Carolina State University (NCSU), e ci sono andato. Mentre ero lì sono rimasto affascinato dalle belle arti, e all’ultimo anno ho avviato uno studio. Mi ero interessato a pittura, disegno, scultura, fotografia e altre discipline, ma nel processo di sviluppo dello studio ho deciso di concentrarmi sulla pittura. La complessità della pittura e il colore mi hanno colpito. Le possibilità sembravano così vaste…
Come ha decollato la sua professione come pittore? Cosa l’ha spinta a farla diventare un’attività full-time?
Non avrei potuto dedicarmi nel perseguire qualcosa a meno che non fosse profondamente significativo… e questo voleva dire definire l’arte. Ho concluso che l’essenza dell’arte è un interazione con lo Spirito Santo nel contesto di un certo mezzo. Una volta che ho colto questo fatto l’ho ritenuto una chiamata a perseguire l’arte. Il mio viaggio artistico ha rispecchiato la mia vita in molti modi. È un ciclo continuo di riconversione/impegno/rinnovamento.
L’aspetto della carriera, tuttavia, è un enigma con il quale ho lottato per anni e che è in continua evoluzione. Dipingere era il mio chiodo fisso mentre svolgevo vari altri lavori per sostenermi, e affinare le mie capacità è stato solo il primo passo nel costruire una carriera artistica. Nel 1998 ho ricevuto il mio primo vero incarico di belle arti, un ritratto ispirato a Degas. Dopo aver letto la Lettera agli Artisti di Papa Giovanni Paolo II, esprimere la mia fede apertamente nell’arte è diventato un vero obiettivo. Avevo iniziato l’apprendistato con uno scultore cattolico locale che mi ha fatto conoscere la Consacrazione Totale di San Luigi di Montfort, che ha influenzato molto la mia vita e la mia arte. Quell’estate (1999) ho conosciuto colei che sarebbe diventata mia moglie, Kristen, in un viaggio di missione. Nel 2002 eravamo sposati, aspettavamo il nostro primo figlio e ci preparavamo alla Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto, dove dovevamo lanciare Smith Catholic Art, il nostro apostolato di arte familiare. Cinque figli e 15 anni dopo, è un processo in costante sviluppo.
Qual è stato il percorso che l’ha portata a creare i dipinti del Cuore Immacolato di Maria e del Sacro Cuore di Gesù?
Il processo di dipingere il Sacro Cuore e il Cuore Immacolato è stato difficile e decisivo. Avevo voluto e cercato di dipingere le immagini dei due Cuori varie volte, ma non riuscivo a trovare l’ispirazione giusta. Le mie icone favorite, Van Gogh, Klimt, qualche artista contemporaneo, così come la mia esperienza di ritratti e di Kristen come modella mi hanno aiutato a produrre questa immagine. Mi ci sono voluti due anni.
Ho iniziato per conto mio, e un commerciante con cui lavoro è riuscito a trovare una commissione. È stata una grande grazia, perché mi ha costretto a superare molti momenti di frustrazione totale. Il “Cuore Immacolato di Maria” è stato il primo dipinto in cui ho combinato disegni e modelli astratti con un realismo più tradizionale. È un’idea che deriva dall’iconografia, ma volevo inserire le mie capacità e usare un modello di linguaggio che non alludesse ad altri in particolare. Doveva essere contemporaneo ma anche profondamente tradizionale. Il “Cuore Immacolato di Maria” ha illuminato e spianato la strada al “Sacro Cuore di Gesù”.
Quali sono l’aspetto più difficile e quello più gratificante dell’essere un pittore?
Perseguire seriamente l’arte tentando al contempo di guadagnarsi da vivere è una sfida enorme, come allenarsi per le Olimpiadi senza uno sponso. Aggiungendo al quadro una famiglia cattolica, direi che le finanze sono state senz’altro la sfida e l’ostacolo di maggior impatto. Sono estremamente benedetto, ad ogni modo, per il fatto che, anche se questo mi ha sicuramente provocato un bel po’ di stress, la Provvidenza mi ha donato grazie alle difficoltà una crescita artistica superiore a quella a cui avrei potuto sperare in altre situazioni. L’aspetto più gratificante è vedere che la mia opera ha avuto un impatto sugli altri, raggiungendo un punto nella crescita artistica in cui si sa senza alcun dubbio che un’opera d’arte è buona e cosa la rende tale, e partecipando così a creare bellezza.
Com’è andata con lo schizzo di San Giovanni Paolo II? Come ha influito sul disegno il fatto di averlo visto?
Il disegno, “Ritratto di un Santo”, è stato terminato all’inizio del 2001. Il successo del disegno ci ha dato l’idea di portarne delle copie stampate, e anche di un altro, alla GMG di Toronto. Appena un mese prima della GMG abbiamo avuto l’opportunità di andare a Roma e di vedere il Santo Padre. È stato a un’udienza del mercoledì, e stare nella stessa stanza con lui è stato toccante oltre ogni nostra aspettativa. Il suo amore era davvero palpabile.
È stato questo che ha ispirato il disegno, l’amore provato attraverso molti dei suoi scritti, inclusa la Lettera agli Artisti. La sua intensità e la sua passione, e la sua chiamata al discepolato e alla santità, erano così personali… Volevo catturare tutto questo, e questa immagine aveva una qualità penetrante. Avevo trascorso 10 ore lavorando su una piccola sezione. Mia moglie è tornata a casa dopo un turno infermierieristico di 12 ore e mi ha chiesto: “Cos’hai fatto?” E io ho indicato: “Qui”. In retrospettiva sembra quasi ridicolo, ma è così che si impara.
Quell’opera mi piace ancora molto. È così che ricordo Giovanni Paolo II il Grande – anziano ma vigoroso. È una vera figura paterna in molti modi. San Giovanni Paolo il Grande, prega per noi!
Su cosa sta lavorando ora, e perché?
Rendere l’arte cattolica disponibile è ciò che rende Smith Catholic Art un apostolato. Offrire gratuitamente immagini per le organizzazioni ecclesiali e missionarie è importante. La chiamata dell’artista cattolico consiste in parte nel rinnovare il volto della Chiesa. Può non essere fattibile con l’opera originale, ma visto che la maggior parte delle immagini è ora visibile in formato digitale e stampato c’è un grande potenziale. Attualmente sto lavorando a un dipinto di Nostra Signora di Guadalupe con un’organizzazione che altri artisti cattolici dovrebbero conoscere, la JPII Foundation for the Sacred Arts, www.sacredartnc.org. Il suo obiettivo è associarsi agli artisti fornendo un finanziamento di base per la realizzazione dei loro progetti. È un elemento fondamentale, che permette agli artisti di commercializzare il loro lavoro. La fondazione si basa su un concetto di finanziamento collettivo. Diretta da padre Michael Burbeck, è una visione ispirata per ricostruire una cultura dell’arte sacra.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]