Per opporsi al buio della grande apostasia di questo secolo e illuminare le donne confuse dal dominio del pensiero unico Care donne, lettrici, amiche,
è nato da poco il “Movimento femminile delle donne cristiane” su ispirazione di Giusy D’Amico, sposa, mamma, insegnante, presidente dell’Associazione “Non si tocca la famiglia”, membro direttivo del “Comitato difendiamo i nostri figli”, per cui offre un servizio come responsabile della commissione scuola.
Il Movimento, venuto alla luce il 19 luglio scorso nel primo anniversario della nascita al Cielo di Carmen Hernández – co-fondatrice del Cammino Neocatecumenale insieme a Kiko Argüello e Padre Mario Pezzi – è stato lanciato in rete l’8 settembre, in occasione della festa della Natività della Beata Vergine Maria. Leggiamo dalla pagina Facebook:
«È rivolto a tutte le donne, femmine, spose, amiche, madri, donne sole, consacrate, persone impegnate nella ricerca di un argine di senso che possa opporsi al relativismo imperante di questo tempo, per invitare a condividere un percorso certamente degno di combattenti ostinate. Non lo proponiamo come donne arrivate, o superiori a nessuna ma solo come persone profondamente coscienti della fragilità contenuta nei nostri vasi di creta, speranzose di essere in grado, al momento opportuno, di rivestirci di luce perché avremo conservato l’olio per lo Sposo.
Desiderose di fare dono ad altre donne di quella luce, affinché nessuna sia privata di questo incontro con Cristo, l’unico che può rispondere a tutte le nostre attese, che può saziare la nostra fame di pienezza, placare la nostra sete di essere guardate e riconosciute. Lui, l’Oriente fonte di luce, Lui la verità che risplende nella gratuità, Lui quel fruscio di passi nella mattina di Pasqua…».
Abbiamo quindi pensato di intervistare Giusy D’Amico per farci raccontare come è nata l’idea di fondare questo movimento.
Carissima Giusy, ti va di spiegare alle nostre lettrici cos’è il “Movimento femminile delle donne cristiane”?
Mesi fa mi è venuta un’immagine, è apparsa più volte alla mia mente come un sogno: una lunga fila di donne vestite di bianco che marciavano in silenzio con una candela accesa in mano. Ho vissuto un lungo periodo di malattia durante il quale mi sono sentita molto legata nella preghiera alla figura di Carmen Hernández. In quei giorni pensai che in fondo tutto il dramma che ha colpito e colpisce la famiglia – l’aborto, il divorzio, la distruzione del rapporto uomo-donna che oggi vive un momento di grande conflitto e che porta anche a tragiche conseguenze come la violenza – è iniziato dalla confusione nata con il femminismo radicale.
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La donna fin dalla creazione è stata sempre tentata, ed oggi più che mai rischia di rinnegare la propria vocazione, la chiamata alla maternità che biologicamente ha iscritta dentro di sé. Anche Carmen lo ricordava sempre: “La donna è fabbrica della vita”. Il demonio ha continuamente insidiato la donna per minacciare la sua collaborazione al progetto di Dio, e questa altissima vocazione è stata tradita dal movimento politico, culturale e sociale del radicalismo femminista, che ha cominciato a mettere profondamente in dubbio la missione femminile con lo slogan: “La maternità è l’oppressione della donna”, è un peso che la rende schiava, che non le offre la possibilità di realizzarsi.
Questa è la base su cui è cominciata la nostra riflessione, la mia e quella dell’amica Costanza Miriano a cui parlai del progetto e di tutte le altre – Chiara Iannarelli, Raffaella Frullone, Francesca Centofanti, Emanuela Pongiluppi Eleuteri, Laura Terrana, Sabrina Bosu, Rosaria Sarnataro – che si sono man mano aggiunte.
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Anche l’ideologia gender che proviene dai paesi del Nord Europa, dall’America, fin dagli anni 50’-60’, ha portato molta confusione sull’identità di genere, soprattutto quella femminile. Questa educazione di genere viene ad intaccare il rapporto e l’alleanza tra l’uomo e la donna. Noi pensiamo, anche come educatrici, che l’ideologia gender – che afferma di essere in grado di sconfiggere la violenza sulle donne – sia assolutamente falsa. Non è così! Anzi, i dati purtroppo dicono il contrario: in quei paesi il tasso di violenza sulle donne è molto più alto che in Italia. Allora perché dobbiamo importare un modello che si è rivelato fallimentare? Quando oggi ciò che è necessario è ricostruire un’alleanza tra uomini e donne? Un’alleanza forte, priva di una rivalità stupida volta a raggiungere una fantomatica parità che ci costringe dentro un calderone liquido dove tutto sembra essere miseramente uguale, senza alcuna distinzione. L’uomo e la donna non sono uguali, lo sono sul piano della dignità, dei diritti, delle opportunità, ma non sono uguali! Le nostre differenze compongono l’unità che da’ origine alla vita. Due corpi uguali non danno origine alla vita. Speriamo e crediamo che questo movimento possa aiutare le donne a salvaguardare la ricchezza delle differenze che ci contraddistinguono.
Giusy nel post su Facebook in cui annunci il debutto in rete del Movimento scrivi:
“Molte di noi seguono donne ferite, donne straordinarie e ordinarie, donne lontane e vicine, donne sostenute con la preghiera, con la nostra vicinanza, con la nostra testimonianza, annunciando loro di non abbattersi perché Cristo vince la condanna di vivere per se stesse”.
Vuoi commentarlo?
L’inganno del mondo è far credere alle donne che vivere per se stesse sia la chiave della felicità, a partire dal proprio corpo. Ma usarlo come strumento di piacere in assenza di un’autentica relazione con l’altro è egoismo, è una schiavitù. Noi vogliamo annunciare a queste donne che Cristo ha rotto le catene e, attraverso la maternità, ci ha liberato dall’egoismo di vivere solo per noi stesse. Perché vivere per se stessi è un lento suicidio, conduce all’isolamento e ad una solitudine assoluta che chiude in un laccio di morte.
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Perché tante donne cadono nell’inganno di vivere per se stesse?
Stiamo cadendo in questo tranello, perché è l’illusione di tutte le generazioni quella di pensare di poter essere più felici potendo usare il proprio corpo a piacimento. Questa è una tentazione molto seducente. La donna oggi più che mai deve essere bella, giovane, ci sono donne che a 50 anni ne dimostrano 30, oggi tutto deve ruotare intorno ad una società che privilegia il consumo e la produttività. A tal punto che alcune grandi aziende come Apple e Facebook sono arrivate a proporre come “bonus” alle loro giovani dipendenti di congelare i propri ovuli per rinviare il progetto di maternità visto come ostacolo alla carriera. Per mantenersi belle si va in palestra, si comprano creme, si fanno massaggi, ci si sottopone ad interventi chirurgici per nascondere i segni dell’età: tutto va nella direzione di un’immagine di donna che non invecchia mai, che fa mille cose, che è sempre sulla cresta dell’onda, che non può ammalarsi, non può invecchiare, sperimentare debolezze, fallire. Un modello esageratamente costoso sia in termini di investimento di energie psicologiche che economico. Questa prospettiva deve ovviamente negare la chiamata alla maternità, in quanto le si oppone come un intralcio, e quindi bisogna eliminare tutto ciò che ne ostacola la realizzazione. La bellezza oggi è indissolubilmente legata al successo: anche la mania dei selfie evidenzia questo continuo desiderio di apparire, quasi esasperato, di esserci sempre. Al contrario Maria è l’esempio di quanto sia fecondo il nascondimento perché la negazione di sé non significa rinunciare alla propria identità, ma donarla all’altro e vederla quindi moltiplicata. Il mondo ha paura di questa verità: ritiene che donarsi significhi negarsi, e non avere quindi identità. Mentre Gesù Cristo ha ribaltato tutto: più ci si dona più si è.
Cosa si prefigge di fare il Movimento?
Il Movimento in questo periodo storico in cui nasce tenta di creare un ponte per dire: noi ci siamo! Allora vogliamo incoraggiare le donne in difficoltà, ingannate, che vivono un combattimento, che sono schiave della trappola di vivere per se stesse, e far arrivare a loro la testimonianza di chi, illudendosi di poter vivere solo per sé la propria esistenza, ha fatto esperienza di come ciò porti invece alla “morte”, prendendo consapevolezza che la vita fiorisce e si espande solo donandosi. Il movimento non ha ancora un progetto preciso, scritto a tavolino, se non quello di raccogliere testimonianze, lettere, esperienze per sostenere le donne. A breve apriremo un blog per inserire spunti, storie, che per ora stiamo pubblicando sulla pagina Fb.
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Ecco il manifesto del Movimento:
Per aderire al Movimento, ricevere aggiornamenti o entrare a far parte del gruppo silenzioso di preghiera perpetua – per “offrire ogni giorno un’intenzione di supplica per le donne che vivono il combattimento di tradire la propria missione perché forse abbandonate, sfiduciate, incredule, sole, senza il sostegno di nessuno, perché possano contare sulle preghiere di tutte noi” – potete scrivere all’indirizzo: movimentofemminile@gmail.com