Quando era parroco in Argentina, per insegnare gli “Esercizi Spirituali”di Sant’Ignazio… lo faceva bruciare!
Tra il 1980 e il 1986 Jorge Bergoglio è stato rettore del collegio massimo dei Gesuiti “San José” nella città di San Miguel (provincia di Buenos Aires), e allo stesso tempo parroco della parrocchia del collegio intitolata al “Patriarca San José”.
Padre Antonio Spadaro in “Adesso fate le vostre domande” (Rizzoli) riporta una conversazione in cui Papa Francesco gli racconta un curioso aneddoto che riguarda il suo rapporto con i più piccoli in parrocchia.
LA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Bergoglio aveva una sintonia speciale con tutti i bambini. «Ricordo la prima domenica di una Quaresima…ce n’erano più di trecento…». A questo punto il Papa imita quello che faceva con loro, persino il tono di voce, direttivo, ma affettuoso. «Stai zitto, tu….e tu, tu, vieni». «E poi cominciava un vero e proprio teatro», dice a Spadaro. «Io recitavo. Io predicavo così».
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“IL DIAVOLO COSA FACEVA CON GESU’?”
Per esempio, ricorda, «la prima domenica di Quaresima chiedevo: “Il diavolo che cosa faceva con Gesù”? “Ha fatto questo perché voleva che Gesù si sottomettesse…voleva regnare lui, il diavolo”. “Voi capite chi è il diavolo?”, chiesi una volta molto infervorato. E i bambini, presi dall’emozione, urlarono facendo capire molto bene con parole e suoni quanto lui fosse cattivo e da tenere lontano».
Bergoglio prosegue ancora nel racconto: «”Eh… bambini state attenti, lui farà lo stesso con voi!”. E finivo così. Poi un’altra volta, a Pentecoste, predicavo e chiedevo ai bambini: “Chi viene a Pentecoste?”. I bambini si guardavano e dicevano: “Lo Spirito Santo!”. E io, non soddisfatto chiedevo: “E chi è lo Spirito Santo?”.. E chiesi ad un bambino in fondo, e lui rispose: “Il paralitico!”. Non riusciva a dire il “paraclito”! Ci divertivamo, Ridevo tanto. Io facevo il parroco sopratutto con i bambini».
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ANGELO E DEMONE
Il futuro Papa Francesco ricorda sopratutto quello che succedeva alla festa dei bambini. «In quella festa bruciavamo il diavolo. Era un modo per fare con i bambini la meditazione delle due bandiere di Sant’Ignazio. Da una parte c’era il diavolo e dall’altra un angelo. Preparavo un diavolo grande fatto di stoffa e dentro mettevo dei petardi. Si faceva una catechesi. Poi per i bambini proiettavamo un film e le bambine, invece, andavano a giocare. Poi la merenda… e poi andavamo dal Collegio Massimo alla parrocchia. Andavamo come in processione».
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SANT’IGNAZIO
E qui si consumava il “rito”. «Tutti eravamo molto seri. I bambini lo sapevano e urlavano: “Bruciamo il diavolo”. Quindi si accendeva il fuoco. Tutti urlavano. Era un’esplosione di petardi. I bambini si divertivano. Era un teatro – ricorda Bergoglio – che li aiutava ad imparare. Per me era un modo per far fare il terzo esercizio della prima settimana di “Esercizi Spirituali”. Sant’Ignazio in questo esercizio vuole stimolare la capacità di condannare il male e di suscitare odio verso il peccato».
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“ABBIAMO VINTO…”
Ma non finiva così. «Ognuno aveva con sé un biglietto con qualcosa che voleva chiedere a Dio. Si mettevano questi biglietti in una borsetta. E c’era un angelo grande grande fatto di polistirolo con tanti palloncini di elio. L’angelo portava un cartello con l’indirizzo della parrocchia. Si pregava. Dicevamo: “Abbiamo vinto il diavolo e adesso preghiamo Dio che è nostro Padre”. E liberavamo l’angelo che, grazie ai palloncini, saliva. E poi tutti a pregare…mentre l’angelo saliva».
Una volta, rammenta Bergoglio, «era arrivato fino all’Uruguay e da lì hanno chiamato! Io facevo il parroco così. Ed ero felice».
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