Il nostro Paese visto dal carrello del supermercato: la spesa per la prima infanzia continua a calare. Aumenta invece il giro d’affari Pet food e Pet careL’immagine emblematica di questa grottesca, tragicomica, no anzi solo tragica situazione è un carrello per la spesa. Simbolo della nostra situazione demografica e sociale.
Un carrello con comparto apposito per il vostro amico a 4 zampe (iniziano a vedersene parecchi, nei supermercati). Che poi si dice cane.
È un cane. Non un figlio non umano. Un cane. Non un amico come può esserlo un essere umano. Un cane. Che forse, azzardo, preferirebbe meno tutine e più corse in un prato. Una zecca ogni tanto, basta toglierla bene, in caso, e meno toelettature. Magari pure un bambino col quale giocare?
Ma gli animali non hanno solo preso i carrelli, hanno preso pure corsie piene di scaffali e quelli a loro volta si sono riempiti di articoli pensati, studiati, prodotti, confezionati, esposti secondo le classiche regole del merchandising, per loro. O meglio per i loro padroni.
Lo racconta un articolo del Corriere del 23 ottobre scorso, ripreso anche su grandi radio commerciali.
Dati demografici da estinzione e giro d’affari enorme per il settore Pet
Se da un lato registriamo, senza però sufficiente sgomento (se non da parte di pochi soggetti-sentinella: la Chiesa, un laicato cattolico impegnato, la comunità scientifica nei suoi esponenti più seri, qualche politico), il crollo demografico del nostro paese (meno 2,4 % di nuovi nati nel 2016), dall’altro lasciamo che il vuoto venga riempito da gli animali.
Considerazione incompleta. Il posto ci sarebbe per tutti, ma guardando la situazione non può che sorgere il pensiero che gli uni riempiano il posto lasciato dagli altri.
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Avete mai sentito paragonare l’adozione di un bambino a quella di un cane?
Per considerare adeguatamente il trend facciamo anche un breve passo indietro: nel 2015 i nuovi nati erano 486.000; nel 2016 sono stati 474.000 e le proiezioni per quest’anno quasi al termine sono di 461.000. Dati Istat. È un fenomeno macroscopico, non un’eccezione. Ahinoi!
Dice Mario Adinolfi nel suo ultimo O capiamo o moriamo che questi numeri sono ancora più impressionanti se paragonati al riferimento peggiore per la natalità che è stato fino ad ora il 1917 quando, dopo tre anni di guerra mondiale, si era “giunti al record negativo di 672.000 nuove nascite” (O capiamo o moriamo, M. Adinolfi, Youcanprint, 2017, p.33)
Torniamo ai dati economici: impietoso il confronto tra i due settori
Il giro d’affari per accessori e cibo prima infanzia arriva a 825 milioni di euro, nel 2017. Gli animali domestici censiti sono circa 15 milioni, tanti quanti i pensionati over 65, più o meno.
Quello per accessori (ma dopo aver preso guinzaglio, pettorina e una ciotola cosa bisognerà mai comprare?) e cibo per animali a 2,6 miliardi. Tre volte abbondanti la spesa per gli animali rispetto a quella per neonati. Sono dati Nielsen, relativi al 2017, li trovate sul corriere.it.
Bonus bebè falciato nella irresponsabile spending review di un governo a fine legislatura?
Speriamo che questo taglio sia rivisto (numerose e vivaci le proteste anche nel PD) e il bonus di 80 euro al mese per i primi tre anni del figlio, introdotto nel 2015 da Renzi, sia ripristinato.
Pare in ogni caso di assistere ad una sfacciata accelerazione, nel senso di un abbandono da parte delle istituzioni delle famiglie con figli o almeno di una colpevole diserzione sul tema natalità e famiglia. Che significa incuria per il vero cuore pulsante di un paese. Di qualsiasi paese sano e con voglia di futuro…
Già di per sé il bonus bebè era una misura minimale, sempre preferibile al nulla, certo, ma nemmeno lontanamente parente di una politica vera, strutturale a sostegno della famiglia.
«La situazione in cui versano le famiglie italiane è grave». Questo il commento alla legge di stabilità del presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gianluigi De Palo.
«Non solo per le famiglie non si fanno passi avanti ma adesso iniziamo a farne indietro. Togliere il bonus bebè senza un progetto più ampio da perseguire, ma solo per fare cassa sulle spalle dei bambini, è una scelta miope e preoccupante. Questo non è un Paese per famiglie.
Ci aspettiamo che nelle prossime ore il governo dimostri da che parte sta e in che direzione va, reintroducendo subito il bonus-bebè. Se si è scelto di essere i curatori fallimentari di un Paese che ha ancora tanto da dare lo si dica chiaramente».
Allora quello che abbiamo il dovere di augurarci e di promuovere in tutte le sedi possibili è un’inversione di tendenza. Non serve necessariamente che calino i numeri assoluti della spesa per gli animali ma che crescano a suon di zeri quelli della spesa per ogni nuovo nato.
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