La “traccia” dei vescovi argentini diventa “magistero autentico”. Queste le indicazioni che dovranno seguire vescovi e sacerdoti di tutte le diocesi
Adesso la “traccia” argentina per mettere a punto orientamenti pastorali su Amoris laetitia è “magistero autentico”.
La decisione del Papa di pubblicare sugli Acta apostolicae sedis – la “Gazzetta ufficiale” della Santa Sede – la lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires con i criteri applicativi del discusso capitolo VIII, “Accompagnare, discernere e integrare le fragilità” fa chiarezza, incoraggia e offre uno schema semplice ed efficace alle conferenze episcopali regionali e alle diocesi (Avvenire, 12 dicembre).
Capitolo “bollente”
Il capitolo VIII di Amoris Laetitia è ormai passato alla storia come il capitolo sulla “comunione ai divorziati risposati” e su di esso fin da subito si erano accavallate le più diverse letture con posizioni a volte molto accese, basti pensare ai “dubia” dei cardinali che hanno contestato l’Esortazione Apostolica di Francesco.
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Le aperture di Francesco
Il pontefice, dal canto suo, ha lanciato importanti segnali di apertura, come questi:
Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino (Amoris Laetitia, 297)
I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe (Amoris Laetitia, 298).
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Ecco il testo integrale della lettera
Pubblichiamo di seguito la lettera che i vescovi argentini hanno scritto a Bergoglio nel 2016.
Regione Pastorale di Buenos Aires
Criteri fondamentali per l’applicazione del capitolo VIII della Amoris laetitia
Cari sacerdoti,
abbiamo ricevuto con gioia l’esortazione Amoris laetitia, che ci chiama innamzitutto a far crescere l’amore degli sposi e a motivare i giovani a optare per il matrimonio e la famiglia. Sono i grandi temi che non dovrebbero mai essere trascurati o offuscati da altre questioni. Francesco ha aperto varie porte nella pastorale familiare, e siamo chiamati ad approfittare di questo tempo di misericordia per assumere come Chiesa pellegrina la ricchezza che ci offre l’Esortazione Apostolica nei suoi vari capitoli.
Ora ci sofferemeremo solo sul capitolo VIII, visto che fa riferimento agli “orientamenti del Vescovo” (300) per discernere sul possibile accesso ai sacramenti di alcuni “divorziati in una nuova unione”. Crediamo sia opportuno, come vescovi di una stessa Regione pastorale, ricordare alcuni criteri minimi. Li offriamo senza pregiudicare l’autorità che ogni vescovo ha nella propria diocesi per precisarli, completarli o sottolinearli.
1) In primo luogo ricordiamo che non conviene parlare di “permessi” per accedere ai sacramenti, ma di un percorso di discernimento accompagnato da un pastore. È un discernimento “personale e pastorale” (300).
2) In questo cammino, il pastore dovrebbe accentuare l’annuncio fondamentale, il kerygma, che stimoli o rinnovi l’incontro personale con Gesù Cristo vivo (cfr. 58).
3) L’accompagnamento pastorale è un esercizio della “via caritatis”. È un invito a seguire “la strada di Gesù”, quella “della misericordia e dell’integrazione” (296). Questo itinerario reclama la carità pastorale del sacerdote che accoglie il penitente, lo ascolta attentamente e gli mostra il volto materno della Chiesa, accettando al contempo la sua retta intezione e il suo buon proposito di porre la vita intera alla luce del Vangelo e di praticare la carità (cfr. 306).
4) Questo cammino non finisce necessariamente nei sacramenti, ma può orientarsi ad altre forme di maggiore integrazione nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o riflessione, l’impegno in diversi servizi ecclesiali, ecc. (cfr. 299).
5) Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendono fattibile, soprattutto quando entrambi sono cristiani con un cammino di fede, si può proporre l’impegno di vivere in continenza. La Amoris laetitia non ignora le difficoltà di questa opzione (cfr. Nota 329) e lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione quando non ci si attiene a questo proposito (cfr. Nota 364, secondo l’insegnamento di San Giovanni Paolo II al cardinale W. Baum, del 22/03/1996).
6) In altre circostanze più complesse, e quando non si è riusciti a ottenere una dichiarazione di nullità, l’opzione menzionata può non essere di fatto realizzabile. Ad ogni modo, è comunque possibile un cammino di discernimento. Se si arriva a riconoscere che in un caso concreto ci sono limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza (cfr. 301-302), soprattutto quando una persona considera che cadrebbe in un’ulteriore mancanza danneggiando i figli nati dalla nuova unione, la Amoris laetitia apre la possibilità all’accesso ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia (cfr. Note 336 e 351). Questi a loro volta dispongono la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia.
7) Bisogna però evitare di estendere questa possibilità come accesso senza restrizioni ai sacramenti, o come se qualsiasi situazione lo giustificasse. Ciò che si propone è un discernimento che distingua adeguatamente ogni caso. Ad esempio, particolare attenzione richiede “una nuova unione che viene da un recente divorzio” o “la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari” (298), o quella in cui c’è una sorta di apologia o ostentazione della propria situazione “come se facesse parte dell’ideale cristiano” (297). In questi casi più difficili, noi pastori dobbiamo accompagnare con pazienza cercando qualche cammino di integrazione (cfr. 297, 299).
8) È sempre importante orientare le persone a porsi davanti a Dio con la propria coscienza, e per questo è utile l’“esame di coscienza” che propone il n. 300 della Amoris laetitia, soprattutto per quanto si riferisce a come ci si è comportati con i figli o con il coniuge abbandonato. Quando ci sono state ingiustizie non risolte, l’accesso ai sacramenti è particolarmente scandaloso.
9) Può essere conveniente che un eventuale accesso ai sacramenti si realizzi in modo riservato, soprattutto quando si prevedono situazioni conflittuali. Allo stesso tempo, però, non bisogna smettere di accompagnare la comunità perché cresca in uno spirito di comprensione e di accoglienza, senza che questo implichi il fatto di creare confusione nell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio indissolubile. La comunità è strumento della misericordia che è “immeritata, incondizionata e gratuita” (297).
10) Il discernimento non si chiude, perché “è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno” (303), secondo la “legge della gradualità” (295) e confidando nell’aiuto della grazia.
Siamo innanzitutto pastori. Per questo vogliamo accogliere queste parole del Papa: “Invito i pastori ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa” (312).
Con affetto in Cristo,
I vescovi della Regione
5 settembre 2016
Non “permesso” ma “discernimento”
Il documento dei vescovi, divenuto “magistero autentico”, per le situazioni matrimoniali “irregolari” afferma, quindi, che non conviene «parlare di “permesso” per accedere ai sacramenti, ma piuttosto di un processo di discernimento accompagnato da un pastore».
Un cammino nel quale «il pastore dovrebbe accentuare l’annuncio fondamentale, il kerygma, che stimoli o rinnovi un incontro personale con Cristo».
Il ruolo del sacerdote per gli “irregolari”
Questo «accompagnamento pastorale» richiede che il sacerdote mostri «il volto materno della Chiesa», accettando la «retta intenzione del penitente e il suo «buon proposito di collocare la sua intera vita alla luce del Vangelo e di praticare la carità». Questo cammino «non porta necessariamente ai sacramenti, ma può orientarsi ad altre forme di maggiore integrazione nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o riflessione, l’impegno in diversi servizi ecclesiali».
Nuove unioni dopo il divorzio
«Bisogna però evitare – precisano i vescovi – di ritenere questa possibilità come un accesso senza restrizioni ai sacramenti, o come se qualsiasi situazione lo giustificasse. Quello che si propone è un discernimento che distingua adeguatamente caso per caso. Per esempio una speciale attenzione richiede una nuova unione che arriva da un recente divorzio o la situazione di chi ha ripetutamente mancato verso i suoi impegni familiari».
Situazioni scandalose
O ancora, «quando c’è una specie di apologia o di ostentazione della propria situazione come se fosse parte dell’ideale cristiano». Bisogna orientare le persone a mettersi «con la loro coscienza davanti a Dio», specialmente per «ciò che riguarda il comportamento verso i figli o verso il coniuge abbandonato. Quando ci sono state ingiustizie che non sono risolte, l’accesso ai sacramenti è particolarmente scandaloso» (Vatican Insider, 12 settembre 2016).
La risposta di Papa Francesco
Papa Francesco subito dopo aver ricevuto la lettera, rispose con favore alle osservazioni dei vescovi, stroncando così i “dubia” sulla corretta interpretazione dell’VIII Capitolo di Amoris laetitia:
Vaticano, 5 settembre 2016
Mons. Sergio Alfredo Fenoy
Delegato della Regione Pastorale di Buenos Aires
Caro fratello,
ho ricevuto il testo della Regione Pastorale di Buenos Aires “Criteri fondamentali per l’applicazione del capitolo VIII della Amoris laetitia”. Grazie di cuore per avermelo inviato e complimenti per il lavoro che avete svolto, un vero esempio di accompagnamento ai sacerdoti… e sappiamo tutti quanto sia necessaria questa vicinanza del vescovo al suo clero e del clero al vescovo. Il prossimo “più prossimo” del vescovo è il sacerdote, e il comandamento di amare il prossimo come se stessi inizia, per noi vescovi, proprio con i nostri presbiteri.
Questo testo è molto valido e spiega esaurientemente il senso del capitolo VIII della Amoris laetitia. Non ci sono altre interpretazioni. E sono certo che farà molto bene. Il Signore ricompensi questo sforzo di carità pastorale.
È proprio la carità pastorale che ci spinge a uscire per incontrare chi è lontano, e una volta trovatolo ad avviare un cammino di accoglienza, accompagnamento, discernimento e integrazione nella comunità ecclesiale. Sappiamo che è faticoso, si tratta di una pastorale “corpo a corpo” che non si soddisfa con le mediazioni programmatiche, organizzative o legali, seppur necessarie. Semplicemente: accogliere, accompagnare, discernere, integrare. Di questi quattro atteggiamenti pastorali, quello meno coltivato e praticato è il discernimento, e ritengo ugente la formazione nel discernimento, personale e comunitario, nei nostri seminari e presbiteri.
Vorrei infine ricordare che la Amoris laetitia è stata il frutto del lavoro e della preghiera di tutta la Chiesa, con la mediazione di due Sinodi e del Papa. Per questo vi raccomando una catechesi completa dell’Esortazione che aiuterà certamente la crescita, il consolidamento e la santità della famiglia.
Vi ringrazio nuovamente per il lavoro svolto e vi esorto ad andare avanti nelle varie comunità della diocesi nello studio e nella catechesi della Amoris laetitia.
Vi prego di non dimenticarvi di pregare e far pregare per me.
Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi protegga.
Fraternamente,
Francesco
Nuovi “dubia”?
Qualche giorno fa, il segretario di stato, Pietro Parolin, confermava che la lettera dei vescovi argentini è stata inserita negli Acta per diretta volontà del Papa, che ha voluto elevarla a “magistero autentico”. Tradotto, non si potrà sminuirne la portata, riducendo i complimenti a messaggio privato ad amici di vecchia data.
Eppure, nonostante ciò, proprio tutto chiaro non deve essere, se è vero che i vescovi polacchi – tra i più restii a fare proprie le conclusioni del Sinodo – hanno ribadito, attraverso le parole del loro presidente, mons. Stanislaw Gadecki, che la questione relativa all’accompagnamento delle coppie divorziate «richiede ulteriori chiarimenti, visto che non vorremmo ingannare nessuno presentando questo problema in termini generali che in realtà non significano nulla».
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