Nel tradizionale colloquio con la stampa durante il volo di rientro il pontefice dà ragione a O’Malley ma ribadisce l’estraneità di BarrosPer il Pontefice l’obiezione del cardinale O’Malley è giusta e dice di aver sbagliato a voler pretendere dalle vittime le prove dell’abuso: “O’Malley ha detto che io ho sempre difeso le vittime. Certo, la sua dichiarazione mi ha fatto capire che l’espressione che ho usato è stata infelice. Ho usato la parola ‘calunnia’ per dire di qualcuno che afferma qualcosa con pertinacia senza averne l’evidenza. Se dico che lei ha rubato, ma lei in verità non ha rubato, allora la sto calunniando. Su questo punto dobbiamo essere chiari: chi accusa senza evidenze con pertinacia fa una calunnia. Se vengono da me persone con evidenze sono il primo ad ascoltarle. Ho pensato alla dichiarazione di O’Malley, e credo che è stata giusta. Ha detto quello che ho fatto rispetto alle vittime e poi ha espresso il dolore per le vittime, il fatto che tante vittime non sono in grado di portare le prove etc…” e ancora “La testimonianza delle vittime è sempre un’evidenza, ma nel caso di Barros non c’è evidenza di abuso. Non c’è evidenza che abbia coperto. Sono disponibile a ricevere un’evidenza, ma al momento non c’è”.(Repubblica).
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Perché il Cardinal O’Malley non è d’accordo con il Papa sulla questione Barros?
Su Vatican Insider – La Stampa invece specifica meglio la questione Barros spiegando i rigorosi controlli che ha disposto, ma soprattutto la tolleranza zero che lui applica in continuità con Benedetto XVI:
«In Cile ho parlato due volte sugli abusi: davanti al governo e nella cattedrale con i sacerdoti. Proseguo con la tolleranza zero iniziata da Benedetto XVI. E in cinque anni non ho firmato una sola richiesta di grazia. Se la seconda istanza conferma la prima, l’unica via di uscita è appellarsi al Papa chiedendo la grazia. In cinque anni ho ricevuto circa 25 casi di richieste di grazia. Non ne ho firmata una. Per quanto riguarda il caso Barros: l’ho fatto studiare, investigare. Davvero non ci sono evidenze di colpevolezza. Chiedo che vi siano delle evidenze per cambiare la mia posizione. A Iquique, quando mi hanno chiesto di Barros, ho detto: il giorno in cui avrò la prova parlerò. Ho sbagliato a usare la parola “prova”, parlerei piuttosto di “evidenze”: so che molta gente abusata non può avere delle prove. Non le ha e non può averle, o se le ha ne prova vergogna: il dramma degli abusati è tremendo. Mi è capitato di incontrare una donna abusata 40 anni fa, sposata con tre figli, che non riceveva la comunione perché nella mano del prete vedeva la mano dell’abusatore. La parola “prova” non era la migliore, direi piuttosto “evidenza”. Nel caso di Barros, ho studiato e ristudiato, non ci sono evidenze per condannarlo. E se condannassi senza evidenza o senza certezza morale, commetterei io un delitto di cattivo giudizio.