Il conciliatore familiare può essere l’ancora di salvataggio. Un po’ psicologo, un po’ legale, è la persona che prova a ricomporre l’emotività della relazioneCome gestire un matrimonio in crisi? Ci sono possibilità di scongiurare il divorzio tra due coniugi ormai orientati a separarsi? In “L’amore non si arrende” (edizioni Ares), Massimiliano Fiorin, avvocato di Bologna, già presidente della locale Camera Civile, presenta la figura del Conciliatore familiare. Non un avvocato, né un mediatore. Ma un professionista che riesce ad entrare nella relazione e si adopera per risanare anche i casi più drammatici.
Il conciliatore familiare, come spiega l’autore, deve, tenere sempre aperta la porta al ripristino dell’unità familiare. Non basta che si limiti a prospettare alle parti l’opportunità di non separarsi, ma deve anche sapere rimuovere gli ostacoli che, sulle prime, sembrano rendere impossibile la riconciliazione. Questi impedimenti, infatti, il più delle volte sono psicologici e puramente soggettivi, e quindi rimuovibili senza forzare la libertà di chi si ha di fronte.
Anzi, si può dire che in molti casi la via della conciliazione aiuta le persone a ritrovare sé stesse.
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Le menzogne della coppia
Quando una coppia pensa alla separazione, e spesso l’ha già determinata di fatto, vista l’estrema facilità con la quale oggi si può far cessare una convivenza coniugale, di solito tende a credere di avere fatto tutto il possibile per evitarlo, ma di non esservi riuscita.
Il conciliatore familiare è colui che non si spaventa di fronte a questo, e riesce a smantellare bugie e luoghi comuni, dimostrando alle persone che il più delle volte questa sensazione di ineluttabilità è menzognera, e pure irrealistica.
Anche nelle situazioni più difficili
Solo quando non ci dovesse riuscire, perché le persone si sono radicate nelle loro convinzioni, oppure ci sono delle motivazioni oggettive che rendono davvero irrecuperabile la situazione, allora il conciliatore dovrà agire diversamente.
Ma anche in questo caso dovrà cercare una soluzione di mediazione, sapendo maneggiare il conflitto, per cercare di evitare gli effetti più distorti e devastanti della crisi. Cioè, quelle conseguenze dolorosissime per sé stessi e per gli altri che vi sono in ogni separazione familiare.
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Capire perchè si va in crisi
Ovviamente, le esperienze vissute dai protagonisti di una separazione coniugale possono essere le più diverse, così come possono essere molto differenti le loro personalità. Ci sono matrimoni che vanno in crisi per via di difficoltà oggettive che non sempre è facile riconoscere, e altri, che sono la stragrande maggioranza, almeno stando a quel che si può osservare in sede giudiziaria, che invece soccombono a causa di motivazioni personali.
Motivazioni sempre più prevedibili
Di queste complessità, e di tutti gli aspetti soggettivi e imprevedibili che si scatenano in occasione di una separazione, bisogna saper tener conto. Eppure, non si tratta quasi mai di aspetti decisivi: le attese frustrate che portano le coppie alla rottura, i loro bisogni insoddisfatti, i punti deboli che le portano a non sapere più fare famiglia, così come le motivazioni che le coppie stesse adducono per separarsi (quando si riesce a ottenere da loro una risposta sincera) tendono a ripetersi sempre allo stesso modo, e dunque a essere prevedibili.
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Come agisce il conciliatore
Per arrivare a comprendere questi schemi ripetitivi, uno dei pilastri della conciliazione familiare consiste nella disponibilità ad ascoltare veramente le persone, e cercare di mettersi nei loro panni, senza tuttavia cedere mai alla tentazione di farsi prendere la mano dall’empatia né dai condizionamenti della mentalità corrente.
Soldi o sentimenti?
Se una moglie o un marito cominciano a parlare della loro crisi di coppia ponendo la questione dei soldi e della casa, non significa necessariamente che in cuor loro abbiano già deciso qualcosa di irreparabile. Ciò non toglie, tuttavia, che nell’ottica della conciliazione familiare è molto meglio quando gli interessati mettono subito la questione sul piano sentimentale, o anche su quello dei princìpi, lamentandosi dei torti subiti, e atteggiandosi in qualche modo a vittime della situazione.
Quando avviene ciò, infatti, è più semplice andare al punto della questione, e cioè ai fattori psicologici ed emotivi che hanno bloccato l’intesa familiare.
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Saper gestire le emozioni
Occorre imparare ad ascoltare le persone così come a fare domande sulla loro relazione sentimentale, nell’ottica di voler lasciare almeno una chance alla possibilità di salvare la coppia e la famiglia.
Troppo spesso, infatti, le domande che davvero bisognerebbe porsi in una crisi coniugale non vengono fatte quasi mai: da una parte il professionista non ha interesse a farle e dall’altra la persona in crisi non si aspetta nemmeno più che le vengano fatte.
Per aiutare le persone, occorre saper riconoscere le loro emozioni e gestirle per il meglio. Il lato emozionale dell’esistenza, infatti, influenza molto il comportamento individuale.
Il “sistema” familiare
E’ più che mai necessario cercare di interagire con ogni singolo componente della famiglia in crisi, senza assecondare in modo acritico le sue passioni, le sue emozioni e il suo modo di vedere le relazioni con gli altri. Piuttosto, occorre cercare il modo di richiamarlo a un corretto modo di interagire con il «sistema» familiare.
Diventa essenziale individuare e sciogliere i «nodi» e i «blocchi» che portano una coppia in crisi, ovvero una famiglia che non riesce ad avere sane relazioni tra tutti i suoi componenti – non solo tra coniugi e figli, ma anche, per esempio, con i suoceri – al deterioramento dei rapporti e quindi alla separazione.
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La storia pregressa
Per questo, è importante che il conciliatore familiare sappia almeno maneggiare i concetti di fondo dell’intelligenza emotiva, della psicologia sistemica e della mediazione familiare, che tra le altre cose danno molta importanza agli schemi di pensiero che le persone ereditano dall’ambiente in cui vivono, e nel contempo alle loro reazioni emotive. Si presuppone, infatti, che il presente delle proprie relazioni con il partner, con i figli, e pure con i parenti e gli amici più stretti, sia profondamente influenzato dalla propria storia familiare pregressa.
Individuare le percezioni sbagliate
Ma a parte questo, va tenuto presente che le componenti cognitive ed emotive che stanno alla base dei comportamenti di ciascuno sollecitano risposte più o meno prevedibili negli altri membri della famiglia. Se la percezione dell’altro operata dal singolo membro della famiglia è distorta, tutta la vita di coppia e le relazioni con i figli finiscono per soffrirne.
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L’indagine sulla “nuova intesa”
Il conciliatore familiare non deve arrendersi, e deve saper indagare le ragioni che hanno generato il «blocco» che porta a disprezzare fino alla nausea quello stesso uomo/donna che pure si conosce così bene, e che fino a poco tempo prima, quando si addormentava sul divano, suscitava tenerezza, senso di protezione e ammirazione per la sua tempra di lavoratore. Il fine dev’essere quello di ricostituire, se possibile, l’intesa emotiva precedente, cercando di aiutare la coppia a ritrovare le ragioni che un tempo consentivano a entrambi di «incastrare» in modo soddisfacente i rispettivi caratteri.