Il culto votato a Maria (hyperdulía) e quello tributato ai santi e agli angeli (dulía) non è un culto che possa concorrere o stare alla pari con quello reso a Dio (latría), bensì è lo stesso culto di Dio reso sotto una forma particolare, indiretta.
No, i cattolici non mettono il buon Dio, la santa Vergine e i santi sul medesimo piano. Eppure è una delle cose che più spesso viene loro rimproverata: il fare del culto ai santi e alla Vergine un culto concorrente a quello reso a Dio, di dare loro un posto troppo importante nelle loro vite, fino a far sì che prendano il Suo posto.
In effetti, questi culti – come pure quello agli angeli – sono per così dire dei culti “derivati”, in rapporto a quello reso a Cristo. Bisogna riconoscere in essi l’azione di Cristo, la sua potestà salvifica in atto, e amarli per questo, ma non adorarli come si deve adorare Dio. Rendere questo culto di latría (adorazione) a qualsiasi altro essere connota il gravissimo peccato di idolatria.
Questa distinzione tra i culti è stata introdotta durante il concilio di Trento (1546-1563), a fronte della reazione protestante secondo la quale culti e preghiere dovrebbero essere consacrati unicamente a Dio. Così quando si rende culto ai santi non si rende un culto di latría (adorazione), dovuto a Dio solamente e a ciascuna persona della Trinità, ma un culto di dulía (venerazione). Si parla poi di “iperdylía” (venerazione singolare e superiore a quella riservata agli altri santi e agli angeli) per la Santa Vergine. E il Concilio Vaticano II afferma chiaramente:
In effetti nessuna creatura potrà mai essere messa sul medesimo piano del Verbo incarnato e redentore.
Lumen Gentium 62
Ciò vale pure per la Madre di Dio:
Questo ruolo subordinato di Maria, la Chiesa lo professa senza esitazione.
Ibid.
La Santa Vergine
L’iperdulía è dunque la venerazione verso la più grande fra tutti i santi, lea Madre di Dio. Certamente si parla di venerazione e non di adorazione. Maria non è una divinità, contrariamente a quanto vorrebbero far credere alcune sette. Quale che sia l’eccellenza della sua dignità e delle sue virtù, Maria resta una creatura umana, nata da un uomo e da una donna sulla terra. Ella non è santa come tutti i santi, perché «ha trovato grazia davanti a Dio», ma come tutti i santi intercede per il bene dei credenti. Del resto, il culto mariano è sempre diretto verso Dio e verso i fratelli. Fuori di questo schema teologico, non avrebbe alcun senso e assumerebbe i tratti dell’idolatria.
Angeli e santi
Venerare gli angeli è una verità di fede. La loro venerazione è definita “dulía”. La Chiesa cattolica dice che bisogna rivolgersi a loro come a dei servitori di Dio. Sant’Agostino – cita il Catechismo della Chiesa Cattolica – dice:
Con tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Perché contemplano «costantemente il volto di mio Padre che è nei cieli» (Mt 18, 10), essi sono «operai della sua parola, attenti al suono della sua parola» (Ps 103, 20).
CCC 329
E ancora, più avanti, si legge:
Nella sua liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo.
CCC 335
Per scoprire la gerarchia degli angeli, cliccate sulla prima immagine della galleria:
Il culto dei santi rientra nella medesima categoria (dulía). Venerati come santi uomini e sante donne di Dio nel Cielo, essi intercedono presso Dio, come gli angeli. Li si prega perché innalzino preghiere a Dio in nostro favore. Nel suo documento sulla liturgia, il concilio Vaticano II ricorda che
secondo la Tradizione, i santi sono oggetto di un culto, nella Chiesa, e vi si venerano le loro reliquie autentiche e le loro immagini.
Sacrosanctum Concilium 11
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica per i giovani – YouCat – si riconosce che
venerare reliquie dice un bisogno che gli uomini hanno naturalmente: quello di testimoniare rispetto e devozione ad alcuni santi. Si venerano convenientemente le reliquie dei santi se, nel dono della loro vita a Dio, si loda l’azione di Dio stesso.
YouCat 275
Le nostre chiese abbondano di quadri, di statue, di immagini, per nutrire lo spirito del credente attraverso i suoi occhi.
In nessun caso il credente che si rivolge ai personaggi lì rappresentati – la Vergine Maria, gli angeli, i santi – per domandare questo o quel favore si verrà esaudito da loro, bensì da Dio, che ascolta la sua preghiera attraverso la loro intercessione. Tenere al collo una medaglia, o una statuetta sul comodino o qualunque altro oggetto che mostri visivamente un segno della propria fede, è come dire a un amico: «Conto sulla tua protezione e sulla tua intercessione, mentre mi rimetto incessantemente a Dio, il quale sa cosa sia meglio per me».
Tra terra e cielo
Attraverso la Vergine Maria, i santi e gli angeli, il credente contempla quindi l’opera di Dio, e ravviva così la sua adorazione verso Dio. Allora perché non indirizzare le nostre preci direttamente a Dio, dato che lo riconosciamo sorgente di ogni grazia e e del più potente dei soccorsi? Perché aver bisogno di altri? Per le loro virtù pedagogiche. Perché la Vergine Maria, i santi o gli angeli, servono di modello e di guida ai fedeli. Perché la dimensione fraterna costituisce il cuore della vita cristiana – imparare a conoscersi, a stringere relazioni, ad amarsi e aiutarsi a vicenda – e perché i santi restano pur sempre membri della Chiesa anche se sono in cielo. Dio desidera – oltre alla nostra lode innalzata dal segreto dell’intimità – delle preghiere di condivisione, di comunione tra i credenti. «Come in cielo, così in terra», tra la terra e il cielo.
Per scoprire alcuni francesi in attesa di canonizzazione, cliccate sulla prima immagine:
Ma attenzione, c’è un angelo a parte da non venerare mai – il diavolo! – molto forte nello stornare gli uomini dal culto di Dio e nel farsi “adorare” al suo posto. Per questo è stato cacciato e sconfitto, eppure in ogni epoca ancora di nuovo tenta di presentarsi col suo carico di nuovi idoli… falsi dèi, supereroi, star del cinema o della musica… Promette i più grandi servigi e passa il tempo a seminare la confusione tra queste distinzioni. E tale culto versa ultimamente nel satanismo. Quindi vigilanza…
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]