La storia di una gravidanza impossibile portata felicemente a termine con la preghiera di un piccolo grande uomoOggi alle 18.30 presso la Libreria Paoline di via del Mascherino 94 a Roma ci sarà la presentazione del libro “Un miracolo per la vita. L’ultimo dono di don Oreste Benzi” (Paoline 2018) di Matteo Brunamonti e Helvia Cerrotti. Un libro che racconta una storia vera, intensa, dolorosa e piena di luce: una (ri)nascita.
Ho divorato le pagine tutte d’un fiato in questi ultimi giorni di gravidanza tra un monitoraggio e l’altro, ed è stato ancora più emozionante perché – come si intuisce dal titolo – al centro della testimonianza c’è la vita, la bellezza di essere madre, la potenza sorprendente della Provvidenza manifestatasi in questa narrazione dalla telefonata profetica di don Oreste Benzi ad Helvia, la protagonista.
Helvia ha scelto di confidare a Matteo Brunamonti, scrittore e compagno di liceo ritrovato dopo tanti anni, la sua gravidanza straordinaria e la grazia che ha ricevuto perché, quando si riceve un dono, si strappa al Cielo un miracolo, non lo si può tenere per sé. Si ha voglia di condividerlo, di portare la lieta notizia a tutti, di gridare che l’amore di Dio è sconfinato.
“(…) Ho sentito il dovere di raccontare al mondo, da una parte la grandezza della donna di cui ho ascoltato l’infinito dolore, il sincero pentimento e gli enormi sacrifici divenuti espiazione, dall’altra la grandezza del dono che ha ricevuto, che mi ha commosso profondamente”.
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La storia
Il libro racconta la vicenda umana di Helvia, il suo percorso personale, il rapporto – spesso complesso e frustrante – con la famiglia, e soprattutto il legame intenso e travagliato con Enzo, l’amore della sua vita. Sono pagine in cui la luce si alterna all’oscurità: Helvia è un fiume di bellezza in grado di coinvolgere chiunque, come un fiore ben ritto e splendente che sparge il suo profumo. Tutti si lasciano abbracciare dal suo sorriso e dalla sua tenerezza che al contempo però nascondono dentro il peso di un’ombra, un’inquietudine terribile, una tristezza sempre pronta a togliere fiato, linfa, e a spargere gelo e siccità.
L’aborto: “una scelta mai sentita come propria”
Così avviene anche nel momento in cui Helvia ed Enzo scoprono di aspettare un bambino. La gioia iniziale, l’euforia dei due innamorati, è presto spenta dal buio che si rimpossessa dei pensieri della donna. Helvia decide di chiedere consiglio alla sua famiglia, di confrontarsi con sua madre: lei e il suo fidanzato vivono insieme e studiano ancora all’università, ha bisogno di essere rassicurata, compresa, sostenuta. E invece purtroppo avviene il contrario, e così la giovane ripiomba nell’ombra. Pone fine alla vita che porta in grembo e crolla in un dolore lungo e freddo come un pozzo senza fondo. E’ il 1994.
“Sua madre non riusciva a vedere altro se non una bambina da guidare e proteggere, così, anziché sostenerla e tranquillizzarla scelse di svelarle la verità più dura, le parlò di limiti, ostacoli, difficoltà che avrebbero condizionato il suo futuro. Aggiunse dubbi laddove avrebbe dovuto toglierne, complicò ciò che doveva essere reso semplice.
Helvia si trovò immersa in nebbie ben più fitte di quelle che l’avevano circondata negli ultimi giorni e finì per spaventarsi, per lasciarsi travolgere.
Dentro di lei qualcosa si ruppe. Fu spinta di nuovo in un limbo desolato, abbandonato da tempo.”
Il dramma dell’aborto
Dopo la terribile decisione di interrompere la gravidanza, la vita per Helvia non è più la stessa, “da quel giorno la sua gioia si spense il lunghi silenzi assenti”. La sofferenza scava il suo cuore. Gli anni passano, la storia con Enzo finisce ed Helvia vive due vite: quella di farmacista realizzata professionalmente e quella di donna lacerata, sola, risucchiata dal nulla.
“Vi testimonio, invece, come Helvia non sia riuscita a contenere tutto il male, come non sia riuscita a sopportare il dolore legato a quella vicenda.
Vi posso solo raccontare come ora lo viva dal di fuori, proiettandolo quasi su un’altra se stessa, perché al posto di quel pezzo di cuore ferito ora non c’è più nulla. Quella parte di lei è perduta per sempre. Sepolta con il bambino che non fu, che non potrà mai ritornare.
Vi stupirebbe il distacco con il quale Helvia riesce a raccontare le traversie di quei momenti. A chi non la conoscesse potrebbe sembrare cinismo, disinteresse verso il gesto assassino.
Niente di tutto ciò. Non ci sono, semplicemente, più emozioni da riservare a questa storia. Sono tutte spente. Appartengono a un’altra ragazza. Un’altra lei, segregata in un angolo buio, da quando ha scelto di non ricordare più cos’hanno significato, per un cuore buono, colpe, debolezze e ingenuità.
Helvia è lontana, in questo momento della sua vita, è davvero terribilmente lontana da tutto il male che ha compiuto e ha subito. La drammatica storia che ha vissuto non è più sua”.
Rinnamorarsi di Enzo, il viaggio in Africa, la rinascita
Non vogliamo svelarvi troppo, è bello lasciarvi il desiderio e la curiosità di conoscere questa storia e farne tesoro. Possiamo dirvi però che alla protagonista accadono molte cose, che la vita è sempre un guazzabuglio di fatti inaspettati e sorprendenti. E nel 2007 Helvia ed Enzo di nuovo insieme (ma si erano mai lasciati veramente?) scoprono di aspettare un bambino, anzi, una bambina. E tutta la loro storia ricomincia, riparte, viene purificata. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
Una gravidanza difficile ma…
La maternità dona immensa felicità alla coppia, Helvia comincia subito a muoversi per trovare una casa più grande, e per questo motivo incontra la Comunità Papa Giovanni XXIII e conosce don Aldo Bonaiuto. Una notte però si sveglia piena di dolori al ventre e con il letto inzuppato: le si sono rotte le acque, ma è troppo presto. I medici la mettono subito al corrente della gravità della situazione e le prospettano l’aborto terapeutico come soluzione migliore per lei e per la bambina, che non vivrà così la sofferenza di nascere malata, menomata, gravemente disabile. Helvia rifiuta: è un dolore che ha già patito e non vuole rivivere. Desidera proteggere sua figlia, perdere ogni libertà su stessa e sul proprio corpo per accettare e tutelare il più possibile quella vita che le cresce dentro. Decide di portare avanti la gravidanza nonostante le difficoltà, le scarse possibilità di salvare sua figlia, obbligandosi ad una immobilità assoluta. Il sacco rotto, la quasi totale assenza di liquido amniotico la costringono a sopportare cure dolorose e continue per idratare il più possibile la bambina, e a trascorrere lunghi mesi a letto. Ricoverata e immobile, nella stanza d’ospedale che diviene la sua casa, riscopre però il valore della vita, ritrova se stessa e si incammina su un percorso di redenzione.
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29 ottobre 2007: la telefonata di don Oreste Benzi
In questo viaggio di rinascita Helvia comincia a pregare, riceve in dono un rosario, ed è costantemente “inseguita” dall’immagine della Madonna di Fatima che lei nemmeno conosce. Infatti nelle stanze che occuperà durante il ricovero sarà sempre provvidenzialmente presente quell’icona appesa alle pareti.
Un giorno, poco prima della nascita di Susanna, quando ormai il traguardo denso di emozioni ed incertezze è vicino, una telefonata sorprende Helvia. La sua speranza è agli sgoccioli, si sente stanca, sola, nonostante l’amore di Enzo, l’affetto e l’umanità del personale sanitario che l’assiste. Don Aldo la chiama per salutarla, come sempre, per accertarsi del suo stato di salute, mostrargli la sua vicinanza con la preghiera.
“(…) don Aldo, ormai era, per lei, una parte importante della vita quotidiana. Le sue telefonate erano sempre state uno squarcio nella monotonia e nella solitudine della degenza ospedaliera. Avevano tamponato l’impossibilità della famiglia di starle vicina. Le aveva regalato momenti di gioia e trasmesso fiducia, ora non avrebbe più potuto farne a meno. Era un amico. Per tutto questo, e molto altro ancora, era sempre duro arrivare ai saluti. Significava tornare, mestamente, al silenzio della propria stanza. Fu, dunque, felice quando don Aldo le disse che aveva in serbo una piccola sorpresa e che qualcuno voleva salutarla”.
“Sii serena; la tua Susanna nascerà sana e libera”
“«Helvia cara, so tutto di te, don Aldo mi ha raccontato. Sii serena; la tua Susanna nascerà sana e libera. E te lo dice uno che presto avrà un contatto ravvicinato con la Madonna. Tu preghi la Madonna vero?».
Le parve di essere ritornata una bambina timida, mentre si limitava a ripetere « sì, sì».
Era don Oreste Benzi, in persona, che aveva voluto parlarle. Don Aldo, di certo, lo aveva convinto a salu- tarla. Che belle persone! Si sentiva… strana. Non avrebbe saputo descrivere la sensazione che aveva dentro. Era un po’ come se la serenità, che l’accompagnava da qualche tempo, avesse raggiunto l’acme.
Don Oreste aveva pronunciato solo quelle parole, prima che la comunicazione si interrompesse. Un saluto sbrigativo, nulla più, ma in quelle poche frasi era nascosto qualcosa. Qualcosa che Helvia sentiva essere inca- pace di comprendere.
Le sue parole erano suonate come una benedizione per una figlia (…) Le poche parole di don Benzi rimasero impresse, come marchiate a fuoco, dentro di lei. Aveva chiamato la sua creatura per nome”.
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Il 2 novembre muore don Oreste Benzi e il 6 dello stesso mese nasce a Perugia, “sana e libera”, Susanna:
“Era sana e libera, proprio come le era stato promesso.
Fu come una scossa elettrica, un’onda di emozione. Una vera e propria onda che dall’Adriatico, da Rimini, era riuscita a scavalcare le montagne, fino a raggiungere Perugia.
Un evento straordinario, unico al mondo, per realizzare il quale, a un piccolo grande uomo, era bastata una preghiera”.