Nel 1223 se ne va a La Verna dopo anni di angosce e turbamenti interiori, deluso dal comportamento di molti frati
A partire dal 1223 si apre il periodo che alcuni biografi chiamano della “grande tentazione”. Il Natale di Greccio era stato sicuramente un momento felice in anni, gli ultimi della vita di Francesco, caratterizzati dal deteriorarsi della salute fisica (cominciava a soffrire allo stomaco, alla milza, al fegato e aveva contratto un tracoma agli occhi). Ma il problema non era solo la malattia del corpo: era l’anima a conoscere un’angoscia mai provata prima. Francesco fu fortemente tentato di abbandonare tutto. Le liti tra i frati e la difficoltà nel tenere unita la comunità secondo la forma di vita originaria lo demoralizzavano.
Così Padre Enzo Fortunato, giornalista e direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, nel suo nuovo libro “Francesco il ribelle” (Mondadori), ripercorre uno dei momenti più drammatici della vita di San Francesco.
Fuga tra i boschi
In quegli anni la cosa che più dispiaceva a Francesco era che alcuni frati erano pronti a chiedere privilegi alla sede apostolica, che aveva riconosciuto l’ordine francescano. Il “poverello” si rifugiò a La Verna, tra i boschi, a meditare su quest’azione demoniaca che sembrava pregiudicare anni e anni di impegno.
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La lettera al ministro
Un testo che manifesta il dolore di Francesco è la lettera che scrive ad un ministro dell’ordine. Nella missiva il “poverello” denuncia questa incresciosa situazione, con molti dei suoi frati che si erano allontanati dallo spirito primordiale, e rimanevano impantanati in liti e attriti.
«A frate N… (…) Se qualcuno dei frati per istigazione del nemico avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti i frati che fossero a conoscenza del suo peccato, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma abbiano grande misericordia verso di lui e tengano assai segreto il peccato del loro fratello».
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La scissione e le costruzioni “abusive”
Ci sono tre episodi, in particolare che avevano sconvolto Francesco. Il primo è lo scontro tra le due correnti interne ai frati: la prima voleva proseguire la strada dello stile monastico di sempre, l’altra, capeggiata da Giovanni di Campiello, chiese di uscire dall’ordine. Francesco comunicò questa situazione a Papa Onorio III nell’estate del 1220.
Un’altra forte delusione è la scoperta, sia a Bologna che ad Assisi, che i frati avevano trasformato le loro capanne in edifici in muratura. Francesco a Bologna salì addirittura sul tetto dell’edificio per provare a distruggerlo.
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La bolla di Onorio e le dimissioni
Il motivo che scatenò però le dimissioni Francesco dalla guida dell’ordine, sottolinea Padre Fortunato, fu un provvedimento del papa.
Onorio III con la bolla Cum secundum consilium, del 22 settembre 1220, ordina un anno di noviziato obbligatorio per tutti coloro che desiderano unirsi alla fraternità, dopo l’esperienza del postulato. La Cronaca del francescano Giordano da Giano, infatti, denunciava immaturità, approssimazione, improvvisazione e leggerezza da parte di non pochi frati. Insomma, una vocazione in totale contrasto con lo spirito che chiedeva Francesco.