Mettere Gesù e Maria al centro della vita, anzi: portarli dentro casa e lasciare che abbiamo mano libera nel restaurare il nostro umanoPer quanto suoni strano, il famoso detto «se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna» non ha nulla a che vedere con l’Islam e neppure con Maometto. Posso quindi servirmene per descrivere un tratto tipicamente cocciuto del cristianesimo. Noi siamo montagne irremovibili talvolta, ma Dio si sposta sempre: ci viene incontro.
Quando la mattina concludo le preghiere in macchina coi figli, diciamo «Vieni Santo Spirito, vieni per Maria» e ho proprio l’impressione di capire meglio il complemento di moto da luogo: per fortuna Qualcuno si muove verso di me, perché ben più di una volta io mi sento immobile come un masso. Piantata e radicata nei miei cortocircuiti, recidiva alla conversione che scombussola i quotidiani status quo.
Ogni anno a maggio nella mia città arriva in visita l’immagine della Madonna che proviene da un Santuario fuori città; c’è questo viaggio fisico della Vergine che lascia la sua casa e arriva fino alla mia parrocchia, che per una bella coincidenza è di fronte a casa mia. Solitamente sono premurosa nell’accoglierla vestendo di drappi e candele i miei terrazzi, voglio farle vedere che sono entusiasta della sua vicinanza. Un anno, ero particolarmente prostrata dopo la gravidanza, mi dimenticai completamente del suo arrivo. Ricordo bene che andai sul balcone per piangere senza che i miei figli mi vedessero e la vidi, inaspettatamente, lì sul piazzale della chiesa: avvolta da fiori e illuminata, Lei era arrivata anche se io me l’ero scordata.
Fu più evidente, proprio quella volta, che, per un bisogno mio, la Mamma celeste si era mossa fino ad arrivare a un passo da me. Lo stupore di trovarmela davanti, inaspettatamente, si trasformò in una gratitudine pacificante. Piangevo, ero una montagna irremovibile, e la Madonna era venuta da me. Arrivò di botto una consolazione operosa, uno sguardo rinnovato sulle piccole cose quotidiane.
Ho ricordato questo episodio personale leggendo la notizia di un gesto curioso e coraggioso del vescovo polacco Mons. Edward Dajczak che ha letteralmente messo Gesù in mezzo, facendogli fare da terzo incomodo nelle faccende di una coppia intenzionata a divorziare. Le parole persuadono, la presenza degli amici aiuta, ma a volte occorre essere più sostanziali. Applicando alla lettera la dinamica del Tu scendi dalle stelle, il vescovo ha impacchettato una statuetta di Gesù e l’ha portata a casa dei coniugi, posizionandola sul tavolo. Facendo i conti con la presenza fisica di quell’oggetto simbolico per una notte intera, la coppia ha poi deciso di non divorziare.
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Non ci è dato sapere cosa è accaduto attorno a quel tavolo; non cadiamo neppure nella trappola della magia da cartomanti. Limitiamoci a sorridere bonariamente nei nostri confronti, a ricordare quanto sia benedettamente liberante appartenere alla storia del Dio Fatto Uomo, sempre scattante a venire incontro a certi cuori impetriti e irremovibili come i nostri.