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Autistica, vittima di bullismo e… satanista: il cammino di Deborah per tornare alla Chiesa

Deborah Lipsky
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Aleteia Brasil - pubblicato il 22/03/18
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Come ha aderito all’occultismo, come il diavolo assedia persone comuni nella loro quotidianità e com’è riuscita a riconciliarsi con DioDeborah Lipsky è autrice del libro A Message of Hope: Confessions of a Ex-Satanist (Un messaggio di speranza: confessioni di un’ex-satanista).

Nata nel Massachusetts (Stati Uniti), è rimasta coinvolta nel satanismo quando era adolescente, e dopo aver sperimentato l’orrore e il vuoto ha supplicato Dio perché le desse la grazia di tornare alla Chiesa cattolica. Ha ottenuto questa grazia nel 2009.

In un’intervista rilasciata a Jim Graves, del quotidiano cattolico statunitense National Catholic Register, Deborah ha dichiarato: “Rimarreste sorpresi scoprendo che cittadini apparentemente rispettabili della vostra comunità sono membri di sette sataniche, perché sono persone che vedete tranquillamente in giro: sono medici, avvocati, capi indigeni…”

Come tutto è iniziato

Deborah è autistica, il che l’ha portata a isolarsi quando era bambina. Ha frequentato scuole cattoliche per 4 anni, ma il rifiuto e il bullismo da parte di altri bambini l’hanno portata ad assumere un comportamento negativo in classe.

Deborah si è quindi allontanata dalle religiose che gestivano la scuola, che per il suo comportamento “sono arrivate a suggerire che meritassi il trattamento che stavo ricevendo”.

“Ero arrabbiata con le religiose, e quindi, per scherzare e provocare, ho iniziato a frequentare la scuola con il pentacolo [un simbolo esoterico, n.d.t.]. Lo disegnavo anche sui compiti. Mi hanno chiesto di lasciare la scuola. È accaduto prima che Internet diventasse popolare, e allora ho iniziato a leggere del satanismo sui libri e poi a parlare con dei satanisti”.

Il culto del diavolo

In seguito è entrata in una setta satanica, ma l’ha abbandonata per l’intensa oscenità delle sue messe nere.

“È la depravazione nella sua forma peggiore. Il satanismo permette tutto, è la distruzione della Chiesa e della moralità tradizionale”, ha affermato Deborah.

“Vi sareste sentiti a disagio accanto a me, perché potevo guardarvi con odio. Mi consideravo molto manipolatrice. Rimarreste sorpresi vedendo come anche se ero molto giovane accumulavo tanto denaro, pur lavorando solo la metà del tempo [della giornata lavorativa normale]”.

Aperture apparentemente inoffensive: la porta per il demonio

Deborah avverte che le persone invitano il demonio a entrare nella propria vita mediante varie aperture, che chiama “portali”.

“Una tavola Ouija… una di quelle sessioni in cui si cerca di comunicare con gli spiriti… Possiamo invitarlo anche quando ci lasciamo trasportare dall’ira e rifiutiamo di perdonare. I demoni riescono a condurci verso il vizio”, ha dichiarato.

Il punto di svolta e il duro cammino di ritorno

Dall’altro lato, afferma che i demoni la terrorizzavano.

“Sono venuti a prendere la mia anima, ne volevano il possesso totale. Ho fatto un sogno in cui un angelo veniva a salvarmi. Il giorno dopo mi sono alzata e ho deciso: ‘Voglio essere di nuovo cattolica’”.

In un momento in cui si è sforzata di pregare Dio, Deborah gli ha detto: “Dio, non so se esisti, ma se è così mandami una religiosa che mi riporti nella Chiesa cattolica!”.

“Qualche mese dopo è accaduto. La Vergine mi ha presentato alcuni sacerdoti che avevano esperienza nel combattere il demonio. Tra questi ce n’era uno che viveva nel Maine. E sono tornata alla Chiesa cattolica. Amo la Chiesa e ho deciso di dedicarle la mia vita”.

Le raccomandazioni di una ex-satanista riconciliata con Dio

Deborah oggi incentiva i fedeli a condurre una vita attiva nella Chiesa cattolica, a partecipare alla Santa Messa, a confessarsi regolarmente e a usare i sacramentali, soprattutto l’acqua benedetta.

Raccomanda anche che i fedeli facciano attenzione ai propri hobbies: “Lo stile di vita fatto di feste e bevute può essere un’opportunità per l’ingresso del diavolo. Raccomando anche alle persone di non assistere ai film in cui si mostrano degli omicidi”.

Che frutto vogliamo cogliere, del resto, se ci nutriamo di morte, malvagità e distruzione, anche se apparentemente è “per divertimento”? L’idea stessa di “divertirsi” consumando l’orrore dovrebbe già essere una contraddizione ovvia.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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