Può stupirci che anche a Hollywood qualcuno s’innamori non solo per fare gossip; eppure ogni essere umano – ovunque sia – fa i conti con il bisogno di un affetto leale, fedele, duraturo
Forse sarà per la stessa legge agricola della rotazione quadriennale: per mantenere fertile un campo bisogna variare le colture. E così, ogni tanto, in mezzo ai consigli sulla dieta all’ultimo grido, i gossip sui tradimenti delle coppie hot del momento e i servizi sulle donne rifatte male, ecco che salta fuori – su Vanity Fair, Glamour, Donna Moderna et similia – l’articolo sulla castità.
Forse sarà perché dopo un po’ dà la nausea, e pure un briciolo di tristezza, vedere tutti questi personaggi famosi che ridono, s’innamorano, si baciano davanti ai fotografi, si cornificano, si lasciano e ricominciano da capo. Il lettore sbuffa e gira pagina.
Forse sarà come allo zoo: esporre l’animale esotico cattura l’attenzione dei visitatori. «Ma tu, guarda! Esiste ancora l’homo castus …. Pensavo si fosse estinto come il dodo».
Forse sarà che solletica un po’ di pensieri indecenti vedere la foto di una modella super formosa e bellissima come Adriana Lima e leggere sotto la didascalia: rimasta vergine. Credo che quest’ultima sia la chiave di lettura più azzeccata, il movente sessuale a rovescio. È più stimolante ciò che è castigato rispetto alle nudità esibite a cui oramai siamo assuefatti.
Comunque, mi chiedo. Perché fa così notizia che certe meravigliose bellezze di Hollywood siano vergini? Essere belli e ricchi deve andare per forza a braccetto con l’idea di una condotta sessuale libertina? Ma perché?
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E poi. Che storie s’incontrano sfogliando queste gallery di vip che hanno scelto la castità? Ce ne sono di davvero curiose, in senso buono. Una delle ultime news riguarda Brad Pitt, uno degli uomini più belli, e desiderati del globo: dopo il pesante divorzio da Angelina Jolie, ha fatto voto di castità per un anno. Una scelta di purezza a tempo determinato, diciamo. Fa parte del suo programma di disintossicazione, dai liquori, dall’emotività aggressiva, dallo stress. Ora si alza presto, medita, fa lunghe passeggiate e non fa sesso.
Un giovane ricco e baldanzoso come Francesco d’Assisi si spogliò di tutto per capire davvero chi era e arrivò perfino a chiudersi in una grotta digiunando e patendo il freddo. Si chiama ascetismo e se lo vai a dire in giro ti ridono in faccia. Eppure, eccoci qua, caro Brad Pritt. È quello che tu a tentoni, per come puoi e sai, cerchi di fare. Siamo anima e corpo, e l’anima quando è ferita ha bisogno di un corpo che le faccia da scudo e da specchio.
Recuperare un luogo di solitudine e riflessione, non mescolarsi alla massa, spalancarsi a quello che borbotta dentro il cuore e non si era mai ascoltato per colpa del rumore esterno; a partire da queste premesse molti asceti hanno incontrato Qualcuno nel silenzio e si sono resi conto che c’è una compagnia da cui nessun uomo viene abbandonato. La nostra bulimia da rapporti (sessuali, messaggi virtuali, chiacchiere incessanti) spesso è un horror vacui; sotto sotto c’è quella domanda terribile: e se scoprissi che sono solo? Fidati, non lo sei. Azzardati a contemplare chi sei, vedrai che non ti ritroverai in mezzo a un monologo, ma a un dialogo intenso ed esaltante con Chi ti ha fatto.
Un’altra storia interessante è quella tra Miranda Kerr, strepitosa modella di Victoria’s Secret, e Evan Spiegel, fondatore di Snapchat: sono rimasti casti fino al matrimonio. Ma davvero? Quella che lascia tutti a bocca aperta quando sfila in lingerie e quello che ha ideato il social network più simile ai rapporti promiscui usa e getta? Sì. L’abito non fa il monaco. E dove sono i soldi, evidentemente, non è il cuore.
Non è sempre vero che l’apparenza inganna, ma è vero che noi siamo sotto costante manipolazione di una comunicazione invadente che ci plagia associando pensieri che associabili non è detto che siano. La celebrità, la bellezza, i soldi non implicano superficialità e rapporti facili. Dietro la facciata di ogni persona ci sarà sempre un intimo che deve rimanere privato. In più l’essere umano, ovunque si trovi nel mondo e nella scala sociale, ha un DNA che lo porta a riconoscere ciò che davvero corrisponde al suo cuore fino in fondo.
Può bazzicare tra champagne e belle donne, può campare alla meno peggio in una favela, può essere un cittadino medio di una piccola metropoli europea; ovunque sia, la sua struttura profonda ha un recettore particolare, una spia che si accende quando incontra l’ipotesi di non essere “precario” negli affetti, “a tempo determinato” nel suo desiderio di amare.
E qui mi pongo l’ultima domanda. Chi è il lettore interessato a questi articoli in cui, dietro l’irrinunciabile gossip, si parla dell’ipotesi che la conoscenza carnale non sia un istinto da sfamare a piacimento?
Tanti lettori di passaggio, certo; tanto chiacchiericcio da salotto, ok. Ma se tra loro ci fosse una giovane ragazza piena di attese, dubbi, desideri belli che guarda e dice tra sé e sé: «Allora non devo per forza fare come fanno tutti»? Non vogliamo dirle qualcosa? Sì. Che ciò che l’intuito le lascia presagire è una strada che porta lontano.
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L’avventura più grande è scoprire se stessi, e non lo si può fare se non attraverso gli occhi di un altro. Chi ti ama ti guarda, gli piace fissare lo sguardo su di te e meravigliarsi della tua presenza. È l’unico modo perché anche tu ti stupisca di te stessa. Non c’è cosa più bella di un fiore che sboccia e per vederlo crescere di giorno in giorno devo amare il prato (la terra, le radici, le piante circostanti, perfino il cielo al di di sopra) in cui è, senza strapparlo. L’istinto mi dice di averlo, di prenderlo e metterlo in un vaso … dove appassirà più in fretta e verrà buttato. L’affetto mi dice che quel fiore deve “essere”, non “essere mio.”
L’amore non è la mano che coglie un fiore, ma la mano che annaffia il prato: non solo il corpo della persona, ma tutto il suo bene e il suo destino è nell’abbraccio di chi ti ama. Perciò l’esperienza affettiva vera è un paradosso come la corsa di resistenza: il fiato si perde presto, ma se resisti ritorna più vigoroso di prima dopo la crisi. Ci si sente più uniti non quando un contatto carnale ci esalta e stordisce per qualche momento, ma quando una premurosa distanza ci stimola a vivere tutto di tutto insieme:
Che strana legge quella dell’incontro tra uomo e donna: si scelgono con un moto, un’energia impensabile della loro libertà e il legame che costruiscono e che vogliono se non ha come esito l’approfondirsi della propria libertà diventa una gabbia soffocante e invivibile.
Libertà per amare e essere amati, libertà per essere felici e rendere l’altro certo della sua felicità, libertà per poter fare esperienza profonda del proprio io che si realizza. (Vittoria Maioli Sanese, Perché ti amo, Marietti)