Una domanda legittima: è stato Giovanni Battista il primo «battezzatore»? Una curiosità: l’uso di battezzare con l’acqua è stato «inventato» da San Giovanni Battista, o era una pratica già usata tra gli ebrei, o in altre religioni? Dando per scontato, ovviamente, che il battesimo «in acqua e in Spirito Santo» è invece proprio dei cristiani.
Giuseppe Bongiovanni
Risponde padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria alla Facoltà teologica dell’Italia centrale
La domanda del lettore tocca uno degli elementi più caratteristici della liturgia cristiana, l’acqua usata per il sacramento del Battesimo, che deriva proprio da quel gesto tipico di Giovanni, detto il battezzattore. Se la domanda pone un’alternativa secca, in realtà possiamo anticipare la risposta affermando che Giovanni ha raccolto un uso già conosciuto, ma trasformandolo in modo così radicale che può essere presentato come una verà novità. Procediamo con ordine, limitando il discorso ai tempi e ai luoghi dell’epoca. Certamente la storia delle religioni conosce molte esperienze nelle quali abbiamo l’uso dell’acqua per usi religiosi. Basta pensare all’abluzione che gli induisti fanno nel Gange: è solo un esempio fra molti altri legati alla storia dei riti nelle diverse religioni.
Limitandoci alla Palestina e alla fede ebraica del tempo di Giovanni, possiamo registrare delle abluzioni rituali, cioè lavaggi con acqua che venivano compiuti prima di partecipare a momenti dal valore cultuale. In questo senso troviamo l’accusa rivolta ai discepoli di Gesù perché non si lavano prima di prendere cibo, al contrario dei farisei che erano osservanti di questi lavaggi prima dei pasti: «Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”» (Mc 7,2-5).
Abbiamo anche notizia di una bagno rituale detto «battesimo dei neofiti», che si svolgeva dopo la circoncisione, prima di partecipare per la prima volta al sacrificio al tempio. La parola battesimo infatti vuol dire immersione, secondo l’etimologia del verbo greco baptô, immergere, spesso in acqua.
Anche la comunità degli Esseni conosce abluzioni rituali con acqua. Giovanni, quindi, cresce in un ambiente dove esistono vari gesti religiosi che implicano l’uso dell’acqua. Dov’è quindi la sua originalità? Ricerche storiche e l’attenzione ai testi evangelici l’hanno individuata in tre punti, che presento in ordine di maggiore singolarità. Prima di tutto il battesimo di Giovanni, cioè l’immersione nell’acqua del Giordano, è legato ad una conversione morale. Venne Giovanni predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Non si trattava di un gesto di purificazione rituale, ma del sigillo di una volontà di conversione, di rinnovata fedeltà alla volontà di Dio. Con questo gesto e impegnandosi alla conversione di vita, chi andava da Giovanni riceveva il perdono dei peccati. E’ discusso fra gli studiosi se il perdono venisse concesso al momento oppure sarebbe stato ricevuto nel giorno del giudizio. Ma per il nostro discorso non cambia il fatto che il gesto battesimale sia legato ad una conversione di vita.
In secondo luogo, il battesimo di Giovanni si riceveva una volta sola. Il fatto non è del tutto sicuro, ma vi è una larga maggioranza fra gli studiosi e i ricercatori. La terza novità è quella determinante: è Giovanni che immerge nel Giordano. In termini tecnici si tratta di un eterobattesimo, novità singolare rispetto a tutte le altre abluzioni o bagni che erano degli autobattesimi. Per questo il Vangelo attesta il soprannome con cui Giovanni venne chiamato: il battezzatore. Si tratta della traduzione esatta del termine greco baptistês, che abbiamo traslitterato in Battista, perdendo un significato importanto del vocabolo usato: Giovanni è il battezzatore.
Possiamo dire che Giovanni ha inventato il suo modo di immergere nell’acqua? Si tratterebbe di un’affermazione debole e non rispettosa della narrazione evangelica. Possiamo dire, nella certezza della fede, che a Giovanni è stato rivelato di unire alla sua predicazione questo gesto nuovo, legato al messaggio di cui si sente portatore e legato alla sua figura di precursore. La comunità cristiana, ricordando le parole e la storia del suo Signore, ha ripreso la forma rituale del battesimo di Giovanni offrendola come sigillo della conversione al Signore.
Ma questa è un’altra storia, la storia della derivazione del Battesimo cristiano dal mistero della Pasqua di Cristo, quel Battesimo che nella domanda posta è ricordato come in acqua e Spirito Santo, secondo le parole del Quarto Vangelo. Di per sé, il lettore chiedeva se l’uso dell’acqua fosse un gesto originale per la nostra fede. A conclusione di questa nostra breve nota, dobbiamo allargare la questione perché nei riti religiosi non si tratta semplicemente di considerare gli oggetti in gioco, ma l’uso che ne viene fatto e il loro inserimento in una specifica ritualità.
Alla luce di questa visione più allargata e precisa, appare chiaro come l’originalità del battesimo predicato da Giovanni sia nell’immersione in acqua che lui stesso compiva per coloro che si presentavano a lui desiderosi di ricevere il perdono di Dio e pronti alla conversione di vita.