Storia di una vocazione che cambia volto, ma non senso: dove posso essere d’aiuto agli altri?
La storia della mia vocazione inizia fin dalla tenera età, fin da piccola avevo un sogno “nel cassetto” che custodivo con amore: quello di aiutare i bambini poveri, particolarmente quelli dell’Africa. Intanto compensavo questo desiderio nel dedicarmi ai bambini che incontravo nel mio cammino, cominciando dai miei fratelli più piccoli. All’età di 14 anni ho scelto la scuola per maestra d’asilo e, una volta diplomata, ho insegnato per anni in vari asili di Modena.
Ero felice nel poter essere tutta per loro e sentivo la grande responsabilità che l’adulto ha con una creatura in formazione. Di quando in quando pensavo come sarebbe stato bello andare in Africa ad aiutare bambini meno fortunati. Nel 2005 ho deciso di vedere se potevo esaudire il mio sogno che continuava ad accompagnare la mia vita. Ora, ripensando a quel periodo, posso dire che il Signore ha benedetto quel momento. Mille difficoltà ostacolavano la partenza, il lavoro, l’aspettativa non concessa, ma io mi sentivo forte, avevo un coraggio che mai ho sentito nella mia vita. Era Lui che mi portava e io mi lasciavo portare.
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Quando tutto sembrava remare contro il mio progetto, ho invocato lo Spirito Santo e ogni cosa si è risolta. Non mi sembrava vero, avevo ottenuto il permesso, potevo partire e compiere ciò che mi stava più a cuore, ma non sapevo che quello che mi aspettava non era solo il coronamento al sogno, ma solo un inizio, una svolta della mia vita. Dopo pochi giorni, il donarmi ai bambini africani non mi bastava più, sentivo un vuoto ed è così che ho iniziato a pregare spontaneamente in ogni dove: per le strade, nelle case dove andavo, mentre giocavo con loro, ecc.
Tornata a Modena non capivo cosa mi stava accadendo: tutto aveva una dimensione diversa, e mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. La mia vita era capovolta, ciò che prima aveva una certa importanza, ora era quasi banale. Il Signore stava facendosi posto in me. Così iniziai a partecipare alla S. Messa ogni mattino e a recitare il S. Rosario al termine del lavoro. Il mio padre spirituale mi consigliò di fare un ritiro in Monastero per un discernimento e ascoltare cosa il Signore mi volesse dire. Fu durante questo ritiro che sperimentai una grande pace e sentii che finalmente stavo realizzando il mio sogno: aiutare spiritualmente tutti i bambini e non solo quelli intorno che potevo fisicamente avvicinare . Il 31 maggio 2007 entrai in Monastero. Due anni più tardi il Signore mi chiese il grande sacrificio di lasciare l’abito religioso e ritornare in famiglia per una grave situazione familiare. Imparai così che nelle vie del Signore bisogna essere sempre pronti a tutto.
Oggi, dopo essere rientrata da circa un anno e mezzo, posso dire che tutto è dono di Dio anche il tempo che ho dovuto trascorrere necessariamente con i miei familiari. Sono grata al Signore per avermi chiamato a testimoniare il suo amore.
Suor P.