Il loro pellegrinaggio a Roma è l’immagine della loro intera vita: abbandonata alla volontà di Cristo. I fratelli Pierre e Raymond Jaccard, 124 anni di sacerdozio fra tutti e due, dovevano incontrare Papa Francesco. Ma è sopraggiunto un imprevisto…
Le sue mani sono giunte, le dita incrociate. Attorno al suo collo gira un grande rosario di corda e vicino al cuore riposa da quasi mezzo secolo una teca per ostie che non lo abbandona mai. Padre Raymond Jaccard si rimette in cammino con calma dopo aver reso visita al fratello maggiore, Pierre, prete anche lui e in cura all’ospedale Santo Spirito, a due passi dal Vaticano.
Se questi due sacerdoti originari della Franca Contea avevano previsto il loro viaggio già da qualche tempo, neppure per un istante avevano sospettato che uno dei due avrebbe avuto un grave incidente poco prima di incontrare il Santo Padre in Piazza San Pietro, il giorno dell’udienza generale. Scivolato in coma alla veneranda età di 91 anni, padre Pierre non si è svegliato che il giorno di Pentecoste, e versa in uno stato estremamente fragile. Convalescente, eccolo a riposo, visitato ogni giorno da suo fratello, il quale attende il suo ristabilimento. Del resto questa fraternità è per Raymond uno dei rimedi per “salvare” ogni prete. Insieme con la presenza di Cristo, naturalmente.
Ma padre Raymond si dice fiducioso: quando suo fratello sarà di nuovo in piedi se ne andranno uno di fianco all’altro, come per tutta la vita. E tutti e due incontreranno Papa Francesco e celebreranno la messa con lui. Con i fratelli Jaccard – assicura una religiosa che li accompagna – niente resta impossibile a lungo. Del resto, questa visita non stupisce per quanti conoscano la testimonianza che hanno sempre dato: la fiducia e l’abbandono totali.
«Non è affar mio: è affare di Cristo»
Lo sguardo blu, tenero e profondo di padre Raymond è un paesaggio unico nel suo genere. Vi si ritrovano, saldamente incrostate, tutte le vite di quei lebbrosi e di quelle “donne amate male” che il prete ha incontrato e curato. Con la sua voce ben salda, malgrado gli 87 anni, racconta qualche ricordo dei Paesi di missione dov’è stato inviato come prete fidei donum, per stabilire contatti e annunciare Cristo. Chiamati dai vescovi che avevano bisogno di loro, le loro missioni si sono spinte ovunque, nel mondo, e le considerano in fine come la loro diocesi: Camerun, Yemen, Vietnam, Colombia… Una quarantina di Paesi sulla loro lista!
I due fratelli si sono dati senza riserve ai poveri, ai malati, alle prostitute, agli “abbandonati dal corpo medico”. Durante uno dei loro incontri con Giovanni Paolo II, il santo Papa polacco aveva anche aveva anche chiesto loro di andare a dire da parte sua alle prostitute che la Chiesa e lui stesso le amavano. A Bogotà, per esempio, hanno creato poco meno di 140 atelier per formare le bambine di strada e per salvarle dalla miseria nera. Alcune fra loro hanno anche finito per costruire un avvenire brillante.
E non hanno mai avuto paura di prendersi la lebbra o qualcuna delle altre malattie mortali che andavano curando? «Non ne avevamo tempo», sorride padre Raymond Jaccard. In realtà – assicura – non era affar suo: «Erano fatti di Cristo». La loro testimonianza di vita è quella dell’audacia della fede.
Il piccolo passo dei fratelli Jaccard
Tutti e due insieme, i fratelli Jaccard festeggiano quest’anno 124 anni di sacerdozio. Il loro segreto? Il rosario, il Vangelo, l’Eucaristia. E non bisogna trascurare l’adorazione davanti al Santissimo Sacramento, raccomanda padre Raymond-Marie: un’ora al giorno, «sennò vai in ipoalimentazione». Ecco la tabella di marcia che bisogna domandare alla Santa Vergine, a quanto dice.
Tale tabella di marcia è pure il bastone del pellegrino che i fratelli Jaccard non hanno mai abbandonato. Esso permette di fare tutti i giorni “un piccolo passo”. Non un salto straordinario e pericoloso. No, solamente «un piccolo passo nella compassione di Maria». Un passo come «condivisione, adorazione e silenzio», come «parola, amore e servizio» o come «preghiera, abbandono e sacrificio». Un passo regolare e missionario, umilmente sottomesso alla volontà del Padre.
Questi 124 anni di vita sacerdotale sono stati colmati da numerose gioie e – per forza di cose – da qualche pena. Bisogna cadere, sì, e qualche volta molto in basso – spiega il prete – per rialzarsi meglio. E anche quando «il demonio si frega le mani» e riesce a farci cadere, si tratta di conservare la speranza con umiltà. Quest’ultima virtù è “la più grande” che si possa desiderare.
E domani un incontro con Papa Francesco?
Nella loro valigia per Roma, questi due «globe-trotters della carità» avevano portato due regali per Papa Francesco: una croce e un rosario. Il rosario padre Raymond Jaccard l’ha dato al Papa durante l’udienza generale. Un nodo alla gola e non è riuscito a spiccicare una parola. Ma ora ha intenzione di tornare di nuovo a incontrare il successore di Pietro, che giudica di un’“umiltà” e di una “dolcezza” senza uguali. Ma stavolta con suo fratello. E insieme gli offriranno questa croce che da lunga data gli tenevano in serbo, e celebreranno con lui una messa. Missione impossibile? Come per tutta la loro vita, la Provvidenza guida i loro passi. Bisogna quindi aspettarsi di tutto.
[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]