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Grido di aiuto dalla Valle dei Cristiani in piena guerra siriana

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Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 25/06/18
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La situazione è sempre uguale o è addirittura peggiorata, spiegano i medici dell’ospedale che accoglie feriti di varie zoneL’Ospedale Mzeina è situato nel villaggio omonimo, uno di quelli che formano la Valle dei Cristiani (Wadi Al-Nasara in arabo), una regione rurale della Siria situata vicino alla frontiera con il Libano, a metà strada tra Homs e la costa del Mediterraneo.

“L’ospedale è aperto da quattro anni e da due i ricoveri, le operazioni e l’assistenza di base stanno aumentando molto”, ha affermato il direttore, il dottor Sam Abboud.

La guerra, che continua a flagellare il Paese, sembra allontanarsi da questa zona, ma i medici e gli altri operatori affermano che la situazione è sempre uguale, se non è peggiorata. “Viene gente a chiedere aiuto e ci dice che in altri ospedali non ha potuto essere assistita perché non aveva abbastanza denaro. Noi non le diciamo di andar via, cerchiamo di aiutarla in tutto ciò che possiamo”, ha dichiarato Toni Tannous, capo del personale di Fisioterapia.



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Anche i medici e gli altri operatori hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze della guerra: “Io stesso sono dovuto fuggire da Homs per la guerra, e ora lavoro qui”, ha sottolineato Toni; “tutti sentiamo in qualche modo la responsabilità di aiutare per quanto possibile”.

La struttura, che assiste ogni mese migliaia di persone e ha circa 500 ricoverati, lavora insieme al Centro di Aiuto San Pietro, appartenente alla Chiesa cattolica melchita della vicina località di Marmarita.

“Dal centro della Chiesa melchita a Marmarita assistiamo più di cento casi urgenti al mese, oltre ad altri casi di pagamento di medicinali. Accompagniamo le famiglie in ospedale e abbiamo un accordo di collaborazione con l’Ospedale Mzeina per assisterle”, ha commentato Elias Jahloum, volontario e coordinatore del Centro di Aiuto San Pietro.

“Nalla Valle dei Cristiani non ci sono ospedali pubblici, i più vicini sono a Homs o Tartus, a un’ora di macchina o più, per via dei controlli di sicurezza dell’Esercito. Per questo il sostegno all’assistenza sanitaria che offre la Chiesa in questa regione è molto apprezzato tra gli sfollati a causa della guerra, che non hanno risorse”.



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Elias accompagna una delegazione della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) a visitare alcuni dei malati ricoverati nell’Ospedale Mzeina che possono essere assistiti grazie al sostegno finanziario del Centro di Aiuto San Pietro con l’aiuto di ACS.

“Grazie per essere venuto a trovarci, Elias, e grazie anche ai vostri benefattori”, commenta Najwa Arabi, una madre di famiglia di mezza età che è stata appena operata allo stomaco. “Sappiamo che ci sono persone in molti Paesi del mondo che ci aiutano. Tutti i giorni preghiamo per loro e rendiamo grazie a Dio”.

Nella stanza accanto c’è Maryam Hourani, madre di Janadios, un bambino di poco più di un anno che si sta riprendendo dalla bronchiolite: “Era molto malato, quando l’abbiamo portato in ospedale riusciva a malapena a respirare. Abbiamo avvisato Elias, e lui ci ha assicurato che il Centro di Aiuto San Pietro poteva farsi carico delle spese di ricovero. Posso dire solo una cosa: Grazie”.


FIGURA MARYI W IRAKU
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Ugualmente grata si mostra una ragazza, Shasha Khoury, che si sta riprendendo da un’operazione in cui le è stato asportato un tumore al seno. “Sono incinta di cinque mesi. È un maschietto e si chiamerà Fayez, che significa ‘vincitore’”, sorride.

Il dottor Abboud, che è otorinolaringoiatra, spiega che alcune delle operazioni che vengono effettuate sono gratuite e c’è un programma speciale per bambini e giovani con problemi uditivi. “Molti casi sono provocati dalle conseguenze delle bombe e delle esplosioni della guerra”.

La difficoltà principali, sostiene, sono la mancanza di infrastrutture, ottenere nuove équipes mediche con cui operare meglio e i continui tagli della luce, “anche se in quest’ultimo anno abbiamo ottenuto delle medicine che fino a poco tempo fa era impossibile trovare in Siria”.

Alla fine della visita in ospedale, Elias e Toni si congedano con un forte abbraccio. Sono entrambi corpulenti e sembrano fratelli. “Quando compare qualche caso difficile in ospedale, di una persona che non ha risorse, cerchiamo sempre di aiutare facendo uno sconto e ritardando il pagamento. Quando si verificano questi casi chiamiamo il Centro di Aiuto San Pietro e sappiamo che lì Elias o padre Walid, il parroco della chiesa di San Pietro, rispondono sempre alle nostre richieste”, afferma Toni.

La presenza della Chiesa e il suo lavoro a favore degli sfollati della guerra e delle persone senza risorse sta letteralmente salvando molte vite.

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre sostiene mensilmente con circa 50.000 euro il Centro di Aiuto San Pietro di Marmarita. Buona parte di quella cifra viene destinata al pagamento dei medicinali e all’assistenza sanitaria di oltre 4.000 persone. “Continuiamo ad aver bisogno del vostro aiuto. Siete la speranza di tutte queste persone e un grande esempio per la nostra società”, ha detto congedandosi il dottor Abboud.

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